L’ultima volta che ho incontrato Tano, non l’ho visto troppo preoccupato del chi candidare o da chi farsi accompagnare nel suo possibile (ma non certo) ritorno in campo, quanto piuttosto del cosa fare nei 5 anni di governo. Una delle prime cose che mi ha detto, tra una bottiglia di birra e l’altra, è “che quando le cose si promettono poi bisogna anche farle, non si scherza con i cittadini. E fare le cose non è semplice”. Naturalmente, mentre con eleganza Tano non ha aggiunto nulla sul lavoro di questa amministrazione (addirittura, mi faceva notare che nonostante la totale assenza di idee, Jocca è riuscito ad inaugurare alcune opere già progettate e finanziate da lui), la mia mente è corsa immediatamente al programma elettorale del 2014 dell’attuale amministrazione e, subito dopo, al dispiacere di trovare una birra calda mentre Tano me ne aveva promessa una fresca di frigo. Ecco. Se nelle piccole cose (senza mancare di rispetto alla sacralità della birra) una mancata promessa ci genera disappunto, quando si tratta della vita di tutti i giorni, il disappunto si trasforma in rabbia sociale, in povertà, in abbandono (delle case e delle vite dei cittadini). Il nuovo sindaco e la nuova giunta, come prima qualità, dovranno essere in grado di immaginare un programma che vada oltre il nome di questo e quel personaggio. Dovrà essere un programma realizzabile e da realizzarsi, fatto di tutte quelle cose semplici che sono mancate alla città negli ultimi 7 anni. Come mi disse Tano al termine della famosa birra, non ci sarebbe nemmeno da farlo un programma elettorale: il nuovo sindaco sarà come una colf che non sa da dove iniziare a rimettere in ordine la stanza dei giochi dei bambini e che, pian piano, sistema questo e quello.
23 ottobre 2018 – Albino Dicerto