Nella seduta del 28 agosto 2013, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che si occupa di IMU, abitazioni e cassa integrazione guadagni.
In particolare, la novità di maggior rilievo è la definitiva eliminazione, per il 2013, dell’IMU sulle abitazioni principali, sulle abitazioni rurali e sui terreni agricoli e l’avvio, a partire dal 2014, di una nuova imposta, la c.d. service tax che ingloberà sia l’attuale IMU che la TARES, che, quindi, sono destinate entrambe a sparire.
Il percorso scelto, però, non è del tutto immediato, ma seguirà alcuni step dettati anche dalla necessità di trovare una completa copertura all’intera operazione.
Infatti, se nel decreto è stabilita l’eliminazione della rata di giugno su abitazioni principali, fabbricati rurali e terreni agricoli (sospesa, come noto, ad opera del D.L. n. 54/2013), per quella didicembre si rimanda ad un ulteriore provvedimento (in attesa di trovare la copertura).
Stesso discorso vale per la service tax, che per ora viene solo annunciata (anche se sono stati forniti già alcuni particolari su di essa): molto probabilmente, troverà spazio nella legge di Stabilità che sarà approvata in autunno.
Il decreto non si occupa, però, solo di tassazione immobiliare: in esso trovano spazio anche importanti disposizioni sulla cassa integrazioni guadagni, sugli esodati e sul piano casa a favore di categorie svantaggiate.
Abolizione IMU e service tax
Il decreto stabilisce che la tassa municipale sugli immobili – relativamente alla prima casa, ai terreni agricoli e ai fabbricati rurali – non verrà pagata nel 2013.
A tale proposito, avendo già reperito le risorse necessarie (2,4 miliardi derivanti in parte dall’extra-gettito IVA derivante dallo sblocco di una nuova tranche da 10 miliardi di pagamenti arretrati della PA, in parte dalla sanatoria delle maxi-multe comminate alle società che gestiscono le new slot e per il resto da un giro di vite sulle spese pubbliche), viene prevista l’abolizione immediata per la prima rata 2013 (quindi, viene scongiurato anche il versamento fissato al 16 settembre se non si fosse trovato l’accordo).
Invece, la seconda rata verrà abolita con un decreto legge contestuale alla legge di Stabilitàdell’ottobre prossimo.
A partire dal 2014, in luogo dell’IMU, entrerà in vigore la c.d. Service Tax che, quasi sicuramente, troverà spazio nella legge di Stabilità. Si tratterà di un modello di tassazione comunale “federale” ispirato ai principi del federalismo fiscale, come approvati dalla Commissione Bicamerale appositamente costituita nella scorsa legislatura.
Sarà un’imposta sui servizi comunali che sostituirà, oltre all’IMU anche la TARES, riscossa dai Comuni e costituita da due componenti:
– gestione dei rifiuti urbani (c.d. TARI): sarà dovuta da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani. Le aliquote, commisurate alla superficie, saranno parametrate dal Comune con ampia flessibilità ma comunque nel rispetto del principio comunitario “chi inquina paga” e in misura tale da garantire la copertura integrale del servizio;
– copertura dei servizi indivisibili (c.d. TASI): sarà a carico di chi occupa fabbricati. Il Comune potrà scegliere come base imponibile la superficie o la rendita catastale. Sarà a carico sia del proprietario (in quanto i beni e servizi pubblici locali concorrono a determinare il valore commerciale dell’immobile) che dell’occupante (in quanto fruisce dei beni e servizi locali). Il Comune avrà adeguati margini di manovra, nell’ambito dei limiti fissati dalla legge statale.
Nel comunicato stampa di fine Consiglio, si afferma che “la capacità fiscale (cioè il gettito potenziale che i Comuni potrebbero ottenere dal pieno utilizzo delle facoltà di manovra fiscale sui loro tributi) sarà preservata, nel pieno rispetto del principio federalista dell’autonomia finanziaria di tutti i livelli di governo. L’autonomia nella fissazione delle aliquote sarà limitata verso l’alto per evitare di accrescere la capacità fiscale e quindi il carico sui contribuenti, applicando aliquote massime complessive”.
Le misure previste dal Governo, comunque, non si fermano qui: infatti, sono previste altre importanti norme tra cui si segnalano le seguenti:
– viene prorogato al 30 novembre il termine di approvazione dei bilanci annuali di previsione degli enti locali. Ciò consentirà ai sindaci di rivedere entro la stessa scadenza i regolamenti 2013 sulla TARES;
– viene prevista la deducibilità (parziale) dell’IMU per le imprese;
– si rivede la tassazione degli immobili concessi in locazione a canone concordato;
– vengono esclusi dall’IMU i fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita se non locati o venduti entro tre anni dalla ultimazione dei lavori;
– vengono assimilati al trattamento IMU prima casa gli alloggi degli Istituti autonomi case popolari e quelli delle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazione principale dei soci assegnatari;
– dal 1° gennaio 2014 viene previsto il trattamento IMU prima casa anche per gli alloggi sociali(alloggi realizzati o recuperati da operatori pubblici o privati destinati prevalentemente alla locazione per individui e nuclei familiari svantaggiati).
Piano casa a favore delle categorie disagiate
Il provvedimento interviene a sostegno delle famiglie su mutui, prima casa e affitti. Infatti, il Governo fa notare che di fronte alla evidente necessità di alloggi in affitto a canone moderato a favore delle categorie sociali tradizionalmente svantaggiate (disoccupati, pensionati, immigrati), emergono nuovi fabbisogni abitativi soprattutto da parte di lavoratori atipici, anziani, studenti, giovani coppie, famiglie monoreddito, genitori separati.
Per dare risposta a queste esigenze il decreto prevede che:
– la Cassa Depositi e Prestiti metterà a disposizione delle banche oltre 2 miliardi di euro per l’erogazione di nuovi mutui per l’acquisto della abitazione principale;
– attraverso il rifinanziamento di fondi già esistenti e la creazione di un nuovo fondo presso il Ministero delle Infrastrutture, vengono destinati 200 milioni di euro per rendere più sostenibili gli oneri del mutuo e della locazione della abitazione;
– le famiglie più povere indebitate avranno un servizio del debito per il mutuo sulla casa di residenza superiore al 30% del reddito. Il titolare di un mutuo sulla prima casa non superiore a 250.000 euro e con indicatore ISEE non superiore a 30.000 euro, in caso di perdita del lavoro o dell’insorgere di condizioni gravi di non autosufficienza o handicap, potrà chiedere alla banca la sospensione del pagamento delle rate per un periodo massimo di 18 mesi. Il Fondo gestito dalla CONSAP rimborserà alle banche gli oneri finanziari corrispondenti alla quota interessi delle rate per le quali ha effetto la sospensione del pagamento;
– anche i lavoratori atipici potranno usufruire del Fondo di garanzia per l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa da parte di giovani coppie o di nuclei familiari monogenitoriali con figli minori che permette agli under 35 con un reddito ISEE complessivo non superiore a 35.000 euro di chiedere un mutuo sino a 200.000 euro, garantito dal Fondo per il 50% della quota capitale;
– il Fondo nazionale di sostegno per l’accesso alle case in locazione interverrà a sostegno al reddito dei soggetti che, pur in possesso dei requisiti per l’accesso al sistema dell’edilizia residenziale pubblica, devono rivolgersi al libero mercato;
– viene istituito il Fondo di copertura della morosità incolpevole;
– è prorogato di 3 anni il periodo per l’attuazione dei programmi di edilizia residenziale mantenendo l’imposta di registro ridotta all’1%.
A cura della Redazione
Fonte: Ipsoa Fisco