Il Partito della chiarezza, della coerenza e della lealtà alla fine vince sempre.

In primo piano

Le stagioni condizionano le tematiche delle campagne elettorali, le “Politiche 2022” l’anno scorso si sono svolte d’estate sotto gli ombrelloni, sui pedalò e tra le sdraio, e così la “Questione Balneari” è stata sempre in testa alla classifica dopo aver dormito nelle retrovie dal 2006, anno di nascita della direttiva UE “Bolkestein”.
Per capire cosa bolliva in pentola nove giorni prima delle votazioni del 25 settembre 2022 Baby Yoda, il mio consulente alieno, ha fatto un salto a Maruggio, in provincia di Taranto, al Convegno dal titolo “Le concessioni demaniali marittime: una fine o un inizio?” e ha preso appunti.
Il 1° ottobre scorso ha integrato le annotazioni a Salerno al Convegno dal titolo “Concessioni demaniali. Correzioni di rotta e nuovi approdi” e quando a gennaio 2023 è stata l’ora della verifica al TAR Liguria su 43 sentenze-fotocopia lui ha fatto la sua sporca figura.
Ma è stata una vittoria di Pirro, erano sentenze che hanno tolto il fuscello negli occhi dei liguri lasciandovi la trave della decadenza delle concessioni il 31 dicembre 2023.
Così Baby Yoda mi ha proposto di fondare il “P.S.I.”, Partito Saturniano Italiano, all’insegna della chiarezza con un programma fatto di parabole.
E le concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative vanno benissimo come parabola “zero” a titolo d’esempio.

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Siamo una penisola con un clima dolce, immersa in un mare temperato con 8.300 chilometri di coste in larghissima misura e per svariati mesi all’anno balneabili, senza contare i fiumi e i laghi.
Con Stati europei che hanno caratteristiche geografiche e territoriali completamente diverse dalle nostre abbiamo dato vita a una Comunità che il 12 dicembre 2006 ha adottato norme vincolanti come fossimo tutti uguali con caratteristiche identiche, uniformi e condivise.
La cazzata fatta dalla Commissione Prodi col suo Commissario, l’olandese Bolkenstein, viene al pettine ogni volta che la rimuoviamo, come se non l’avessimo mai fatta.
I Governi Conte II e Draghi hanno stipulato con la Comunità in questione un Piano finanziario di prestiti e di sostegni a fondo perduto, però condizionato a determinate riforme interne italiane.
Lo sfruttamento in concessione dell’uso turistico-ricreativo delle nostre coste è tra quelle, come dire che dobbiamo finalmente smettere di rimuovere la cazzata e le dobbiamo applicare aprendo il nostro demanio marittimo al primo venuto che arriva da uno dei 27 Paesi della Comunità, magari senza avere il mare a casa sua.
Il PNRR, così si chiama il Piano, è stato il formaggio per attirare il topo nella trappola.

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Ambientata in questi termini questa è la perfetta parabola dei quattro capponi di Renzo mentre va dall’avvocato Azzeccagarbugli.
“… quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all’in giù … s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura.”
O Dio! forse la similitudine non è del tutto perfetta perché la sventura non è equamente distribuita tra i nostri capponi, ce n’è uno che ci lascia le penne per tutti gli altri.

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Fuori dalle aule e dentro i Convegni i magistrati si beccano tra loro, il Consiglio di Stato becca il TAR Lecce che l’11 maggio 2022 lo ha scavalcato e ha osato ricorrere direttamente alla Corte di Giustizia del Lussemburgo.
Il Consiglio di Stato è permalosetto perché qualsiasi Giudice Nazionale poteva farlo in applicazione della “Nota informativa” della Corte di Giustizia dell’Unione Europea 2011/C 160/01 del 28 maggio 2011 “riguardante le domande di pronuncia pregiudiziale da parte dei giudici nazionali” e alla “Raccomandazione 2019/C 380/01 dell’8 novembre 2019 “all’attenzione dei giudici nazionali, relative alla presentazione di domande di pronuncia pregiudiziale.”
Ma dietro a questo broncio c’è dell’altro, la “politica”.
Il dubbio è che Frattini buonanima ci abbia messo lo zampino, lui che sui balneari quando era Ministro degli Esteri con Berlusconi premier aveva ricevuto nel 2010 la prima notifica di infrazione alla “Bolkestein” e aveva fatto il furbo con la Commissione Europea dalla quale era uscito qualche anno prima con José Manuel Barroso.
Adesso era Presidente del Consiglio di Stato, aveva preso il posto di Filippo Patroni Griffi che aveva presieduto le due “Sentenze Gemelle” numeri 17 e 18 emesse in sede giurisdizionale dall’Adunanza Plenaria il 9 novembre 2021 con le quali l’Italia giudiziaria ha issato bandiera bianca e si è arresa all’Europa.
Si trattava di due ricorsi per annullamento delle sentenze emesse, rispettivamente, dal TAR di Catania e da quello di Lecce e la “Politica Giudiziaria” su di essi ha celebrato una specie di “Messa Pontificale” per consacrare come dogma e verità di fede il “Verbo” della sentenza “Promoimpresa Srl (C-458/14)” del 14 luglio 2016 della Corte di Giustizia Europea con la quale la Sezione Quinta presieduta da J.L. da Cruz Vilaça santificava Bolkestein e lo metteva sugli altari.
Adesso il TAR Puglia, succursale di Lecce, aveva osato tornare in Lussemburgo a mettere tutto in discussione? Sacrilegio!! Inde irae.

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Ma la cattedrale della “politica” è il Parlamento, un posto dove, fin dai tempi di Catilina e di Bruto, si beccano i rappresentanti del popolo.
Nel nostro caso lo hanno fatto sulla “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021” figlia del Governo Draghi-Giorgetti, quello dei migliori, con dentro Lega e Forza Italia e fuori il Partito della Meloni.
Legge promulgata col n. 118 il 5 agosto 2022, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 12 agosto 2022 e entrata in vigore 15 giorni dopo, il 27 agosto successivo, con la quale l’Italia “politica” ha issato bandiera bianca e si è arresa all’Europa.
Con norme dirette, tipo la scadenza delle concessioni demaniali marittime al 31 dicembre 2023 in base all’articolo 3, primo comma, oppure con una delega semestrale al Governo che scade tra 37 giorni, il 27 febbraio prossimo.
Come dire, “adesso tela metto in culo e poi delego il Governo a risarcirti entro 180 giorni”, peccato che a cazzeggiare tra elezioni balneari e formazione del Governo Meloni di giorni ce ne siano rimasti soltanto più 37 e che il trenino delle deleghe ad altrettante inculate sia lungo.
Cito, vado a braccio, quella sull’energia e sulla sostenibilità ambientale, le famose “rinnovabili” (articoli da 12 a14), cito la tutela della salute (articoli da 15 a 21), cito lo sviluppo delle infrastrutture digitali e servizi di comunicazione elettronica (articoli da 22 a 25), cito la rimozione degli oneri per le imprese e parità di trattamento tra gli operatori (articoli da 26 a 31” e cito il rafforzamento dei poteri in materia di attività antitrust (articoli da 32 a 35).
E che deleghe! Adesso finite in mano al Partito della Meloni premier che ha votato contro ma con dentro Giorgetti e Pichetto Fratin, ministro e vice-ministro di Draghi il papà della legge e suoi chierichetti a dir Messa sull’altare dell’Europa.

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Baby Yoda ha concluso la parabola dei capponi di Renzo con le dichiarazioni finali in Aula:
“Riccardo Zucconi …voto contrario di Fratelli d’Italia a questo disegno di legge… l’Unione europea non ci ha proposto, ma ci ha imposto non soltanto obiettivi, ma anche, in pratica, contenuti, dando, anche attraverso la minaccia di procedure di infrazione, il senso di voler costringere il Parlamento…. il principio è giusto, però non ci possiamo scordare che l’Europa è immobile sotto tanti altri aspetti….. I balneari sono stati il capro espiatorio di questo passaggio, perché molto si è rimandato, giustamente, secondo noi, in alcuni casi come i taxi, qualcosa si è deciso, ma, in questo caso, gli operatori della balneazione sono stati messi in croce più di tutti. È oggettivo e sottostà a un diktat preciso da parte dell’Europa, un diktat a cui il Presidente del Consiglio ha aderito, non sappiamo se per convinzione o per costrizione. Di fatto, questi concessionari balneari sono stati demonizzati a livello comunicativo, perché molti organi di stampa, le televisioni, li hanno dipinti come mostri, come privilegiati. Ricordava il collega Caiata che alcuni privilegi o alcune agevolazioni potevano essere evidentemente sanati o ridotti o eliminati semplicemente intervenendo su questo aspetto. Ma non abbiamo aumentato i canoni – non se ne parla -, non sono stati regolamentati meglio i controlli sugli accessi alle spiagge: cioè, di tutte le problematiche che sono state messe a motivazione di questa misura, poi, non vi è traccia.
E, allora, è chiaro che non è vero che è questo, è altro.
CONTINUA SEMPLICEMENTE, SENZA GRANDI CLAMORI, LA SVENDITA DELL’ITALIA (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d’Italia). Questa è la verità e colpiscono un settore – lo ricordava il collega Fassina in precedenza -, come per le guide turistiche.
In un regime di vera concorrenza, deve valere anche la RECIPROCITÀ: nel tuo Paese si pagano le stesse tasse che si pagano negli altri, i salari sono a livelli uniformi rispetto all’Unione europea.
E la reciprocità deve valere anche per le concessioni balneari: mettiamo che un cittadino italiano voglia andare a comprare all’asta un’azienda in Spagna, in Croazia, in Portogallo: non lo può fare, perché lì le aste non ci sono, le concessioni sono state PROROGATE DI 75 ANNI.
Ma questo non vale soltanto per le concessioni balneari, vale anche per le concessioni idroelettriche.
Anche in tale ambito, provate ad andare in Francia a comprare una centrale idroelettrica o a prenderla in concessione. Non c’è assolutamente possibilità, ti guarderebbero FOSSI PAZZO, così come io, francamente, a volte, ho guardato alcuni esponenti che peroravano la questione della messa all’asta delle concessioni delle centrali idroelettriche.”
Fine della parabola.
Bruno Giri

Cose grosse, mica bla-bla-bla.

In primo piano

Al mio consulente alieno, il professore e avvocato Baby Yoda con studio su Saturno, ho fatto vedere il manifesto del Convegno “Ripartiamo da qui” dopo domani a Arma di Taggia, Villa Boselli, e lui mi ha risposto in latino: “Dum Armae consulitur, litorem expugnatur” con la foto di Bolkestein al posto di Annibale.
Questo non significa che il TAR Liguria sia Dunkerque, però almeno ha avuto il merito di fotografare la situazione e smascherare le prese per il culo ai danni dei concessionari marittimi ad uso turistico e ricreativo, partendo da quelle dei politici e dei sindacati, per arrivare ai burocrati comunali e ai maestri dell’illusionismo legale.
Con l’occasione Baby Yoda ha completato la rassegna delle sentenze depositate dal TAR Liguria martedì scorso.
Ce ne sono altre 17 delle quali 6 di Genova, 5 di Monterosso, 2 di Recco, e una ciascuna di Portovenere, Rapallo, Sori e Lavagna per un totale di 15 concessionari privati.
Le due sentenze mancanti sono anche loro di “improcedibilità” per sopravvenuta norma del Governo Draghi che ha anticipato di 10 anni la scadenza al 31 dicembre 2023 e sono state rese nei confronti della “Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato”, che nelle altre 37 cause era intervenuta solo incidentalmente.
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A questo punto ho fatto vedere a Baby Yoda il mio “curriculum vitarum” tra le quali c’è anche una vita trascorsa a Sanremo a Villa Zirio dal 1° giugno 1967 e il 31 dicembre 1972 da direttore dei gabellieri.
I quali tra diverse altre imposte accertavano e riscuotevano anche la tassa sul “plateatico”, cioè sulla occupazione temporanea di suolo pubblico dovuta dai concessionari del demanio comunale.
Anche loro, gli ho chiesto, adesso dovrebbero essere finiti nelle maglie della direttiva “Bolkestein” studiata dall’omonimo commissario olandese quando la Commissione Europea era presieduta da “Mortadella”, e lui me lo ha confermato.
È così che mi sono sentito promosso nella categoria di chi “se ne intende” e autorizzato a trattare alla pari con il consulente alieno.
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Concordiamo su un punto fermo: “La Direttiva Bolkestein è la spada di Damocle sulla nostra testa, in caso di infrazione salta il PNRR e sui mercati finanziati internazionali i nostri titolo diventano carta straccia.”
Concordiamo su un secondo punto fermo: “La spada è affilata come un rasoio, ti cade sul collo quando il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività è limitato a causa della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, come dice l’articolo 12”.
Concordiamo su un terzo punto fermo: “La ghigliottina è la scadenza generale delle concessioni esistenti a una data precisa improrogabile e la scelta dei nuovi concessionari deve avvenire mediante procedura ad evidenza pubblica, cioè con adeguata pubblicità al suo avvio e poi con svolgimento e completamento rispettosi dei principi di concorrenza e di libertà di stabilimento anche in ambito transfrontaliero.”
Concordiamo, infine, su un quarto punto fermo: “Dobbiamo sfidare il boia”.
Tutte le altre cose, come la riforma del catasto, vanno bene quando “le autorizzazioni disponibili” sono ILLIMITATE, altrimenti, come in questo caso, sono prese per il culo in attesa di porgere il collo al boia.
Stessa cosa per la “stabilità per le attuali concessioni” cioè per una infrazione confessa e conclamata, quella che da dodici anni ci tiene nel braccio della morte in attesa di porgere il collo.
A febbraio dell’anno scorso nel “Governo dei Migliori” il ministro Patuanelli voleva la nostra resa incondizionata già con i bandi comunitari mentre i ministri Giorgetti, Gelmini e Garavaglia studiavano una surreale “Legge Ossimoro” e alla fine la mediazione di SuperMario si è tradotta in una data: 31 dicembre 2023 quando la mannaia cadrà sul collo dei concessionari attuali.
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La sfida al boia è in Lussemburgo, alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, e l’ha lanciata il TAR di Lecce.
Intanto, in via pregiudiziale, con la denuncia di violazione del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, perché la “Bolkestein” 16 anni fa è stata adottata solo a maggioranza invece che all’unanimità come prescrive l’articolo 115 per le direttive di armonizzazione.
Ma poi si arriva al cuore della sfida, sulla interpretazione di “numero limitato” di concessioni disponibili, cioè se lasci spazio al legislatore nazionale e quindi non sia “auto-esecutiva” come oggi invece si pretende.
Seguono a cascata altre sette questioni di diritto comunitario sollevate dal Tribunale salentino per il quale Baby Yoda fa il tifo.Dice che lo vorrebbero anche a Saturno.

Bruno Giri

Una Stazione della “Via Crucis” comunale.

In primo piano


Ieri Baby Yoda mi ha informato della mannaia della scadenza al 31 dicembre di quest’anno di tutte le concessioni demaniali marittime ad uso turistico e ricreativo che sarebbero scadute tra dieci anni, il 31 dicembre 2033, se il Governo Draghi non avesse abrogato quella norma adottata nel 2018 dal Governo gialloverde.
Lui ieri mi ha mandato soltanto il primo dei 22 identici casi definiti martedì scorso dal TAR Liguria, quello della sentenza n. 00019/2023 che riguarda 11 concessionari del Comune di Moneglia, nelle Cinqueterre, ma poi il Tribunale amministrativo ha usato la fotocopiatrice dal numero di ruolo 00020/2023 al numero di ruolo 00041/2023 per definire 16 identici casi sollevati a Genova, uno ciascuno a Lavagna, Sori, Ameglia e Deiva e 2 a Monterosso per un totale di 43 concessionari.
È l’elenco di una microscopica pattuglia se penso che l’esercito balneare e ricreativo savonese e imperiese è assente.
È un flash nel buio della notte cosmica nel quale è stato abbandonato un settore fondamentale dell’economia turistica e non solo.
Penso all’habitat marino, all’ambiente, al paesaggio, alla cultura e alla tradizione, elementi dei quali specialmente qui in Liguria gli stabilimenti balneari sono stati per un secolo sentinelle vigili e attente e, ovviamente, custodi interessate.
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Il mio consulente legale è in disaccordo con il TAR su un punto e d’accordo invece su un altro, entrambi riguardanti l’oscurità della notte “demaniale”.
Il disaccordo riguarda gli effetti della decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla pregiudiziale sollevata dal T.A.R. Lecce in merito ai rapporti tra la normativa interna italiana e quella europea e me lo ha spiegato.
Scrive il TAR: “Quale che sia la decisione eventualmente adottata dalla CGUE sui quesiti proposti da suddetto giudice a quo, la stessa NON INCIDEREBBE sulla sopravvenuta legislazione italiana con la quale è stata disposta l’abrogazione…”.
Per Baby Yoda, invece, se la Corte Europea in Lussemburgo decidesse che la “Bolkestein” non è “self executive” la sovranità legislativa italiana tornerebbe piena e insindacabile e fino al 31 dicembre 2023 ore 23 e 59 un decreto-legge “Milleproroghe” potrebbe prorogare anche la scadenza balneare che doveva avvenire un secondo dopo.
L’accordo è sulla opportunità di sondare tempestivamente il livello della merda nella quale è finito il settore e di farlo quindi nei primi giorni dell’anno, per non buttare nel cesso investimenti in impianti e attrezzature che tra 12 mesi cambierebbero titolare senza risarcire quello precedente.
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Baby Yoda ha attirato la mia attenzione su un particolare sfuggito a noi terrestri impegnati come siamo nelle giurie dei concorsi di bellezza che servono a selezionare i sindaci del “nulla”, destinati a guardarsi l’ombelico nel prossimo quinquennio mentre la conduzione degli affari è di esclusiva competenza dirigenziale.
Si tratta della solitudine molecolare del concessionario dopo il sequenziamento del genoma demaniale marittimo: dal livello statale per gli usi militare e nazionale a scendere al livello regionale per tutti gli altri usi e per finire al livello comunale per l’uso turistico e ricreativo.
I Comuni sono tanti, costieri e non costieri, quelli costieri in Liguria sono grandi come Genova oppure piccoli come Deiva, i primi hanno risorse e apparati manageriali e i secondi un funzionario a scavalco.
L’offerta “turistica” non è soltanto balneare ma spazia nel commerciale, nei servizi alla persona e negli eventi e quella ricreativa include la pratica sportiva dal nuoto al remo, dalla vela al surf, dalla motonautica alla pesca sportiva e ovviamente tutto l’indotto strumentale.
Entrambi gli usi sul medesimo spazio demaniale convivono con le opere pubbliche a difesa dell’abitato e della costa e il Comune nel gestirle fa l’equilibrista.
Nel caos del concedente la solitudine è l’inevitabile risposta del concessionario e su di lui adesso si abbatte la mannaia della “Bolkestein”.
“Rifugiarsi nella Fede è la soluzione” mi suggerisce il consulente alieno.
Bruno Giri

L ultima spiaggia

In primo piano

Baby Yoda ieri commentava ironicamente le strane abitudini di noi terrestri che con i cenoni e le sbronze di fine anno ci illudiamo di cancellare le disgrazie.
Non si riferiva a questo fine anno 2022 ma al prossimo 31 dicembre 2023 ore 24, quando, in tema di concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo, scadranno quelle “in essere alla data di entrata in vigore della legge n. 118 del 2022 che ha abrogato la legge n. 145 del 2018”.
Da quel momento in poi se la Corte di Giustizia Europea non avrà ancora deciso sulla validità e sulla efficacia della direttiva 123/2006/CE, la c.d. “Bolkestein”, per i “balneari” italiani, che in Liguria sono davvero tantissimi, saranno cazzi amari e a Capodanno per loro ci sarà poco da festeggiare.
Lo ha stabilito il TAR Liguria martedì scorso con la sentenza 00019/2023 e la cosa è passata inosservata un po’ perché riguardava un piccolo centro delle Cinqueterre e un po’ perché l’attenzione generale era rivolta all’ultima festa, l’Epifania.
Su Saturno, invece, non funziona così e il mio consulente legale mi ha subito informato.
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Se a Sanremo l’Atene che piange è il Porto Vecchio, mi ha detto Baby Yoda, la Sparta che non ride è l’insieme del sistema balneare cittadino, tutti e due del demanio marittimo.
E lui continua a girarci attorno a quest’ultimo fatto.
Non ha digerito che nella sentenza di annullamento degli atti del restyling di un bacino di mare non si parli mai del demanio marittimo e neppure del signor Bolkestein i quali invece sono comparsi martedì scorso per fottere il popolo dei bagnini e dei bagnanti.
Senza bisogno di formalizzare la mia curiosità con un quesito pro veritate ecco le sue perplessità “saturnine”.
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Sul nostro pianeta loro hanno il “SIB” acronimo di “Sindacato Italiano Balneari” e sono iscritti alla “FID”, acronimo di “Federazione Imprese Demaniali”, ma viste dal cosmo le assurdità hanno aspetti surreali che noi umani non riusciamo a percepire.
Come il fatto che il Demanio marittimo debba per definizione del codice civile rispondere a una domanda indifferenziata di fruizione pubblica collettiva ma poi possa essere “privatizzato”, segregato e concesso in esclusiva per un certo periodo a un “quivis ex populo” dietro un canone irrisorio.
Però a Sanremo se il “quivis” copre il mare con un enorme silos galleggiante di plastica, vetro e acciaio per 65 anni e paga in project financing non c’è bisogno di chiedergli “libretto e patente”, se invece ci fa nuotare il popolo dei bagnanti deve essere scelto a brevi intervalli tra i “quivis” di 27 Stati, compresi quelli che il bagno lo fanno con le foche e i trichechi.
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Niente di personale con il “Reuben Brothers Fund”, sia chiaro, però Baby Yoda mi ha citato un’altra assurdità surreale che lui vede da Saturno e che riguarda la proroga della concessione demaniale di Portosole a Sanremo.
Dopo 50 anni doveva scadere il 30 luglio 2024, cioè 212 giorni dopo la scadenza legale del 31 dicembre 2023 di tutte le concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo di cui si dice prima.
Invece, all’insaputa di tutti e in particolare di noi sanremesi e alla faccia della trasparenza e della “par condicio”, con atto suppletivo 14 dicembre 2001 Registro concessioni n. 505, Registro atti n. 155, l’Amministrazione Marittima l’ha prorogata per 40 anni cioè fino al 31 luglio 2064.
La “Bolkestein” non c’era ancora, sarebbe arrivata solo il 12 dicembre 2006, 5 anni dopo, non c’era neppure il TFUE, cioè il trattato sul funzionamento dell’Unione europea e in piedi c’era solo l’articolo 43 del “platonico” Trattato istitutivo.
Da noi operava un italianissimo, duttile, malleabile e elastico regolamento D.P.R. 2 dicembre 1997, n. 509 recante “disciplina del procedimento di concessione di beni del demanio marittimo per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto, a norma dell’articolo 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59”.
E la “Pantera Rosa” deve averne approfittato per prendere in braccio e coccolare l’Agenzia del Demanio che vedeva la luce proprio in quei giorni.
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Con quel cognome da feldmaresciallo SS, la Marzabotto della “Bolkestein” si chiama “Proroga automatica”, quando incappa in una proroga l’ordine è “Kaputt!”.
Appena approvata a Bruxelles quella panzer-direttiva e ecco che il ministro Frattini buonanima il 2 febbraio 2009 si beccava una costituzione in mora per l’articolo 37 del nostro Codice della Navigazione che con il “diritto di insistenza” favoriva il concessionario uscente e poi, avendo fatto il furbo, il 10 giugno 2010 con il numero 4967 di protocollo si prendeva sui denti una formale procedura di infrazione, la “n°. 2008/4908”, celeberrima.
Diciamocelo, se l’era cercata.
Aveva mandato a Bruxelles il decreto-legge n.194/2009 che ubbidiva abrogando l’articolo 37 e fissando al 31 dicembre 2012 l’ultima improrogabile scadenza ma poi lo aveva convertito nella legge 25/2010 che con un emendamento aveva fatto rientrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta, e loro se ne erano accorti.
Il 27 febbraio 2012 il Governo Monti chiudeva la procedura di infrazione con una solenne presa per il culo: il 31 dicembre 2015 basta proroghe.
La vaselina era un ordine del giorno del Senato del 5 maggio 2011 e una risoluzione del 27 settembre 2011 del Parlamento europeo, approvati all’unanimità, sul riordino e sulla revisione della normativa nazionale, il primo li prometteva e il secondo fingeva di credergli.
A questo punto copio e incollo un passaggio delle 25 pagine dell’Ordinanza del TAR Puglia, Sezione I di Lecce che l’11 maggio 2022 ha preso di petto la questione della validità o meno della “Bolkestein” e l’ha messa sul tavolo della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Eccole: “In definitiva, la normativa di secondo livello non è mai infatti intervenuta e, per contro, il termine di proroga delle concessioni in essere, originariamente fissato al 31/12/2015, è stato quindi ulteriormente differito dapprima al 31/12/2020 e, successivamente, al 31/12/2033 (Legge145/2018)” e poi al 31 dicembre 2023 con la legge n. 118 del 2022 del Governo Draghi, aggiungo io.
E a proseguire: “In assenza di una effettiva legge di attuazione della direttiva e di una regolazione della materia con norme vincolanti ed efficaci sull’intero territorio nazionale, la competenza dei singoli dirigenti comunali ha intanto determinato uno stato di caos e di assoluta incertezza del diritto, con gravi ricadute negative sull’economia dell’intero settore, un settore strategico per l’economia nazionale.”
Baby Yoda ha commentato: “Tra Frattini, Monti e Draghi, voi terrestri avete una strana idea dei tecnici, anche quando sono i migliori”.
Bruno Giri

Super Mario Tano !

In primo piano

Nuovi giochi per le feste …(per bambini😀)
Sono arrivati i nuovi Magi
Super Mario Tano e Luigi
La passerella posson fare
Anche se in gioco virtuale
Portan soldi, e con i fondi
Costruiran passaggi e ponti
Nel paese dei tramonti…
Si andrà al porto e alle Calandre
E senza restare in mutande…
Tutti quanti son contenti 🤣🙈😜

Walter Pettrorossi

Grattacapi.

In primo piano

“Puta caso che i Biancheri Boys so’ annati a Roma e nun hanno visto er Papa, che famo?”.
Baby Yoda dovrebbe rispondermi a breve giro di posta perché loro sono in zona Cesarini, alle 13 in punto del 30 gennaio prossimo scade il bando e hanno solo 25 giorni per segnare almeno un gol, magari su rigore.
Per tirare dal dischetto i “Biancheri Boys” devono andare a Roma a Palazzo Spada a convincere il Presidente di Sezione del Consiglio di Stato a sospendere “per decreto” l’esecutività della sentenza che è esecutiva “per legge”, e questo il Presidente in veste di Giudice monocratico dovrebbe farlo perchè siamo in presenza di un “caso di eccezionale gravità ed urgenza” che impone di non fare scadere lo yogurt, pardon! il bando.
Nell’altro caso, invece, cioè su azione cautelare, il pallone del “pregiudizio grave e irreparabile” dovrebbe oltrepassare la linea bianca della porta tra due pali, il “periculum in mora”, cioè che nel frattempo scada il bando e il “fumus boni iuris”, cioè che a Genova fumano erba tagliata male.
Non è semplice, anche perché i “Biancheri Boys” dovranno prima depositare il ricorso principale di merito e chiedere la fissazione dell’udienza di trattazione, altrimenti il Consiglio di Stato non sa di cosa si sta parlando.
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Parlano, invece, senza sapere cosa dicono gli attori dello psico-dramma e il coro delle prefiche cartacee e digitali, e francamente stringe il cuore dover constatare che non hanno capito un cazzo.
Tra ieri e oggi c’è da compilare un manuale di psichiatria clinica con un glossario delle voci più gettonate in calce al volume.
Il capitolo I° si intitola: “NON È SUCCESSO NIENTE!” nel senso che il TAR nella 26ma pagina fuori onda gli ha gridato: “Siete su scherzi a parte!”.
Incuriosito dalla locandina uno prende un quotidiano cartaceo e scopre che hanno letto le motivazioni, che sono meno dure del previsto, che possono “ribandire” la gara sempre col loro progetto ma però con rinuncia alla prelazione e al rimborso spese di progettazione, qualora non risultassero vincitori.
Come dire che Maometto è stato scomunicato perché ha detto Messa da solo e col Corano sul messale ma che adesso può dirla di nuovo, sempre col Corano però in pubblico e senza raccogliere le elemosine.
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Più intrigante il II° capitolo dal titolo sado-maso: “INSULTAMI, CHE GODO!” nel senso che il TAR li ha “bacchettati” perché loro, tradizionalisti, erano in modalità “orgasmo di coppia”, però il Tribunale dopo averli insultati, non ha nulla da eccepire se l’orgasmo è di gruppo tra libidinosi.
Il bello è che le facce di bronzo pubblicano tutto come se le bacchettate fossero “sado” su youporn o, se preferite, il “mea culpa” espiatorio di peccatori pentiti e perdonati.
Il glossario farebbe arrossire Cicciolina se l’avessero eletta sindaco di Sanremo.
Si parte da un peccato amministrativamente VENIALE ma politicamente MORTALE.
“Idea progettuale sviluppata in un dialogo tête-à-tête con lo scopo di tramutarla, da proposta MACROSCOPICAMENTE NON CONFORME ALL’INTERESSE PUBBLICO SOTTO I PROFILI DEI RISCHI DELL’INTERVENTO E DELL’IMMENSO GUADAGNO DEL SOLO IMPRENDITORE, in una congrua proposta di project.”
Si passa dal peccato politicamente MORTALE della “Sovrapposizione indebita dei ruoli dell’Amministrazione e del proponente” al peccato giuridicamente MORTALE della “Negazione incomprensibile di una pari opportunità di rinnovamento anche agli altri competitors.”
E qui si fermano gli “Scherzi a parte!” e le risate assolutorie su Maometto che dice Messa in pubblico e l’ammucchiata smette di scherzare.
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Il capitolo III° ha un titolo serio: “SCUDO PENITENZIALE”, a protezione dai misteri del confessionale sacramentale che evoca gli “Avvertimenti ai Confessori e il Direttorio della Confessione Generale del B. Leonardo da Porto-Maurizio.”
“Misteri del confessionale” perché possono essercene altri di peccati, politici e legali, e a giudicarli non ci sarebbe soltanto il confessionale amministrativo che per penitenza annulla il procedimento, ma altri confessori competenti a esaminare i comportamenti “fotografati” dal TAR nelle tre sentenze del 19 dicembre 2022, numero 1111/2022 e numero 11112/2022, e del 3 gennaio 2023 numero 00008.
Per esempio il confessionale civile nel caso che i “Biancheri Boys” non facciano gol a Roma al Palazzo Spada e che il Consiglio di Stato confermi la sentenza.
Ecco allora che la “determina a contrarre del 12 agosto 2022 ed il bando di gara pubblicato il 23 agosto 2022” diventano carta straccia, venduta, dice un giornale, a 13 milioni ai “Reuben Brothers” più un milioncino di spese tecniche e amministrative.
Chi paga?
Viene in mente, in tal caso, un episodio della commedia all’italiana ispirato a una novella di Italo Calvino.
Il glossario su questo III° capitolo del manuale di psichiatria clinica è ispirato alla buonafede, alla separazione tra indirizzi politici e responsabilità dirigenziale, alla manleva nei contratti aleatori di cessione azionaria, alla presunzione iuris et de iure degli atti amministrativi e, diciamocelo, alla protezione di San Romolo, il nostro Patrono.
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In appendice sotto lo scudo c’è sempre l’arma segreta, quella giudiziaria “ad personam”, ma finora nessuno ha offeso l’onore e la reputazione di nessuno, i “Biancheri Boys” sono tutti brave perzone, Senatores boni viri, Senatus, eventualmente, mala bestia.
Bruno Giri

 

Quando il Potere annega in un bicchiere d’acqua…

In primo piano


Non devo farmi sentire per evitare che mi aumenti la parcella, però bisogna riconoscere che i consulenti legali di Saturno sono più bravi di quelli terrestri.
L’altro giorno Baby Yoda paragonava l’Amministrazione comunale di Sanremo a Rocambole perché aveva rubato lo “ius variandi et corrigendi” a due dei tre concorrenti e l’aveva considerata una specie di Houdini che cambia in continuazione le carte in tavola e questa mattina arriva il TAR a dargli ragione.
In pratica per il Tribunale i “Biancheri Boys” erano partiti bene, niente da dire, con 7 parametri di valutazione come si fa anche a Miss Italia con taglia, inclinazione del capezzolo e coppa di champagne come unità di misura del seno, per non parlare del resto.
Ma poi hanno miscelato i parametri nello shaker di Giunta e il cocktail se lo è bevuto il primo proponente, predestinato alla vittoria grazie al diritto di prelazione.
Agli altri due neanche gli stuzzichini, anzi il 27 maggio 2019 nel mandarli a fanculo i “Biancheri Boys” li hanno sfidati a ricorrere al TAR “secondo il disposto dell’art. 3, comma 4, della legge n. 241/1990” e loro, come abbiamo visto, hanno accettato la sfida.
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Il Collegio giudicante adesso spiega che quando a ballare non è un ballerino solo ma ce ne sono tre si deve rispettare la “par condicio” e in questo caso, come aveva detto il mio consulente alieno, tutti devono poter cambiare il passo di danza adeguandolo alla 5 richieste dei “Biancheri Boys”.
Adeguamento del Piano finanziario e della convenzione, rimodulazione dei rischi, indagini, sondaggi geologici e scavi archeologici definiti da loro “non sostanziali”, belinate che non cambiano la proposta che avevano scelto, però senza di quelli undici mesi dopo non poteva esserci la dichiarazione di pubblico interesse e l’inserimento negli atti di programmazione delle OO.PP. comunali.
Il che, diciamocelo, non è prova di lucidità di mente.
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Le carte in tavola cambieranno di nuovo nella Conferenza dei Servizi asincrona tra gennaio 2020 e aprile 2021 per accontentare i privati coinvolti nell’avventura, baristi, pescatori e canottieri e anche gli Enti pubblici partecipanti a vario titolo, senza dimenticare l’enorme incremento degli investimenti previsti e l’adeguamento alle ultime linee-guida ANAC.
Un altro cambiamento avverrà alla Robin Hood, per ridare al partner privato quello che quel rompicoglioni di RUP gli aveva tolto con l’adeguamento del Piano finanziario e della convenzione e con la rimodulazione dei rischi che erano state tra le 5 richieste che i “Biancheri Boys” “obtorto collo” avevano dovuto imporgli.
Il TAR ha scoperto gli altarini di Robin Hood con queste parole: “… pur in presenza di una matrice dei rischi formalmente corretta, il trasferimento dei rischi … in capo al concessionario può non essere effettivo se a vantaggio di quest’ultimo sono previsti extra-redditi”.
Detta alla Oxfordiana, l’operazione è nata col partner privato che faceva il bulicio con il culo del Comune, poi il RUP se ne è accorto e il Comune ha dovuto rimodulare la situazione, però per restituirgli con la mano sinistra quello che gli aveva tolto con la mano destra ha aumentato le tariffe praticate dal partner privato e quindi i suoi redditi.
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Le 25 pagine della Sentenza del TAR confermano quello che Baby Yoda mi aveva detto e confermato per scritto, mi ricordo bene, era il giorno del mio Onomastico, San Martino, di tre anni fa, cioè che l’iniziativa sarebbe finita a puttane per due stupide questioni procedurali, violazione di “par condicio” in presenza di più proposte e varianti sostanziali del progetto a base d’asta.
Correttamente adesso il Tribunale chiamato a giudicare la legalità dell’atto amministrativo e non il merito lo conferma in due semplici passaggi “ad escludendum” che riassumo:
I. La legge accorda al Comune una amplissima discrezionalità tecnica e “politica” nella scelta progettuale di pubblico interesse e nella interlocuzione con il proponente soltanto quando è “unico”.
II. In tutti e due i casi, unico oppure più d’uno, il progetto a base d’asta non può variare le motivazioni di pubblico interesse alla base della scelta effettuata.
Detto alla Oxfordiana, due stronzate, figlie dell’arroganza del Potere.
Lo dico per tutti gli umili come me che si interrogano sul destino di una comunità che ne subisce duramente le conseguenze.
Bruno Giri

A Baby Yoda piace giocare come il gatto con il topo.

In primo piano



Sul pianeta del mio consulente alieno con studio legale su Saturno il 2023 deve essere l’“Anno del Gatto”.
Baby Yoda aveva dato l’addio al 2022 perculando il giornalista che narra i fatti come fossero gelati da servire secondo i gusti e le preferenze di chi li lecca.
Adesso saluta l’anno nuovo con similitudini feline “abbreviate”, come Quintiliano definiva queste figure semantiche, metafore che, evidentemente, non sono soltanto cinesi ma anche aliene.
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A Baby Yoda ho chiesto un parere “pro veritate” sul gelato mattutino del giornalista, una coppa al gusto di “speranza” ma con un retrogusto amaro di “carte bollate” e di “burocrazia”,
E lui, per prima cosa, “gatton gattoni” è andato a prendersi il dispositivo della sentenza TAR n. 1112 del 19 dicembre 2022 per leggere quali sono i “provvedimenti gravati” che sono stati annullati dal Tribunale.
Il ricorso introduttivo e i quattro “gravami” via via aggiunti li indicano, contrassegnati dalla lettera A alla lettera E, uno per uno.
Nell’ultimo c’è scritto: “E – per quanto riguarda il quarto ricorso per motivi aggiunti: [ANNULLAMENTO] – della determina a contrattare n. 3066 del 12.8.2022 e del bando di gara pubblicato il 23.8.2022”
Dunque, ha concluso Baby Yoda, il gatto si è mangiato il topo, il bando di gara che doveva scadere tra 28 giorni, alle ore 13 del 30 gennaio 2023, non c’è più, è stato annullato, è sparito dal mondo giuridico, è “tamquam non esset” dicevano gli antichi.
Infatti l’articolo 33, comma 2, del Codice di procedura amministrativa dice: “2. Le sentenze di primo grado sono esecutive.”
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A questo punto, e a proposito di gatto, visto che la “speranza” è l’ultima a morire ecco scendere in campo un insigne giurista tradotto in decine di lingue, Giovanni Trapattoni.
Lo fa con il suo celebre brocardo “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, e chi dovrebbe prenderlo per la coda e tenerlo fuori dal sacco è il Consiglio di Stato accogliendo l’istanza cautelare di sospendere l’efficacia della sentenza.
Ma è dura, mi spiega Baby Yoda, e adesso io non so come dire al giornalista che quella che sta spalmando nella coppa non è nutella.
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Intanto non è come nel processo civile dove un giudice di buon cuore può sospendere la sentenza esecutiva per “gravi motivi” che prende a cazzo, qui nel processo amministrativo bisogna fornire la prova che dalla esecuzione della sentenza, esecutiva per legge, “possano derivare danni gravi e irreparabili.”
In questo caso, mi spiega il giurista alieno, è peggio di una prova diabolica, perché grazie alla “sperata” conclusione della gara con o senza esercizio del diritto di prelazione, la cosa non cambia, dalle ceneri del procedimento annullato nascerebbe l’araba fenice del “contratto civile d’appalto”, un uccello di fuoco che si infila direttamente tra le chiappe di chi l’ha chiesta.
Senza dimenticare, tra l’altro, la riforma Amato-Bassanini-Fassino del 2000 che ha parificato le sentenze “esecutive” per legge, come quelle del TAR, e le sentenze “definitive” ai fini della ottemperanza alle loro statuizioni,
Così, mi ha spiegato Baby Yoda, se poi il Consiglio di Stato non accerta madornali vizi di legittimità della sentenza del TAR il vincitore si troverà in mano solo un pezzo di carta che in nome del Popolo Italiano gli dà ragione riconoscendo che la strada imboccata dall’Amministrazione comunale era sbagliata.
Ma se, invece, la “speranza” si realizzasse e la gara andasse a conclusione con la firma di un “contratto civile d’appalto” “illegittimo” e quindi “nullo” (e magari con la consegna dei lavori) la musica cambierebbe e, estikazzy! scenderebbero in campo gli avvocati di “civil low”.
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Ma il gelato di questa mattina non aveva solo gusto di “speranza”, c’era anche quello di “indignazione” per l’affronto subito dall’Amministrazione comunale per colpa di un novantenne che cinquant’anni prima lì vicino si era fatto un porto tutto suo e che invece di farsi i cazzi suoi adesso voleva farsene un altro.
Qua e là tante spruzzatine di angostura dal gusto amarognolo, che poi è un mix di rimpianto, di compatimento, di nostalgia e di ribellione messi lì al posto dei chiodi di garofano, della radice di genziana, del cardamomo, dell’essenza di arance amare e della china.
Il Comune ricordato come un alveare con infaticabili api operaie al lavoro per realizzare l’ambizioso progetto, dove la generosa ape regina aveva atteso un anno e mezzo l’ingrato fuco che l’avrebbe tradita al TAR e proprio quando la pappa reale e il miele erano pronti a sgorgare dalla cornucopia.
Mentre pensavo a tutto questo Baby Yoga da Saturno mi mandava un messaggio di tre parole e un punto interrogativo: “Demanio, Convitato Pietra?”.
Vallo a capire.
Bruno Giri

quando manca trippa per gatti

In primo piano

Questa mattina, mercoledì 3 gennaio 2023, con il cappuccino e il cornetto davanti, mi arriva da Saturno il messaggio con il quale Baby Yoda mi informa che il TAR ha depositato la sentenza completa n. 00008/2023 sulla puttanata di Porto Vecchio dopo aver anticipato il solo dispositivo il 19 dicembre scorso.
Apro l’allegato di 25 pagine del messaggio del mio consulente alieno e sto attento all’inchiostro ancora fresco.
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Segue su Skype l’ABSTRACT del suo parere a puntate in progress che copio e incollo.
“È una autentica “Lectio Magistralis” sul partenariato pubblico privato e una durissima sentenza di condanna del comportamento dell’Amministrazione comunale.
Per esempio:
I rischi al Comune e gli extra redditi al partner privato.
Il partner scelto dal Comune in un confronto senza criteri preventivi, con canone che cambia in corso di partita e, come ieri diceva Baby Yoda, “come Rocambole ladro gentiluomo, aveva derubato gli altri due proponenti della possibilità di presentare anche loro “modifiche e integrazioni”, potenzialmente copia incolla e recettizie o addirittura migliorative rispetto a quella preferita.”
Illegittima produzione in sanatoria di elementi essenziali, eccetera, eccetera, eccetera.”
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Troppa roba, il cappuccino è freddo, Baby Yoda mi dice che al Consiglio di Stato non c’è trippa per i gatti, il che mi conferma che su Saturno il 2023 è l’Anno del Gatto.
Bruno Giri

La legalità è come il gelato, va secondo i gusti.

In primo piano

“Il giornalista non deve narrare i fatti. Deve inventarli.” (Pitigrilli)
La logica di questo paradosso è che del “fatto”, come del gelato, ci sono infiniti gusti e ogni lettore ha le sue preferenze. Va accontentato.
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Metti che un giorno ad alcune persone facoltose venga in testa di fare del “Porto Vecchio” di Sanremo la copia “mignon” di “Port Vell” in lingua catalana, a Barcellona.
Idea intrigante e non peregrina.
Il 4 agosto 2017 le persone in questione depositano al protocollo comunale col numero 56773 una proposta di fattibilità che nel corso di 65 anni di concessione si finanzierà con i flussi di cassa generati dall’opera, e questo per il giornalista è il primo “fatto” da reinventare in base alle preferenze di chi legge.
In forza della terza legge di Newton per la quale a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria ecco reagire al primo un secondo “fatto”.
In questo caso la reazione è doppia perché le proposte di fattibilità contrarie ma non uguali depositate al protocollo comunale sono due, il 31 gennaio 2018 con il numero 8023 l’una e il 19 dicembre 2018 con in numero 0104138 l’altra, seguite il giorno 20 dicembre 2019 dalla nota del RUP di apertura del procedimento di Conferenza dei Servizi preliminare asincrona.
La consigliatura 2014-2019 è agli sgoccioli, il 26 maggio 2019 si svolgeranno le elezioni per il rinnovo dell’Amministrazione comunale e la scelta è tra la conferma di quella uscente e l’ingresso di una nuova capeggiata, guarda caso, dal presidente dell’associazione canottieri che ha la sua sede proprio nel Porto Vecchio.
Ma, non ostante questo fortuito dettaglio, l’Esecutivo comunale trova il modo nei titoli di coda di compiere il terzo “fatto” giornalisticamente tutto da reinventare.
Infatti il 15 gennaio 2019 con il verbale numero 9 valuta le tre proposte e stabilisce che quella “di maggiore interesse” è la prima, però con modifiche e integrazioni, dopo le quali potrà intervenire una “dichiarazione di fattibilità”.
La reinvenzione di questi tre “fatti” da parte del giornalista è univoca e si traduce in un messaggio euforico e rassicurante, tipo “sarà una passeggiata”, “siamo in una botte di ferro”, “è una svolta epocale”, “tranquilli, siamo in buone mani”.
Aveva contribuito a questa sbornia di sfrenato ottimismo il 17 aprile 2018 la bacchettata del TAR Liguria, sentenza n. 348/2018, data sulle dita di due facoltosi fratelli inglesi che l’8 novembre 2017 avevano chiesto all’Amministrazione comunale di poter curiosare sulla proposta delle persone facoltose depositata il 4 agosto 2017 precedente.
“Giocate a mosca cieca! Occhi bendati fino alla dichiarazione di pubblico interesse di una tra le varie proposte presentate!”, questa la risposta del Tribunale che rinviava il disvelamento allo “incertus quando”.
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Però per il giornalista dover stabilire quando diventa certo il “dies ad quem” si trasforma in un rocambolesco quarto “fatto” da reinventare.
Questo perché, come sappiamo, il disvelamento era già avvenuto dieci mesi prima, appunto il 15 gennaio 2019, quando l’Esecutivo con la deliberazione n. 9 aveva tolto la benda dagli occhi dei tre “giocatori a mosca cieca”.
Lo aveva fatto allegando la “Relazione istruttoria del RUP” che in 27 pagine descrive nel dettaglio tutti gli elementi “sensibili” delle loro tre proposte.
Pudicamente l’Albo Pretorio digitale ha negato l’accesso alla delibera in questione, però non essendo segretata, si è venuto a sapere che con lei l’Esecutivo comunale, come Rocambole ladro gentiluomo, aveva derubato gli altri due proponenti della possibilità di presentare anche loro “modifiche e integrazioni”, potenzialmente copia incolla e recettizie o addirittura migliorative rispetto a quella preferita.
Furto con destrezza che ha preceduto il quinto “fatto”, cioè la “dichiarazione di fattibilità e di pubblico interesse” formale, ufficiale, definitiva e “tranchant” che avverrà a favore del primo proponente soltanto l’11 novembre 2019 con la deliberazione n. 258.
L’euforia e la sbornia di sfrenato ottimismo del giornalista prenderanno toni lirici e raggiungeranno l’estasi quando, con il sesto “fatto” il TAR il 13 marzo 2019 con l’Ordinanza cautelare n. 63 bastonerà a sangue due facoltosi fratelli inglesi.
Loro due il 14 febbraio 2019 avevano notificato e poi il 25 febbraio 2019 avevano depositato un ricorso con il quale chiedevano al TAR di annullare la delibera dell’Esecutivo comunale n. 9 del 15 gennaio 2019 e la “Relazione RUP” allegata, e nel frattempo di sospenderne l’efficacia e tornavano alla carica su una nuova loro domanda di accesso depositata il 18 gennaio 2019.
Le bastonate a sangue erano soltanto cautelari ma nei toni lasciavano trasparire una certa “benevolenza” nei confronti del Comune, tipo “…. l’atto di giunta non evidenzia profili di danno grave e irreparabile….”, tipo “….vanno apprezzate … la natura del procedimento in corso e la fase di acquisizione di atti e informazioni aperta dall’amministrazione; ne deriva che non appare allo stato conclusa…” e tipo sull’accesso agli atti “…..il collegio si è pronunciato con la sentenza 348/2018, e la situazione non appare allo stato mutata…”.
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A questo punto, dopo l’11 novembre 2019 chiedere al giornalista di rilassarsi e di abbassare i toni era come svegliarlo mentre sognava di ingropparsi Belem, anche perché lei non voleva più smettere.
E sì! Ormai il “fatto” che il giornalista aveva reinventato era diventato contagioso e Sanremo, come Codogno, era finita in zona rossa dove il virus pandemico dell’ottimismo contagiava tutti.
Si registravano picchi inimmaginabili e neppure il Principato di Monaco era rimasto immune entrando nel business con una sua partecipata.
Il “fatto” inventato dal giornalista era “Eureka! È fatta!”
Invece e in controtendenza da qual momento in poi a ogni passo avanti di Archimede i due giocatori a mosca cieca esclusi depositavano al TAR lo speculare motivo aggiunto al ricorso introduttivo col quale fin dagli inizi avevano detto, come Bartali, che “l’era tutto da rifare!”
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All’annuncio del settimo “fatto”, cioè che il 15 novembre 2022 i due facoltosi fratelli inglesi si erano ingroppata la bella “Favorita” con la benedizione del suo Padre nobile promosso Presidente Onorario, il giornalista avrà anche lui un orgasmo messianico reinventando la cosa come l’epilogo di una radiosa epopea.
Ignorava che anche il terzo incomodo come i due fratelli inglesi aveva ottenuto dal TAR la fissazione al 2 dicembre 2022 dell’udienza di trattazione del suo ricorso e della decisione finale.
Dopo l’ingroppamento, invece, le levatrici pensavano già di vedere alla luce un neonato “soggetto unico” sotto un’unica bandiera, la Union Jack, il quale non potendo “litigare con sé stesso” e grazie al diritto di prelazione su tutti gli altri eventuali partecipanti alla gara europea, avrebbe accelerato la conclusione dell’epica avventura.
Del medesimo avviso il sindaco: “Da questo passaggio di quote ci si può aspettare un’accelerazione della tempistica, sia per la pubblicazione dell’appalto, sia per l’inizio dei lavori. A febbraio [ci sarà] l’apertura delle buste, dopo un anno il via ai lavori e dopo altri 3 anni il termine che spero quindi possa arrivare tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027”.
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Pitigrilli ha scritto il romanzo d’appendice “Saturno” e da quel pianeta il 19 novembre 2022 il mio consulente alieno, Baby Yoda, aveva espresso forti dubbi su quest’ultimo settimo “fatto” inventato dal giornalista.
Diceva infatti di sospettare che il “p.q.m.”, acronimo di “per questi motivi”, del TAR mandi (letteralmente) “a puttane e converta in carta straccia gli atti relativi” alla procedura aperta a Sanremo dall’Amministrazione il 4 agosto 2017 da alcune persone facoltose.
Aveva ragione, il 19 dicembre 2022, un mese esatto dopo, il TAR pronuncerà due sentenze con i numeri 1111 e 1112.
Con la prima si prenderà atto che “il 1° dicembre 2022 …. la ricorrente Portosole C.N.I.S. s.p.a. ….. ha aggiunto di non nutrire più interesse a coltivare la presente impugnativa, per via della recentissima operazione societaria in forza della quale i suoi azionisti hanno acquisito le quote di Porto di Sanremo s.r.l.” e di conseguenza il TAR ha dichiarato che il ricorso “deve ritenersi improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse”.
Con la seconda invece il TAR, “PER LE RAGIONI CHE SARANNO ESPOSTE IN MOTIVAZIONE definitivamente pronunciando sul ricorso introduttivo e sui quattro ricorsi per motivi aggiunti, come in epigrafe proposti, accoglie l’impugnativa e, per l’effetto, annulla i provvedimenti gravati, ai sensi e per gli effetti precisati in motivazione.”
Dopo l’immediato e ovvio preannuncio di appello in Consiglio di Stato non appena lette le motivazioni e con ovvia richiesta di sospensiva per periculum in mora, sono dodici giorni che il giornalista pensa a questo ottavo “fatto” da inventare con davanti al bancone dei gelati una coda interminabile di clienti rimasti senza preferenze sui gusti da ordinare.
Bruno Giri