Contentissimo di sapere che, chi mi legge, mi comprende. Il lettore di Bevera e dintorni (e di Ventimigliablog!!!) mi propone alcune precisazioni sul Taylorismo. Il consiglio che do è questo: se vogliamo capire il Taylorismo chiediamo a Taylor, se vogliamo capire il Bonazzismo chiediamo a Bonazzi, se vogliamo capire il Dicertismo, chiediamo a Dicerto. Da quest’ultimo, offrendo una birra, potete ottenere praticamente qualsiasi cosa. Io ho una mia lettura del Taylorismo, frutto di un mio personale studio sul testo The Principles of Scientific Management. Non pretendo che sia necessariamente “la lettura”.
Il consiglio, generale, però, è quello di accedere alle fonti dirette, non a quelle riflesse da un seppur autorevole professore, blogger o giornalista. Tutte le volte che qualcuno “riferisce qualcosa” distorce necessariamente (e spesso, involontariamente) il messaggio di base. Mi permetto solo di dissentire sul fatto che il Taylorismo sia un’utopia. Il Taylorismo (nella sua applicazione Fordista, già quindi “alterata” rispetto all’originale) è, come peraltro ci comunica il nostro lettore, una realtà talmente vera e così poco utopica, da aver modificato per sempre le vite ed il benessere di ognuno di noi. Ford (e Taylor) hanno aumentato la ricchezza di questo mondo, hanno davvero incredibilmente incrementato le dimensioni della “torta”. Sono fatti reali e non utopici. Per quanto riguarda la lotta di classe, consiglio un altro testo. Il mitico Karl Marx scrive un libro lucido almeno quanto quello di Taylor. Sono quasi del tutto convinto che se i due avessero potuto incontrarsi avrebbero avuto molti più punti in comune di quanti gliene riconosca la storia. Infine, parlando di utopie, cito l’utopia del nostro lettore: “bisognerebbe pensare, fra l’altro, a come smontare l’enorme castello di inutili quanto dannosi privilegi elargiti nel tempo da chi ci ha governato e tutt’ora ci governa, soprattutto ai dipendenti impiegati nel costoso ed inutilmente sovradimensionato apparato della Pubblica Amministrazione e della Politica”. Non posso che concordare. E non posso che ringraziare il nostro anonimo lettore per il suo contributo. Parlare di come migliorare quest’Italia disastrata è una cosa che mi da sempre un sacco di gioia. Se la persona con cui parlo è una persona di cultura, la cosa mi rende ancora più felice.
10 giugno 2013 – Albino Dicerto