Nell’attesa che si proceda con una riforma costituzionale (tempi lunghi e volontà politica da verificare) è in dirittura d’arrivo il Disegno di Legge di riordino (Ddl del Rio). Il Governo ha dovuto chiedere la fiducia al Senato, poi il testo dovrà tornare in terza lettura alla Camera.
Non cambia il numero delle Province italiane (107) ma ne vengono limitate le funzioni e abolite le elezioni. Il tutto comporterà qualche risparmio pubblico: niente stipendio per i nuovi rappresentanti degli organi provinciali, che sostituiranno gli attuali 3 mila consiglieri retribuiti. Se l’iter proseguirà senza intoppi, i nuovi enti entreranno in funzione nel 2015 ma si eviteranno le elezioni già da maggio 2014 per i consigli in scadenza.
Tecnicamente, le Province diventano enti di secondo livello. Tutti gli attuali compiti passano ai Comuni e i dipendenti delle province diventeranno dipendenti comunali. Le nuove Province avranno una semplice funzione di pianificazione, nei seguenti ambiti: territorio e valorizzazione ambiente, trasporti, rete scolastico. Restano compiti più ampi (simili a quelli attuali) in materia di edilizia scolastica.
Ma si risparmierà davvero e quanto? Non ci sono più cariche elettive. Il presidente della Provincia sarà il sindaco del Comune capoluogo. Il consiglio provinciale sarà formato da 10-16 membri (a seconda dell’ampiezza del territorio) scelti fra i sindaci e i consiglieri di zona. Si istituisce l’assemblea dei sindaci, che raggruppa tutti i primi cittadini dell’area provinciale. Nessuna di queste cariche prevede un’indennità.
Sulla quantificazione dei risparmi ci sono al momento cifre diverse, comunque poco o tanto qualcosa si risparmierà.
28 marzo 2014 – Marco Prestileo