Riceviamo e pubblichiamo questa breve riflessione.
Buona lettura !
“Ma quali carabinieri, polizia, finanzieri…mandateli tutti a casa sti nullafacenti! Ma ancora non l’avete capito? Oggi per combattere la criminalità ci vogliono i giornalisti.
Ma pensateci…a Roma il tribunale non ha riconosciuto l’associazione a delinquere di stampo mafioso malgrado anni di indagini dei ROS, poi una bestia tira una craniata in faccia ad un cronista e, in tempo zero, scattano le manette con l’accusa di aver agito con metodi mafiosi (la mafia non c’è, ma il metodo mafioso sì…bhò!).
A Dubai, Tulliani si gode indisturbato la sua latitanza dorata, poi viene scovato dai giornalisti e finisce immediatamente dietro le sbarre.
E vogliamo parlare di Saviano? Nell’immaginario collettivo mica sono state le investigazioni delle forze dell’ordine a sgominare la camorra, bensì le inchieste giornalistiche scopiazzate dall’eroico scribacchino.
A questo punto io gli affiderei tutta l’attività di polizia giudiziaria. D’altronde sulla loro efficienza non si discute, non hanno bisogno di deleghe per interrogare gli indagati, non gli servono decreti per intercettarli o filmarli, né rogatorie internazionali per cercarli. Non hanno l’obbligo di essere super partes, al minimo rischio scatta la scorta e, semmai qualcuno li tocca, la solidarietà è obbligatoria. Per non parlare poi dei tempi della giustizia, basta lunghi procedimenti che si trascinano per anni! Serve solo un bel processo mediatico senza alcuna garanzia difensiva davanti alle telecamere.
Per cui, togliete i falchi e mettete le Jene, levate le teste di cuoio e mettete i Gabibbi, istituite le redazioni radiomobili, le troupe di intervento speciale, i cronisti cacciatori… Con loro la criminalità ha le ore contate, perché fa meno male una testata in faccia che una testata giornalistica…”. Col. CC Salvino Paternò –
15.11.2017 –