Mi ha risposto il Signor NN su Weber!!! (però ora son confuso, tra guerrieri impauriti, anonimi e NN comincio ad avere crisi di identità). Posso però già dargli una certezza. Weber, un tedescone barbuto, uomo di altri tempi, scrive un libro complicato ma di un’umiltà affascinante: non pretende di spiegare la realtà quanto di costruire degli “idealtipo”. In altre parole, siccome sa che la Germania è diversa dall’Italia e l’800 è diverso dal 900, decide che l’unico modo per essere “utile” al progresso scientifico è costruire dei punti di riferimento, dei modelli ideali (utopici) a cui tendere. Il mondo perfetto non esiste, le imprese perfette non esistono, i modelli amministrativi perfetti non esistono. Ma alla perfezione si può “tendere”. Cosicché possiamo essere sicuri che l’idealtipo weberiano, nella realtà, non esiste (ne’ in Germania, ne’ in Italia). Sappiamo quindi anche che, se intendessimo disossare il terreno e dissodare il pollo, potremmo certamente farlo ma otterremo verosimilmente migliori risultati se seguissimo la struttura idealtipica che prevede il disossamento del pollo e il dissodamento del terreno.
Per quanto riguarda la task-force di controllo continuo ed indipendente, io ci sono. Resta da capire se NN c’è o se voleva affrontare la questione in modo idealtipicamente utopico.
Dichiaro pertanto qui costituita la task-force di controllo continuo ed indipendente (TFCCI). Attendo adesioni!
P.s. ma siamo davvero sicuri che la mafia esista solo nel meridione mentre il triveneto ne è (ne è stato) immune?
Chiederei a NN di fissare i requisiti necessari per poter far domanda di ammissione alla task-force. Proporrei che i candidati siano oriundi, immuni non solo da condanne ma anche dal aver ricevuto anche un solo avviso di garanzia (prescindendo quindi dalla conclusione dell’indagine o da eventuali successive assoluzioni), con l’unica eccezione per i condannati per calunnia (un po’ di riconoscenza per Marco Ballestra ci vuole) e che non siano amanti della filosofia. Per quanto riguarda i temi da trattare, inizierei dal passato, controlliamo la Civitas?
Marco Prestileo
No, non ne siamo sicuri, anzi.
Mala del Brenta o Mafia del Piovese sono i nomi attribuiti dal giornalismo italiano ad un’organizzazione criminale di ispirazione mafiosa nata in Veneto intorno agli anni sessanta ed in seguito estesasi nel resto dell’Italia nord-orientale, fino alla sua dissoluzione negli anni novanta.
Distintasi dalle altre mafie italiane per il carattere rurale mantenuto nel corso degli anni, la mafia piovese si rese protagonista di rapine, sequestri di persona, omicidi e traffici di droga e armi a livello europeo nel giro di pochi anni dalla nascita.
Considerata da taluni una vera e propria mafia, e per questo anche soprannominata la quinta Mafia, viene così descritta dalla Prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Venezia da una sentenza emessa il 14 dicembre 1996:
« Conclusivamente, può dunque riconoscersi l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro il patrimonio, contro l’incolumità e la libertà individuale, contro le leggi sugli stupefacenti ed all’acquisizione diretta ed indiretta del controllo di attività economiche, sia lecite che illecite. La stessa risulta aver agito avvalendosi della forza intimidatrice promanante dal vicolo associativo e dello stato di assoggettamento e di omertà che ne è derivato per la popolazione del territorio ove essa ha esercitato il proprio controllo. Appartenenti a tale organizzazione, operante dunque con modalità e protocolli operativi di tipo mafioso, sono risultati soggetti del gruppo cosiddetto della Mafia del Piovese o Mala del Brenta, molti dei quali deceduti per morte violenta conseguente a vicende, interne o esterne, comunque riconducibili alle attività svolte dai medesimi in tale contesto delinquenziale. »
Fonte: wikipedia