Giovani, vecchi, ricchi e poveri

Giovani e vecchi, ricchi e poveri per me non conta. Giggs zappa le fasce di mezza Europa da 16 anni e mi guarderei bene dall’eliminarlo. Vogliamo parlare di Capitan Zanetti, 40 anni? Senza di lui Armando non potrebbe che disperarsi dal dolore per la sua cara Inter in serie B. L’età non conta e la politica è come il calcio. Non avrebbe senso riservare delle quote (rosa? Blu?) ai giovani: deve essere l’elettore che, come il tifoso, capisce quando è il tempo di mandare la gente a casa. Quando una città (o un paese) è governato da gente vecchia è perché l’elettore ha voluto così. O perché i giovani, non presentandosi alle elezioni, hanno implicitamente ammesso di essere contenti di disinteressarsi del mondo. Più persone si presentano alla guida di questa città più gli elettori avranno scelta e saranno responsabilizzati. Ben venga Ballestra, ben venga, ancor di più, Tano (ma magari!). Ben vengano i giovani aspiranti, ricchi e poveri, donne e uomini. Ben vengano i programmi ambiziosi, i sogni di rivoluzione dei giovani , i progetti prudenti dei vecchi. Ad arma iit.

13 agosto 2013 – Albino Dicerto

3 pensieri su “Giovani, vecchi, ricchi e poveri

  1. Vero e saggio, quanto dici. Credo anche che spesso ci sia un
    tentativo di strumentalizzazione dei giovani e delle donne, come dei così detti “personaggi della società civile”, da parte di chi, accorgendosi che non vi è più spazio per lui (anche solo temporaneamente), cerca di creare dei diversivi.
    Quello che importa sono le idee giovani, le idee giuste e utili alla collettività, le idee che portano benessere, sviluppo e capaci di migliorare la qualità della vita. E siamo noi elettori a dover scegliere, non in base all’età anagrafica, chi le può meglio rappresentare.
    Non so se avesse ragione quel “tizio” chiamato Napoleone I quando diceva che “In politica la stupidità non è un handicap”. Se fosse così, allora abbiamo trovato la risposta a molte nostre domande e alle azioni di molti strateghi della politica.

  2. Il politico declama la sua esperienza per farsi eleggere nuovamente; chi non è mai stato eletto argomenta con l’estraneità al “mondo politico” per farsi proclamare per la prima volta ad una carica pubblica.
    Tanto il giovane quanto l’anziano dovrebbero essere eletti in considerazione dell’età, l’uno per l’entusiasmo, l’altro per la ponderazione delle decisioni.
    Il ricco dovrebbe essere preferito perché non ha bisogno di denaro ed il povero perché è possibile far bene senza.
    Il cattolico perché rispetta certi valori e l’ateo perché li rispetta anch’esso, a prescindere dalla religione.
    In campagna elettorale alcuni “vendono” ciò che hanno; a volte anche ciò che non hanno.
    Interessa semmai conoscere le idee, che, semplicemente, promanano dalle persone, per quelle che sono, frutto della loro personalità.
    Del resto una statica etichetta (es. buono/cattivo) mal si attaglia ad una persona, che è – o dovrebbe essere – in continuo cambiamento (auspicabilmente verso un miglioramento, ma non è detto) in considerazione della forza, più o meno grande, che ha di lavorare su di se.
    Il mondo stesso e le sue regole, conseguentemente, mutano, quindi l’esperto di ieri può diventare l’inesperto di oggi ed un giovane può essere considerato anziano (l’anagrafe non aiuta a questi fini).
    Una campagna elettorale caratterizzata da un confronto a cuore aperto, dunque utile per tutti (candidati e non), comprova che coloro che partecipano sanno occuparsi della cosa pubblica, esponendo le proprie idee, ascoltando con rispetto quelle degli altri e, perché no, manifestando anche il coraggio di cambiar avviso, se del caso.
    Quanto mi annoiano i “fuori tema” degli insulti, dei rinfacciamenti e delle bassezze!
    Non siamo chiamati a ripetere pedissequamente una convenzione preconfezionata da altri – a volte interessati a lasciare tutto com’è , altre a stravolgere tutto – e quasi sempre fallace.
    Siamo invece chiamati a pensare liberamente – il che, di per sé, importa una certa difficoltà – e ad esprimere una preferenza per l’opinione che ci convince di più.
    Importa l’età, la condizione sociale e/o economica, gli eventuali incarichi pubblici precedenti e l’appartenenza del candidato che l’ha espressa?

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