Di notte, con un’aula parlamentare mezza vuota per l’Aventino deciso dalle opposizioni, Matteo Renzi va avanti a spada tratta sulla riforma costituzionale. A maggioranza. Lui, il Pd (non sempre sembrano la stessa cosa) e il resto della maggioranza di governo. Con il Pd spaccato: Stefano Fassina e Pippo Civati escono anche loro dall’aula. Rosi Bindi resta in aula, ma è furiosa. Anche Pierluigi Bersani lo è, pur rimanendo seduto tra i banchi. “Non possiamo fare noi quello che abbiamo contestato agli altri”. Tutti furenti per la scelta del premier di andare avanti a maggioranza.
L’aria è davvero tesa e la domanda è davvero d’obbligo, ma si può cambiare la costituzione in questo modo? Evidentemente si, prescindendo dal metodo che non è certo dei migliori. Per fortuna resta comunque la “garanzia” che la riforma sarà sottoposta a referendum. Saremo tutti chiamati, però, solo a esprimere un “si” o un “no”, senza modifiche, e quindi ancora una volta ci tapperemo il naso e voteremo il meno peggio. Peccato, un’occasione è andata persa per modificare insieme, maggioranza e opposizione la nostra cara amata costituzione italiana. Vediamo nella bozza approvata cosa cambia sulla base di una sintesi tratta da altro quotidiano.
Quanti saranno i senatori? A Palazzo Madama siederanno in 100 in luogo dei 315 di oggi, così ripartiti: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica che dureranno in carica sette anni (prima erano senatori a vita). Saranno i Consigli regionali a scegliere i senatori, con metodo proporzionale, fra i propri componenti. Inoltre le regioni eleggeranno ciascuna un altro senatore scegliendolo tra i sindaci dei rispettivi territori, per un totale, quindi, di 21 primi cittadini che arriveranno a Palazzo Madama. La ripartizione dei seggi tra le varie Regioni avverrà “in proporzione alla loro popolazione” ma nessuna Regione potrà avere meno di due senatori.
I senatori saranno eletti? Non saranno più eletti direttamente dai cittadini; si tratterà invece di una elezione di secondo grado che vedrà approdare in Senato sindaci e consiglieri regionali, il primo rinnovo del Senato li vedrà “eletti” tutti contemporaneamente, dopodiché la loro elezione sarà legata al rinnovo dei consigli regionali. Il sistema sarà proporzionale per evitare che chi ha la maggioranza nella regione si accaparri tutti i seggi a disposizione. Quale sarà lo stipendio dei senatori? I consiglieri regionali e i sindaci che verranno eletti al Senato non riceveranno nessuna indennità, il che dovrebbe portare allo Stato un risparmio di oltre 50 milioni di euro ogni anno. Con i risparmi che dovrebbero arrivare grazie all’unificazione degli uffici di Camera e Senato (e altro modifiche all’insegna dell’ottimizzazione, non meglio specificate) si dice che si potrebbe arrivare anche a mezzo miliardo di risparmi.
15 febbraio 2015 – Marco Prestileo