Ottimismo.

Ecco, in questo periodo di riflessione, mi si sono chiarite le idee. Fino a poco tempo fa, vivevo concetti banali come “recessione” e “crisi” come un qualcosa di temporaneo, di passeggero, l’equivalente di un’influenza insomma. Credo di aver capito, in sintesi, che parlare di “recessione” e “crisi” sia il modo con cui il nostro governo vorrebbe comunicarci che non siamo più un paese ricco, che non lo saremo mai più. Che saremo i poveri del nuovo mondo, che dovremmo cominciare a guardare con rispetto e ammirazione gli emigranti di oggi, futuri padroni. Insomma, non un tumore allo stato terminale ma un amputazione di arti. Con anestesia, si intende.

23 settembre 2014 – Albino Dicerto

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