Le imposte e i debiti verso lo Stato devono essere pagati, ma lo Stato non deve essere visto come un nemico e se, poi, è lui stesso che non paga i suoi debiti verso le imprese e non riesce sempre a fornire servizi adeguati ai cittadini, si può comprendere meglio un principio ritenuto condivisibile da tutti: se mancano i soldi, anche volendo, non si riesce a pagare.
Come richiestoci, procediamo quindi ad indicare, molto sinteticamente e senza troppi tecnicismi, le novità introdotte dal Governo, qualche giorno fa, con il cosidetto decreto del fare. Sono state riconosciute maggiori tutele per le imprese e i privati cittadini che non riescono a far fronte alle pressanti richieste dell’esattore dello Stato, l’Equitalia, per mancanza di liquidità e non di volontà.
Vediamo queste novità. Equitalia potrà iscrivere ipoteca, ma non potrà più espropriare la prima casa (venderla all’asta), se questa è l’unico bene del debitore o è la sua residenza anagrafica. La prima casa diventa sacra e inviolabile, tranne giustamente che per gli immobili classificati catastalmente come A/8 e A/9, essendo considerati immobili di lusso (ville o castelli e palazzi di eminenti pregi artistici o storici).
Per tutti gli altri immobili diversi dalla prima casa, l’espropriazione potrà essere attivata solo per debiti superiori a 120.000 euro. L’importo è stato così inalzato dai 20.000 euro precedenti.
La riscossione dei debiti erariali iscritti a ruolo potrà avvenire, poi, anche mediante pagamenti in 10 anni (120 rate), anziché in 6 anni (72 rate) previsti finora. Per ottenere detta dilazione più lunga, le difficoltà finanziarie devono derivare anche della congiuntura economica non favorevole.
Il beneficio della dilazione, inoltre, decadrà ora solo dopo il mancato pagamento di ben 8 rate e non più di 2.
Dal 30 settembre prossimo, infine, non sarà più applicato l’aggio alle cartelle di pagamento.
21 giugno 2013 – Marco Prestileo