Ci siamo, il nuovo catasto comincia ad avere un quadro ufficialmente definito. È la chiave di tutto resta l’algoritmo che porterà a definire le nuove rendite e i nuovi valori catastali degli immobili, che di fatto è già in lavorazione da parte dei tecnici dell’ex agenzia del Territorio, ora in forza all’Agenzia delle Entrate. Con l’approvazione, ieri, al Consiglio dei Ministri, del decreto legislativo sulle commissioni censuarie, mancheranno pochi giorni alla pubblicazione sulla “gazzetta Ufficiale” e all’avvio dei meccanismi esecutivi e alla decorrenza dei termini. E’ quanto risulta preannunciato su “Il Sole 24 ore” di oggi.
Che cosa succederà? Intanto iniziamo a sottolineare il nesso, noto a tutti, tra il valore catastale degli immobili e l’importo delle imposte da pagare annualmente (IRPEF, IMU e TASI) o in caso di trasferimento degli immobili stessi (ad es. imposta di registro). E’ quindi evidente che se il valore catastale degli immobili aumenta, aumentano di conseguenze le imposte da pagare. Tutte dipenderà quindi da come verranno riviste le zone censuarie odierne e dalla equità che i componenti delle Commissioni censuarie applicheranno zona per zona. E’ comunque riconosciuto da tutti che oggi i valori catastali (ante riforma) sono più bassi dei valori reali di mercato. Quindi si prevede che il valore catastale (post riforma) aumenterà, quindi se il Governo non diminuirà (e non se ne parla) le aliquote d’imposta applicabili su detto valore, le imposte aumenteranno.
Le Commissioni censuarie, introdotte in Italia nel lontano 1886, in seguito alla definizione del primo assetto fiscale del Paese, sono tuttora esistenti, anche se di fatto quasi sempre non operative. Una volta entrata in vigore la riforma, “una grande riforma” l’ha definita sabato scorso Renzi su “La Stampa”, il compito delle commissioni sarà quello di definire i nuovi valori da utilizzare per gli estimi catastali, stabilendo il valore medio ordinario di tutti gli immobili attraverso l’elaborazione di un coefficiente che terrà conto della qualità del manufatto, della sua collocazione, dell’anno di costruzione, dello stato conservativo degli immobili e dei valori immobiliari della zona di cui fa parte. La vera novità di questa riforma è che il nuovo valore degli immobili, in futuro, sarà calcolato non più sul numero dei vani ma metri quadri.
11 novembre 2014 – Marco Prestileo