Un viaggio interessante (1)

Sfrecciavo con tutti i miei pensieri mattutini a bordo del mio inseparabile scooter, in ritardo, come sempre. E proprio lungo il rettilineo di Ospedaletti vedo un uomo minuto, camicia e pantaloni beige, capelli bianchi e un pò di anni sulle spalle. Il cervello ci mette almeno 100 metri ad elaborare l’immagine e altri 100 ce ne mette il cuore per ordinare alle mani di fermare la corsa del PCX, fare inversione e tornare indietro. Quell’uomo era mio nonno. In quei 200 metri ho pensato che ero in ritardo, che però quello era mio nonno, che stavo diventando come tutti gli altri, che preso dalla frenesia della vita perdo occasioni irripetibili per un contatto umano importante. Al diavolo, 5 minuti più o meno al lavoro non avrebbero cambiato il destino dell’azienda. Mio nonno dovevo salutarlo. E così guadagno un sorriso da una persona cara, poche parole e un “Dio ti accompagni nipote”. Mio nonno, oltre a essere calabrese (e quindi certamente mafioso) è un uomo di fede. Sembrerà strano ma per tutto il giorno ho avuto la sensazione che non potesse accadermi niente. Per tutti gli altri chilometri che mi dividevano dal lavoro, ho avuto dei flashback di cose che ho fatto insieme a lui o di cose che mi ha raccontato. Ho risentito nella mia testa racconti di amore, di mafia (vera), consigli, proverbi. Ho rivisto la storia del ponente ligure nei brevi tratti disegnati dalle parole di un emigrante analfabeta in fuga dalla mafia. Per una volta non ho parlato da solo nel casco, per una volta ho proseguito il viaggio ascoltando ricordi del passato. Ed è stato bello. Nei prossimi giorni, non appena avrò un pò di tempo, mi sono ripromesso di scrivere questi brevi racconti e pubblicarli. Hanno probabilmente diritto ad una platea un pò più ampia rispetto a quella che li ha visti protagonisti negli scorsi anni.

4 luglio 2013 – Albino Dicerto

 

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