Caso Tortora, il pm Diego Marmo chiede scusa alla famiglia Tortora dopo 30 anni: “Mi sbagliai”

Trent’anni fa Diego Marmo era il pubblico ministero che formulò pesantissime accuse contro Enzo Tortora, poi assolto con formula piena perché il presentatore di Portobello non faceva parte della Camorra. Ma di quelle accuse Tortora morì, e mai nessun magistrato di quel processo aveva pubblicamente manifestato pentimento o rimorso.

Oggi Marmo in una intervista al “Il Garantista”, il nuovo quotidiano di Piero Sansonetti, ammette di avere sbagliato e chiede scusa alla famiglia: “Adesso dopo trent’anni è arrivato il momento. Mi sono portato dentro questo tormento troppo a lungo. Chiedo scusa alla famiglia Tortora per quello che ho fatto”. Durante la requisitoria, nel 1985, Marmo descrisse il giornalista Rai come “un cinico mercante di morte”, riferendosi alla presunta (e inesistente) attività di trafficante di cocaina.

“Mi feci prendere dalla foga”, dice ora al quotidiano. E spiega di non avere parlato prima perché “ho creduto che ogni mia parola non sarebbe servita a niente. Che tutto mi si sarebbe ritorto contro. Ero Diego Marmo, l’assassino morale di Tortora e dovevo tacere”.

Marmo è tornato all’attenzione della cronaca la scorsa settimana, quando è stato nominato assessore alla legalità a Pompei. Molti commentatori lo hanno criticato per non avere mai pronunciato parole di scuse per l’arringa con la quale voleva inchiodare Tortora a reati mai commessi. Oggi quelle parole sono arrivate.

28 giugno 2014 – L’huffington post

Un pensiero su “Caso Tortora, il pm Diego Marmo chiede scusa alla famiglia Tortora dopo 30 anni: “Mi sbagliai”

  1. … Non per voler polemizzare, ma ” meglio tardi che mai “, anche se 30 anni sono veramente troppi, per i miei gusti ….. Anche non volendo fare appello al senso di responsabilità, all’etica professionale imposta a qualunque impiegato dello Stato ( nessuno escluso!), al codice deontologico, direi alla logica e al buon senso , ma viva Dio esiste sempre , o dovrebbe esistere la nostra coscienza…. Sì proprio lei , il nostro giudice più implacabile, colei alla quale non possiamo sfuggire , neppure gli individui più cinici e spietati . E poi che cosa significa : ” mi sono fatto prendere dalla foga ” ???!! Si doveva giudicare un uomo ed i suoi eventuali comportamenti criminali ( non dimentichiamoci mai che nel momento in cui di decide di condurre in giudizio una persona forse è il caso di avere quello che viene chiamato dagli addetti ai lavori , un solido impianto probatorio ….), mica si può pensare : ” bè se mi sbaglio , chi se ne frega , tanto la responsabilità per ciò che faccio non è mia …..”. E se proprio la vogliamo dire tutta anche i soliti giornali dell’epoca hanno cavalcato la tigre non poco ( d’altro canto che cosa ti vuoi aspettare da un certo tipo di giornalisti , che si affrettano a scrivere titoli a caratteri cubitali per sbattere il presunto colpevole in prima pagina , salvo quando assolto relegare la notizia in ultima pagina in un trafiletto che risulta occupare uno spazio minore di un necrologio ??). Che dire allora di Marmo , che ha avuto coraggio ? Che dopo anni di travaglio interiore è riuscito a decidersi a chiedere scusa? Che non era tenuto a farlo ? Che in un paese nel quale la deresponsabilizzazione è divenuta il primo sport nazionale superando perfino il calcio , può considerarsi un’anima pura meritevole del perdono cristiano da parte della famiglia Tortora e della società civile ? Direi che la risposta è no per tutte le domande . Per quanto mi riguarda non puo’ esserci perdono quando si gioca con la vita di un essere umano ( sono di formazione cattolica , ma in me prevale la logica della laicità e della ragione ), e se ci si rende conto di aver sbagliato in talune occasioni si dovrebbe avere il buon gusto di tacere: se non altro per rispetto nei confronti di chi ha subito tale ingiustizia ed è morto cercando di dimostrare la propria innocenza .
    Sottolineo ancora una volta che le opinioni riportate nel post sono riconducibili alla scrivente .
    Buonanotte .
    29 giugno 2014 – Beatrice Manzini –

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