Dignità

Anche Cracovia, come altri viaggi, è riuscito a donarmi qualcosa, qualche ricordo, qualche elemento da assumere a spunto di riflessione per i giorni immediatamente successivio. In pochi altri posti ho visto materializzarsi, in modo così perfetto, il concetto di dignità. Il centro di Cracovia è un esempio concreto di come si possa essere poveri ma puliti, ordinati, felici. Tutto è sobrio, tutto è perfettamente in ordine, persino i mendicanti in coda per ricevere il panettone di Natale non sembrano poveri: ognuno di loro sa che “povero” non equivale a “straccione” e, quindi, si mette per bene in fila, pettinato e vestito con ciò che dignitosamente ha trovato nell’armadio. Nessuno chiede monetine per strada per strada. Non troviamo un mercimonio di effigi di Wojtyla, vissuto per molto tempo in quei luoghi. I locali sono pieni di nativi e turisti: i turisti, attratti dal basso prezzo, ordinano tanto e sprecano di più; i nativi mangiano tutto ciò che hanno nel piatto, non si lasciano intimidire da una golonka da 2kg e mezzo o dal boccale di birra da litro.

A pochi km dal centro, se segui i binari fino in fondo navigando verso est, ti fermi al binario (anche lui morto) del campo Auschwitz: là, sono deceduti tanti polacchi quanti ebrei. Polacchi trascinati via dalle loro case, messi al lavoro come schiavi per il solo fatto di vivere nel tempo e nel luogo sbagliato: li ho immaginati nello loro dignità, con il pigiama a strisce sporco ma ordinato, mentre vedono le loro case abitate da estranei. Li vedo mentre aspettano i liberatori russi e li vedo mentre, convinti di ricevere conforto dalla liberazione, finiscono nelle officine rosse, forse un po’ più liberi ma egualmente poveri. Li rivedo nelle parole della nostra guida polacca che, confessandoci il pessimismo insito nella sua natura, racconta ogni privazione di quei tempi come farebbe un nonno con i suoi nipoti. Sotto lo pioggerellina e il vento gelido di Auschwitz, ci dice che tutto ciò che abbiamo visto è esistito, che quelli siamo noi, gli esseri umani. Che un giorno potrebbe capitare a noi di diventare dei piccoli o grandi Kapo. Che in quel giorno, l’unica cosa che potrà salvarci dal trasformarci in bestie, saranno le immagini di questo viaggio, in sequenza, nel piccolo cinematografo in bianco e nero della nostra mente.

I suoi occhi ci augurano un sincero Buon Natale.

29 dicembre 2014 – Albino Dicerto

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