Come noto, a mio parere, sulla base dei bilanci regolarmente ad oggi approvati, la Civitas non ha debiti. Resta il fatto che dalle dichiarazioni lette sui giornali sembra invece che i debiti ci siano, circa 5 milioni di euro. Il liquidatore della Civitas mai si è pubblicamente espresso, né é tenuto a farlo (pubblici sono i bilanci depositati al Registro delle Imprese).
Il Comune ha invece risolto unilateralmente il contratto di servizio 5 anni prima della naturale scadenza contrattuale. Ha creato un danno alla Civitas? Non mi soffermerei a tentare di dare una risposta a questa domanda, possiamo dire – con la semplicità gestionale che ha caratterizzato l’amministrazione degli ultimi anni – che i rapporti tra Comune e Civitas sono finiti, nessun impegno rimane e quindi i conti d’ordine presenti nel bilancio Civitas spariscono e il Comune pagherà alla Civitas i 700.000 euro dovuti per le prestazioni finora eseguite e risultanti dall’ultimo bilancio approvato. E’ inutile dire che inserire debiti (e quindi costi inesistenti) forzatamente nel bilancio 2013 vorrebbe dire predisporre un bilancio falso, con le conseguenze che ne derivano. La nuova amministrazione si troverà una Civitas in liquidazione con 700.000 euro in cassa e senza debiti e vedrà cosa fare, in attesa che venga deciso il contenzioso tributario in corso.
E gli immobili non venduti all’asta, potranno essere ora ceduti a trattativa privata? Fermo restando la non opportunità, a mio parere, di vendere immobili strategici per la Città, cioè i due immobili acquistati proprio dalla Civitas (ex ACI e ex Enel), credo non sia legittimo farlo salvo che prevedere una vendita in blocco (a differenza delle previste vendite a lotti) il cui ricavato sia in grado di garantire il pagamento del potenziale debito verso il fisco, dopo i due gradi di giudizio. Perché avere poi fretta, ad un mese dalle nuove e democratiche elezioni, di cedere a trattativa privata quello che non si é ceduto con delle aste immobiliari? Perché e chi fisserà il giusto prezzo? Si venderebbe una parte del patrimonio immobiliare della Civitas, quella parte più succulenta, sottocosto per quale motivo?
Ogni vendita deve essere fatta solo con la garanzia di non creare squilibri alla società. Quando mi piaceva insegnare il diritto commerciale avrei detto che il comportamento del liquidatore che, pur essendo a conoscenza dell’irrimediabile squilibrio tra attività e passività, non ricorra ai rimedi concorsuali di cui al RD 267/1942 (la c.d. legge fallimentare), né dia corso ad una gestione liquidativa rispettosa dei diritti di prelazione e della par condicio, operando, al contrario, una liquidazione “a casaccio” (così la recente sentenza del Trib. Genova 2 aprile 2013 n. 1125), che esaurisca la liquidità della società attraverso il pagamento preferenziale di alcuni creditori (il Comune) a scapito di altri, pur se privilegiati (il Fisco) per il solo fatto di aver provveduto a far valere i loro diritti in un secondo momento (nel caso di specie la Commissione tributaria non si é ancora espressa sulla richiesta di sospendere il pagamento) non può che profilarsi come un atto di mala gestio ingiustificato e censurabile. Detto liquidatore andrà, quindi, inevitabilmente incontro, secondo la sentenza appartenente a questo filone interpretativo, a responsabilità, sia sul piano civilistico che penale.
Mettendomi invece dalla parte degli acquirenti privilegiati dalla trattativa privata mi chiederei se dopo aver acquistato e pagato il prezzo non potrei subire un’azione revocatoria, stante le notizie apparse più volte sui giornali e blog. Non si può urlare ai quattro venti che la società ha debiti per 5 milioni, dare atto che le aste immobiliari sono andate deserte e poi svendere alcuni immobili e incassare, ad esempio, 500.000 euro!!! Vorrebbe dire riconoscere lo stato di insolvenza, oppure ammettere che si mentiva e si davano false informative sociali quando si diceva che la società era piena di debiti.
Non devo però insegnare il diritto commerciale e non devo acquistare, quindi ….. considerate quanto sopra come un mero spunto di riflessione accademico.
29 aprile 2014 – Marco Prestileo