A Ventimiglia nel mondo parallelo del “nonsense” nel quale ci troviamo proiettati il “nome” della “cosa” è la “cosa”, “Forza Italia” è un “nome”, ergo è una “cosa” reale, anche se i forzisti che camminano in mezzo a noi non li vediamo.
Insomma, per capirci, “Forza Italia” intemelio è il sarchiapone di Valter Chiari.
“Le mort saisit le vif”, e la “cosa” si fa “afferrare” dal Partito morto come sua legittima erede e ogni tanto parla a suo nome, come il 47 della Smorfia Napoletana.
Nell’eredità giacente ha trovato azioni del “Centrodestra Unito, s.r.l.” con sede sociale a Roma e lei stacca dividendi che impegnano la Società “a babbo morto” dove il morto ha da essere Gaetano Scullino, obbligazionista con lo spread azzerato a coltellate.
Tratta le persone come bestiame e contesta al povero Tano il reato di abigeato in concorso con il Presidente Toti e il suo assessore Scajola junior perché nell’ovile il 16 novembre 2020 le hanno rubato tre capi, Cristina D’Andrea, Matteo De Villa e Francesco Mauro, approfittando del rimpasto che doveva ripristinare le quote rosa nella Giunta.
Tano ieri si è incazzato all’ennesimo sproloquio della “cosa” sul progetto della passerella Squarciafichi che lui con paterno amore e sollecitudine, passo dopo passo, ha accompagnato come un figlio per un intero anno fino all’approvazione finale nella Conferenza dei Servizi decisoria del 12 aprile 2022 e al suo finanziamento regionale, annualità 2022 in corso.
Lo capisco, ma è solo metà novembre, e se lui tutte le volte si incazza e prende a calci la “cosa” per le esternazioni che la “cosa” farà da qui alle elezioni di tarda primavera arriverà al traguardo con le scarpe rotte.
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Al suo posto io penserei ai vivi, non ai morti, e con loro a buttar giù un piano cartesiano delle cose da fare da giugno 2023 in poi, con l’asse delle ordinate scansionato a trimestri e quello delle ascisse graduato con priorità da rispettare.
Partirei, come dicevano gli antichi, da un “fasciu picin e ben ligau” di persone serie, desiderose di conquistare meriti e che si accontentano della soddisfazione di aver servito Ventimiglia “con disciplina ed onore”.
Bruno Giri