I temi della giustizia penale (sostanziale e processuale), in questo periodo, sono molto dibattuti in Parlamento. Si cerca di chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti. Il sospetto è che si voglia gettare un po’ di fumo negli occhi dei cittadini. Sembra che si voglia far vedere che vi sia la volontà di combattere la corruzione solo per distrarci dai fenomeni corruttivi dilaganti in questo periodo (Mose di Venezia, Roma Capitale, Expo, ecc.). Nel frattempo, il governo di sinistra evita anche che in futuro si possa dire che pur potendolo fare non è intervenuto sul reato di falso in bilancio, ridimensionato (era falso dire che il reato non esisteva più) nel 2005 dal governo di centro destra.
Per il falso in bilancio (articoli 2621 e 2622 c.c.) l’orientamento è per una qualificazione giuridica diversa (da contravvenzione a delitto) con riguardo al reato di cui all’art. 2621 c.c. e per un innalzamento delle pene per le nuove “false comunicazioni sociali” (da tre a otto anni di reclusione). La diversa qualificazione giuridica porta già all’aumento del 50% dei termini prescrizionali e l’aumento di pena porta ad una prescrizione che, per l’ipotesi più grave (art. 2622 c.c.) matura con il decorso di 8 anni dalla commissione del reato. Inoltre il compimento di un qualsiasi atto interruttivo della prescrizione comporta che i termini prescrizionali aumentino da un quarto a due terzi (quindi si può arrivare ad oltre 13 anni di durata per un processo).
Le modifiche sulla normativa dei reati contro la Pubblica Amministrazione, varata solo poco più di due anni fa, prevede l’innalzamento della pena massima a dieci anni e garantirebbe all’Autorità giudiziaria da dieci a dodici anni e mezzo per concludere il processo.
Questa è il miglior modo per far trionfare la giustizia? Si evita l’impunità legata al decorso del tempo, allungando i tempi dei processi! Non sarebbe stato meglio accorciare i tempi processuali, invece di allungare i tempi della prescrizione, in modo da arrivare ad una sentenza veloce e in caso di condanna mettere in galera i colpevoli?
Rendere la prescrizione di molto ultradecennale, e ulteriormente complicarla con sospensioni legate all’iter processuale, rischia di creare l’eterno giudicabile e cioè uno status di indagato/imputato in grado di condizionare la vita del soggetto coinvolto per circa 15 anni!!!
Può essere certamente vero che tenere questa spada di Damocle per una parte significativa della vita può essere essa stessa una arma di contrasto alla commissione di qualche reato, ma è necessario essere consapevoli del danno irreparabile arrecato a chi risultasse innocente. Inoltre, doppia beffa, la prescrizione allungata cessa di essere un rimedio sui generis per vuotare gli armadi delle procure e dei Tribunale dalle vecchie cause e impone un iter processuale che porti ad una sentenza. Più processi da fare comportano però una macchina giudiziaria in grado di gestirli e un carico aggiuntivo di lavoro. E’ il cane che si morde la coda, a danno degli innocenti che vogliono solo un processo veloce che chiarisca la loro posizione.
Un giusto processo e una ragionevole durata è un diritto costituzionale che deve essere garantito.
29 marzo 2015 – Marco Prestileo