Nella fattoria politica intemelia c’è chi è convinto di avere trovato la password per entrare negli “Arcana Imperii”, ma è solo Photoshop

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Nella fattoria politica intemelia c’è chi è convinto di avere trovato la password per entrare negli “Arcana Imperii” dopo aver pelato patate e lavato piatti per qualche anno in cucina.
L’opinione individuale non esiste per questi hacker della democrazia, per loro il consenso collettivo si conquista dietro lo schermo di un computer muovendo telematicamente legioni di anonimi burattini.
È sufficiente disegnare sui social i profili senza volto di alcuni diadochi di Tano e subito i Metternich della tastiera organizzano un Congresso di Vienna e allacciano i fili invisibili del Potere sulle rive del Roya.
Condividono, in pratica, con l’uomo della Santa Alleanza che anche “Ventimiglia” e non soltanto l’Italia è una “espressione geografica” e che il suo concetto di popolo riguarda il dialetto e non ha “valore politico”.
Senza però il finale: “In Europa allo stato attuale esiste un solo vero uomo politico, ma disgraziatamente è contro di noi. È il conte di Cavour”.
Lo nascondono non perché lunedì scorso se ne è impossessato Berlusconi ma perché pensano a Tano, uno che è contro di loro.
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Più passa il tempo e più mi persuado che Gramsci aveva ragione da vendere quando già 87 anni fa scriveva che il potere sovrano “per Grazia di Dio e Volontà della Nazione” non esiste più: “Il potere è la capacità di fare, la politica è decidere che cosa fare.”
Il problema è che il “fare” che occorre decidere e di cui bisogna essere capaci non è più quello dei suoi tempi.
Oggi, diciamocelo chiaro e guardandoci negli occhi, il politico “casual” eletto in qualsiasi ruolo in un qualsiasi Comune italiano e quindi anche a Ventimiglia, ha di fronte un “trilemma”.
O si adatta a essere il pupazzo “Rockfeller” di un burocrate apicale ventriloquo a sua volta incaprettato in un modello organizzativo connesso, tipo l’urbanistica intemelia dell’ultimo triennio.
Oppure non lo accetta per i più vari motivi, tipo scontro frontale sulla protezione civile o buccia di banana della Coop di via Tacito.
Oppure, e questo è il caso di Tano, esternalizza e appalta i servizi in cucina e in sala e nei briefing quotidiani detta il menu, e come si fa nell’impresa impartisce le informazioni e le istruzioni necessarie, consapevole del proprio ruolo di “decisore” politico e non di esecutore tecnico o burocratico.
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Una specialità trend sui social è quella culinaria, con immagini di manicaretti sui fornelli o impiattati.
L’altro giorno il nostro metaforico cuoco capo partita ne ha pubblicato una sui social, precotta e alle Calandre e al Porto degli Scoglietti.
La sua intenzione era chiaramente quella di far sapere al mondo di essere presente negli “Arcana Imperii” a dare una mano al loro titolare, il Commissario prefettizio.
Però lo ha fatto usurpando le competenze tecniche del responsabile del procedimento, il burocrate apicale rimasto senza un pupazzo “Rockfeller” da far parlare.
Minestra riscaldata sul fornello di una Conferenza dei Servizi, tipo quella decisoria del
1° luglio scorso che ha approvato il progetto definitivo della pista ciclopedonale tra via Tacito e via Dante e della traslazione della passeggiata a mare, o tipo quella del precedente 12 aprile che ha fatto altrettanto per il progetto definitivo della passerella ciclopedonale sul fiume Roya, messa in sicurezza degli argini nel tratto terminale e riqualificazione urbana.
In questo caso, però, non si è trattato di opera pubblica comunale ma di opera di difesa costiera di un privato sub-concessionario del Demanio marittimo pubblico, progettata e eseguita a sua cura e spese per mettere in sicurezza la Falesia di Punta della Rocca, precedenti opere da lui eseguite in sub-concessione e altri ambiti marini e terrestri da esse interessati e coinvolti, esposti a criticità di varia natura.
Cinque mesi ad oggi, domenica 23 ottobre 2022, si era concluso il procedimento tecnico-burocratico di approvazione del progetto definitivo con la determinazione conclusiva del 23 maggio 2022 n. 408 che ha chiuso la relativa Conferenza dei Servizi.
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È un manicaretto fatto col Photoshop perché i meriti aggiunti sono postumi e surreali, tutto si è svolto “secundum natura” direbbe Lucrezio, come il sorgere del sole o il cadere della pioggia.
Però c’è anche un risvolto apologetico in tutto questo.

Ieri mattina il soggetto privato ha iniziato i lavori mentre il soggetto pubblico delle due Conferenze dei Servizi che citavo prima e di ogni altra Conferenza futura e/o in corso dovrà aspettare anni e anni prima di poterlo fare e questo a onta e discredito dei carbonari ai quali i cuochi insubordinati e i loro  adesso fanno la serenata dietro lo schermo di un computer.

Bruno Giri

Perché tutti i miei salmi finiscono in gloria, quella di Tano

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Ieri pomeriggio una amica e coetanea mi chiedeva perché tutti i miei salmi finiscono in gloria, quella di Tano.
Insolente e scherzosa, ha voluto sapere se lui mi pagava per incensarlo oppure se si trattava di una mia “idea fissa”, la classica monomania senile che si manifesta sotto forma di una ostinazione ossessiva sistematizzata.
In effetti, esclusa la prima ipotesi, ironica e provocatoria, la seconda non ha più smesso di ronzarmi in testa.
Colpa dell’orticaria che esplode ogni volta che mi imbatto nella vittima di qualcuno che, per dirla con Einstein, “ha ricevuto solo per errore il cervello: un midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente”.
E Tano è come il miele per le mosche, ne attira interi sciami.
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L’eruzione cutanea, devo premettere, scatta in me in automatico e non guarda al colore della pelle, non si ferma alle idee e neppure alla storia della vittima, è sufficiente il torto inflitto da uno al quale il cervello non serve, il malvagio intelligente non ce la fa a provocarla.
Fruttero e Lucentini ci sono andati giù pesanti, lo hanno chiamato cretino e alle sue gesta hanno dedicato monografie, io preferisco la definizione di Einstein che non offende nessuno e poi, oltre tutto, in me interviene subito un potente antidoto, mi passa appena prendo le parti della sua vittima.
Da giovane reagivo a tutto, non andavo troppo per il sottile e nelle mie autoradio sono transitate cassette, floppy MP3 e chiavette USB di ogni genere e colore, dagli Inti Illimani a Joan Baetz, dalle canzoni anarchiche agli inni falangisti, dalle ballate sovversive al Chè e all’Internazionale, l’inno proletario mondiale.
Poi in vecchiaia ho imparato a scartare le persone malvagie e a selezionare solo quelle, magari brave persone, però dotate di cervello superfluo e questo perchè le loro cazzate non avendo movente o giustificazione razionale colpiscono nel profondo la mente e il cuore.
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Dopo la premessa maggiore passo a quella minore, il torto inflitto a Tano.
Per capirlo serve il cantastorie sanremasco che racconta la battaglia navale dei “ventimigliusi” arrivati nel golfo di Sanremo, davanti a Santa Tecla.
Avevano scavato il tronco di un fico per farne un cannone e lo avevano riempito di polvere da sparo e chiodi.
Accesa la miccia il cannone era esploso a bordo squarciando lo scafo e mentre il barco colava a picco il capitano commentava: “Sacranun! Se sul nostro barco c’è tutto questo, chissà che disastro abbiamo fatto nel “paise” nemico!”.
Ecco, Tano è un “ventimigliuso” che vede le cose dal lato opposto del cannocchiale e la ciurmaglia carbonara che “ha ricevuto solo per errore il cervello” e che ha affondato il barco gli ha fatto un torto “ad personam”.
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La conclusione è sotto gli occhi di tutti, soprattutto delle persone normali, di quelle più semplici, dei non addetti ai lavori, di chi non si appassiona ai bla-bla-bla della amministrazione pubblica fai-da-te.
Ai loro occhi paralizzare la città per un intero anno è vandalismo, come quello notturno all’oasi del Nervia o in città con l’arredo urbano o quello di chi imbratta i muri e abbandona la rumenta dove capita.
Quelli che lo negano non lo fanno col cervello ma con altri organi diversi anche dal midollo spinale di Einstein, chi lo fa col fegato per rancore personale, chi lo fa con la pancia perché “tiene famiglia” e chi lo fa con altri organi, orifizi e protuberanze che non nomino ma che è facile intuire.
Ecco il sillogismo che mi spinge, a gratis, a prendere le parti di Tano, tutto lì.
Bruno Giri

Parola di gabelliere

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In una delle mie vite precedenti ho fatto per sei anni il gabelliere.
Anzi, sono stato l’ultimo direttore a Sanremo, dopo di me l’imposizione locale e diretta sui consumi sarà abolita e prenderà il via la finanza derivata con i trasferimenti taglieggiati dal pizzo dello Stato.
Erano i primi Anni Settanta e nel mezzo secolo che ne è seguito nel mio piccolo in ruoli e mute diverse cavalcherò da “surfer” lo tsunami riformatore che doveva cancellare l’eredità del “bieco ventennio” non soltanto in campo tributario.
Oggi mi guardo indietro e con tristezza infinita mi sento al tempo stesso spettatore e partecipe di un assurdo inganno.

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Mi spiego.
Tutte le riforme con le quali ho avuto a che fare erano ispirate al Vangelo della Costituzione come capitoli di un Messale sul quale la democrazia celebrava ogni volta una “Missa Solemnis” con il “Te Deum” finale.
Con la madre di tutte le riforme, il decentramento regionale dello Stato etico fascista, eravamo partiti forte, a Genova ricordo l’esordio con Gianni Dagnino primo presidente della nascente regione e con i suoi due dg Badano & Lombardo.
Da dirigente mi erano toccati in sorte un paio di settori nei quali l’apparato centrale era fortemente radicato in Liguria con strutture e con personale di un certo rilievo, tipo quelli dei tre Enti nazionali di formazione professionale o quello dei servizi su base comunale per il diritto allo studio, tipo i patronati scolastici.
Ma tutte le riforme erano recalcitranti, Roma non ha mai mollato del tutto l’osso, e con fondi nazionali da spartire, leggi-quadro autoritratto e materie riservate, come con Penelope si riprendeva di notte quello che aveva mollato di giorno.
Alla fine, mezzo secolo dopo, lo Stato che era chiamato a realizzare la Costituzione, un po’ come la Chiesa con il Vangelo, ha invece ottenuto l’opposto, come un prete che confonde la parole di Dio con la liturgia del messale.

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Torno da dove sono partito e dove l’inganno si tocca con mano, il livello comunale e in particolare per ragioni empatiche non più a Sanremo ma a Ventimiglia.
Qui, come in ogni altro comune d’Italia, si celebra la liturgia elettorale, non c’è più il podestà ma si elegge direttamente il sindaco, si applica il principio cardine della prossimità, solo temperato da quelli delle tre “e”, -efficienza, efficacia e economicità- attraverso la partecipazione a livelli sovracomunali.
Qui come dappertutto il rituale burocratico è digitale, imprigionato in un server monitorato a Genova e a Roma da secondini che vigilano sul rispetto del messale che vuole tutti i comuni uguali di fronte alla divinità statale e al Dio minore regionale.
Cioè, esattamente agli antipodi del principio costituzionale di prossimità secondo il quale tutti i comuni, ai vari livelli territoriali e demografici, sono diversi.
L’inganno è questo: per esempio quasi un secolo fa il podestà Agosti spiegò a Mussolini che i giocatori emigravano a Montecarlo e ottenne il casinò, invece il futuro sindaco compilerà moduli digitali che con un clic finiranno in un algoritmo senza anima e senza memoria e non otterrà un cazzo.
In compenso lo Stato si ricorderà del Roya nel PNRR non per metterlo in sicurezza in base alle prescrizioni urgentissime del Piano di Bacino ma per aprire altri due pozzi nel suo subalveo e poi dirottarli lontano.
Lo stesso Stato che ignora il muro francese contro il quale a Ventimiglia vanno a sbattere i migranti che poi restano lì storditi e abbandonati e che ha dimenticato le sue sovrastrutture ferroviarie e stradali in disarmo che hanno sequestrato e ibernato vaste porzioni strategiche del territorio comunale, come cetacei spiaggiati da decenni.

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Ne parlo perché qui a Ventimiglia il confronto non è tra persone chiamate a cliccare, ma tra chi accetta questo ruolo passivo da robot, pensa anzi di avere solo lui il ditino giusto per schiacciare il tasto, e invece chi, come Tano Scullino, non si è mai appiattito sull’inganno che sostituisce lo Stato etico fascista ma attento alle diversità con un server nazionale e regionale che applica un messale omogeneizzatore e egualitario.
Tano è una specie di rabdomante che trova l’acqua pubblica e privata dove per tutti gli altri c’è il deserto.
E se lo dice un gabelliere che nel tempio comunale ha riscosso dai fedeli le decime evangeliche e non un’elemosina decimata da uno Stato rapace dovete credergli.

Bruno Giri

Il “duck test” di Bruno Giri

In primo piano

“Se sembra un’anatra, nuota come un’anatra e starnazza come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra” è il mio “duck test” nel quale sostituisco il palmipede con il bipede che, a sua volta, si candida a sostituire Tano come sindaco di Ventimiglia.
Per ora siamo ancora all’abduzione, un sillogismo claudicante, che serve a cercarlo nella culla per poi affidarlo alle cure di Erode.
I primi vagiti provengono dai social e per ora sono solo dei “ballon d’essai” per saggiare il vento che tira.
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In questi giorni di attesa del nuovo Governo nazionale si discute sul ruolo dei politici e dei tecnici come fossero due categorie antropologiche contrapposte, quella dei primati cercopitechi che si arrampicano sulle poltrone e quella dell’homo sapiens, pensoso e saggio custode della Scienza e dei nostri destini.
Dietro a tutto questo, diciamocelo, si nasconde chi rimpiange un banchiere rettiliano a sangue freddo che custodisce i Misteri Eleusini o chi sogna un Platone alla Osho che nell’Areopago di Palazzo Chigi intrattiene i discepoli sul significato dell’Essere e sulla lotta tra il Bene e il Male.
Per i sindaci è peggio perchè non esiste una disciplina accademica che laurei scienziati specializzati nella loro specifica materia che è onniscientifica e tutto-logica su base ecumenico-universale.
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Ecco perché nella mia personale “Fattoria degli Animali” l’anatra è incerta e probabile.
E non solo per il “Chi?” ma soprattutto per il “Quale?”, visto che un sindaco non è mai uguale a un altro e che le diverse sotto-categorie si intersecano, si sovrappongono e si confondono.
Personalmente da funzionario e da amministratore pubblico, da dirigente di Partito e da privato cittadino ho avuto a che fare con una quantità enorme di sindaci e mi sono fatto una mezza idea sul loro genus e species animali.
Il mio primo sindaco era di Sanremo eletto nel secondo dopoguerra, ma lo conoscerò da ex, da avvocato, quando mi difese da una querela dei missini Gigino Bensa e Bruno Tamponi offesi da un mio articolo sul “Popolo Ligure” dal titolo “Nostalgici inquieti” che toccava non la loro nostalgia politica ma l’inquietudine amministrativa.
Dopo di lui tutti gli altri, a partire da Asquasciati nel 1951 a Sanremo fino a Scullino, oggi a Ventimiglia.
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Nel vasto campionario per me i migliori sono stati i sindaci, chiamiamoli: “fantasisti”, sia che la fantasia fosse la loro e sia invece che appoggiassero efficacemente quella altrui.
Qualche esempio aiuta a capire, tipo quello dell’economia di scala che ti dice che “besogna esse ben dù de scorsa a nu capì che l’uniun fà a forsa” e spinge i Comuni a associarsi per i servizi a rete, dal ciclo dell’acqua alla distribuzione del gas, dalla commercializzazione dei fiori allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
In questo campo il primo cittadino può essere un ostacolo per il suo miope egoismo di campanile o di Partito, come è accaduto contro Rivieracqua a Ventimiglia con Ioculano, a Sanremo con Biancheri e con Capacci a Imperia.
Oppure può essere una risorsa quando accetta e si accolla con coraggio oneri e rischi collettivi di carattere finanziario, operativo e di impatto ambientale a carico del proprio Comune e a favore di tutti gli altri.
Come si è verificato a Sanremo con i vari Pancotti, Parise, Vento, Pippione, Oddo e Bottini nei diversi casi dell’acquedotto del Roya, del Mercato dei Fiori, del raddoppio ferroviario, delle discariche di Valle Armea e altro ancora.
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Dei peggiori sindaci non farò i nomi e mi limito a dire che la loro più grave colpa non è la disonestà, come si ama credere, ma l’inutilità.
Personaggi prestati all’Amministrazione pubblica che hanno svolto ruoli decorativi per soddisfare piccole ambizioni personali, o per miserabili interessi di bottega o a scopo meramente promozionale mentre passavano treni che non sarebbero mai più tornati indietro e si perdevano occasioni imperdibili.
Amministratori che hanno operato telecomandati dall’esterno o col pilota automatico burocratico dall’interno.
Averne conosciuti tanti ha rafforzato in me l’opinione che vince la gara a chi è il peggior sindaco non quello disonesto che porta a casa le mele ma l’inutile che lascia seccare l’albero.
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Non so se alla fine Erode sia stato graziato per la sua selezione dei primogeniti che ha spalancato le porte all’avvento del Messia, però il Malthus politico che è dentro di me vorrebbe la sterilizzazione delle anatre man mano che scendono nel Roya a nuotare e a starnazzare, e credetemi lo dico non per promuovere il provvidenziale ritorno di Tano ma per evitare a Ventimiglia le sette piaghe che tengo per me e che non vi dico.
Sappiatevelo.

Bruno Giri

Chi non si è mai rifugiato nella logica assolutoria del gruppo, e ha saputo mantenere la propria individualità

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Coperti dal segreto e senza vincolo di mandato i senatori ieri a Roma hanno confermato di essere “boni viri” e al primo turno hanno eletto Ignazio La Russa loro presidente.
Poi, sul fatto che il Senato per Cicerone sia una “mala bestia” faccio un distinguo perché non tutto il male viene per nuocere.
Per esempio diventa un bene quando la malvagità collettiva e impersonale del Senato non serve ad assolvere ma a condannare il pugno di congiurati che ha assassinato Cesare e che ha pugnalato Scullino e quelli che nel quadrunvirato elettorale di centrodestra non hanno votato La Russa.
Lo penso nel tirar fuori dall’album di famiglia di tre anni fa il triangolare tra Berrino, La Russa e Scullino a Ventimiglia in un quadretto da aggiornare e che vede il primo conquistare il laticlavio, il secondo salire alla presidenza del Senato e del terzo mostrare al popolo di Ventimiglia la tunica insanguinata come Marco Antonio con quella di Cesare.
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Tre pecore nere che per un verso o per l’altro non si sono mai rifugiate nella logica assolutoria del gruppo e che hanno sempre saputo prendersi le proprie responsabilità individuali, nel Governo regionale, all’opposizione del Governo nazionale o alla guida della propria Città, ognuna nel proprio ruolo.
Oggi in una comunità politica manipolata da meccanismi ultra sofisticati non condividere la banalità del male è follia suicida.
Né più né meno come ai tempi di Gesù quando a metterlo in croce è stato il gruppo, cioè prima il Sinedrio e poi la folla convocata da Ponzio Pilato, due entità impersonali che lo avrebbero assolto se soltanto avesse rinnegato tutto e smesso di dirsi il Messia.
Così i tre congiurati che il 23 giugno scorso hanno fatto cadere l’Amministrazione Scullino hanno un nome e un cognome però la logica perversa del sinedrio leghista li ha resi anonimi, si è assunta la paternità del gesto e ha convertito il male in bene.
Di fronte alla condanna del 25 settembre scorso la mala bestia si rifugia nella matrioska CDU, Centro Destra Unito, con una chiamata di correo che grida vendetta al cospetto di Dio e degli uomini.
Un elettore su tre a Ventimiglia ha scelto un senatore “bonus vir” e tale rimarrà, conoscendolo ne sono certo, soprattutto dopo aver visto all’opera al Senato 16 disertori assolti dalla logica della “mala bestia” che confonde tra lealtà di gruppo, omertà e complicità di cui non sa pentirsi

Bruno Giri

 

I° puntata de il “Barbablù Intemelio”

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Ah! le donne !

Prima o poi mi aspetto il “book vernissage” di un thrilling intrigante, il noir “Barbablù Intemelio”, con sconvolgenti testimonianze di donne svilite e angariate da un macho duro e maturo.

In altre parole, lo sfogo letterario delle vittime di Tano Scullino, lo stalker seriale che con la scusa delle quote rosa le ha perseguitate in Giunta.
È l’impressione che si ricava leggendo i comunicati stampa e i virgolettati femminili che, ad onta delle lauree accademiche, tradiscono una certa propensione al gossip e alla fiction tv, frutto di radicata consuetudine alla lettura dei rotocalchi piuttosto che al ripasso dei testi sacri della pubblica amministrazione, dell’urbanistica, del diritto, dell’economia e della politica.
Roba da “Isola dei Famosi”, al massimo da riderci sopra.
A patto però che la roba non venga sbattuta in faccia a un tipo permalosetto come Tano.
Uno che non si fa salire la mosca al naso e non si lascia espellere dal circo mediatico come un qualsiasi Cugino di Campagna, sotto gli occhi di Ilary Blasi e di Vladimir Luxuria.
Così le repliche di Tano, più che smentite suonano come scomuniche “latae sententiae” e anatemi biblici, tanta roba.
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Noi ci scherziamo sopra, però per capirlo mettetevi prima nei panni di uno un pò fumino e poi provate a rimanere sereni e impassibili dopo aver letto che “fin dal primo giorno Scullino è stato il sindaco dei nuovi supermercati”, accusa riferita alla storica vicenda bellica del supermercato Coop di via Tacito.
Proprio lui che il 28 maggio 2019, primo giorno da sindaco, si è trovato nel pieno della Seconda Guerra Punica con la patata bollente del supermercato in mano lasciatagli in eredità dal suo predecessore, il cartaginese Annibale Ioculano, reduce della sconfitta della Prima Guerra Punica dopo le due disfatte della battaglia del TAR il primo febbraio 2019 con sentenza n. 89/2019 e del Consiglio di Stato il 24 dicembre 2019 con sentenza n. 8801/2019, la madre di tutte le battaglie.
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Sentirselo dire dalla mitica casalinga di Voghera ci può stare, ma non da una bullizzata che di mestiere fa l’avvocato, oltre tutto assessore presente in Giunta quando alla vigilia di Natale 2019 arrivò in Comune il conto di € 15.000 da pagare per le spese legali.
Da allora la fanciulla avrà 11 mesi per studiare quella sentenza prima del 16 Novembre 2020 quando sfuggirà dalle grinfie del Barbablù Intemelio e entrerà in Consiglio regionale a Genova, la sede competente a decidere se il supermercato s’ha da fare o no.
Cito testualmente il Supremo Collegio amministrativo: “L’erronea qualificazione della variante urbanistica alla stregua di aggiornamento non sostanziale ha infatti comportato la rimessione della procedura di screening ad un’autorità incompetente (il Comune di Ventimiglia) anziché la Regione Liguria.”
E la Giunta regionale con atto n° 499-2022 nella seduta n° 3741 del primo giugno 2022 ha approvato la variante al PUC per la localizzazione a Ventimiglia di una nuova zona correlata alla realizzazione di un edificio commerciale -Media Struttura di Vendita- e contestuale verifica di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica.
Ecco perché Tano si è incazzato nel vedersi attribuire la paternità “fin dal primo giorno” di un trovatello concepito dal PD un paio d’anni prima e adottato quest’anno a Genova da una matrigna che per pudore elettorale lo nasconde agli occhi della gente dicendo in giro di essere stata stuprata da Scullino.
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Completamente diverso è invece l’atteggiamento di Barbablù nei confronti di un’altra preda, questa volta architetto con delega all’urbanistica.
Una che il 27 giugno -evidentemente sotto ipnosi- ha dichiarato: “Si è detto che il Sindaco sia un ‘accentratore’ ma non è così perché ha invece sempre delegato noi Assessori che, in Giunta, abbiamo sempre raggiunto l’unanimità nella votazione delle pratiche”.
Salvo poi il 3 ottobre scorso liberarsi dalla possessione diabolica e rimproverare Tano perché “si amministra per gli altri, e non per se stessi”, brutto egocentrico che non sei altro! Meglio Pizzileo, il Rasputin de noantri!
Tano non l’ha cagata, come del resto ha fatto anche per il suo Virgilio, e si è accontentato di vederle stampata addosso la lettera scarlatta che svela al mondo il tradimento col maggiordomo che si crede un Messia.
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La trama del noir si snoda per tre lunghi anni nei quali le ingenue ancelle ne hanno subite di tutti i colori, “”Scullino ha di fatto agito sempre come un padre padrone non ascoltando i suoi consiglieri e i suoi assessori, anzi, denigrandoli” è lo sfogo liberatorio di una di loro, scampata al martirio.
Il tutto ambientato in una coreografia stile vittoriano, alla Mister Hyde, con Tano-Erode truce “disgregatore di asili nido” (sic!), sordo al “confronto e a un dialogo costruttivo” l’equivalente del “Parliamone!” delle mogli con problemi di coppia.

Non voglio anticipare nulla sul finale del noir, lascio al lettore il piacere di scoprirlo, mi limito a dire che anche Barbablù, come il Duce, ha fatto qualcosa di buono, tenere mansuete per un triennio queste guerriere.

Bruno Giri

Scullino a Riolfo : un bel tacer non fu mai scritto !

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Un bel tacer non fu mai scritto!

Ancora una volta, la consigliera regionale Mabel Riolfo ha perso una buona occasione per tacere anziché scagliare i suoi strali contro la mia persona e dimostrare quanto il suo percorso di pensiero sia ingannevole e contradditorio nelle sue stesse manifestazioni.

“L’ex sindaco Scullino dimostra di essere un uomo politicamente solo” è la frase che costituisce l’incipit dell’intervista rilasciata dalla Riolfo ad un giornale. Ma di questo non stupirei: già altre volte sui giornali fui definito “uomo solo al comando” e ad ogni crisi amministrativa mi fu attribuito il ruolo di catalizzatore esclusivo di tutte le decisioni di governo della città. Ruolo che peraltro credo di aver sempre svolto con parsimonia e oculatezza, nella responsabilità di portare avanti scelte assennate e non scellerate come quelle che qualcuno ha recentemente assunto. E ammetto volentieri di essere spesso ‘solo’ quando intendo sfrondare la congerie politica di voltagabbana. Stupisco invece quando, ancora presa nel vortice della disanima, la stessa consigliera regionale arriva ad affermare di essere stupita (lei!) che ‘ ad oggi i suoi sostenitori vogliano costituire delle associazioni’.

Affermazioni contradditorie, perché un politico è ‘solo’ -come mi ha appena definito – in virtù di un abbandono da parte di terzi – , ma allora questi ‘suoi sostenitori’ – successivamente chiamati in causa- ci sono o no o appaiono a intermittenza? O solo o con sostenitori. Delle due l’una.

La logica non è un’opinione e non lo è nemmeno la capacità politica di amalgamare e coinvolgere i ‘ sostenitori’ che, a detta sempre della consigliera vorrebbero ‘creare un dialogo coi cittadini per fare delle liste civiche”. Credo proprio che questo sia il nodo cruciale della questione: la creazione di liste civiche che potrebbero infastidire i partiti già sempre meno condivisi – e l’astensionismo elettorale ce lo ha recentemente ribadito- e distrarre voti da coalizioni politiche vecchie di saltimbanchi e traditori dell’ultimo minuto.

La consigliera Riolfo, dice di aver cercato un confronto con me prima di quella scelta incredibile –  e, come abbiamo visto, politicamente suicida per il suo partito – che ha portato alla caduta del consiglio comunale e che, a suo dire, non è stata una scelta carbonara!  Credo sia evidente a tutti, e il mio curricolo lo conferma, che sono un politico di vecchio stampo, formatosi nei consigli comunali in cui si votava la fiducia ad un Sindaco dopo aver ben discusso tutte le sue manchevolezze, accettandone le motivazioni e cercando insieme, laddove era possibile, gli strumenti di nuovo indirizzo. Non c’erano riunioni nelle segrete stanze e passaparola social che sfociavano davanti a notai.Confesso che questi mezzi mi sono ostici.

Siete andati a firmare di nascosto da un notaio, tramando alle mie spalle, nell’ ombra, come i carbonari e i traditori. Indubbiamente spesso non vengo amato perché ho il coraggio di dire ciò che penso di fronte e non alle spalle delle persone, e ve lo dico: era questo il confronto che cercavate con me? Queste le vostre modalità?

Quale migliore opportunità esisteva di un confronto leale,chiaro e diretto in consiglio comunale, la sede più idonea alla discussione democratica, un chiarimento sereno e pubblico, magari in diretta, o anche in streaming, ma pubblico, a futura memoria e soprattutto nel rispetto dei cittadini? Alla luce del sole sarebbero emerse le vostre ragioni e le mie, faccia a faccia. Invece no. Avete ‘cercato il confronto ’  al di fuori dei luoghi deputati ad accoglierlo, rendendo vani anche gli strumenti che gli organi di governo hanno per chiedere e discutere e chiarire le problematiche. Tramando alle spalle senza dare modo di rendere esplicite e chiare le decisioni, di fugare ombre e dubbi: questo era il vostro confronto? Commissariare una città e tapparmi la bocca!!!! Poi sarei io il padre padrone ….

Ora che le ferite di ciò che hanno fatto sono ancora fresche e la città comincia a sentire la ricaduta di quanto avvenuto bloccando la mia Amministrazione e con essa tutti i progetti già in via di realizzazione, la consigliera Riolfo si augura un futuro candidato sindaco che guardi alla vocazione turistica e commerciale della città. Forse che la consigliera si augura un prossimo candidato che mi somigli? Perché non ho solo sviluppato i famosi ‘chilometri di marciapiedi’, ma ho dotato la città di due isole pedonali e di tre nuovi parcheggi nelle aree ferroviarie per un totale di 1.500 posti auto che risolverebbero il problema del traffico congestionato e del parcheggio selvaggio. E non dimentichiamo il proseguimento della pista ciclopedonale a sbalzo sul mare, il rifacimento dei giardinetti pubblici, una miriade di medi e piccoli interventi in ogni dove. Abbiamo previsto tre parcheggi frazionali (Calvo, Bevera, Varase) e già completato il nuovo allestimento della piazza a Grimaldi. Abbiamo investito decine di milioni in tre anni, facendo i conti con la pandemia e l’alluvione. Tralascio tutti gli importanti progetti (che sommano 25 milioni!), sospesi o annullati a causa del commissariamento (passerella, centro sociale, prolungamento della ciclabile, mercato, scuola del Centro storico, sottopasso di Peglia, via due Camini, viabilità di cornice, nuova destinazione del Parco Roja….)ma rivendico la volontà di dare a Ventimiglia un assetto turistico di ampio respiro e di maggiore vivibilità e qualità di vita. Tutti gli importanti interventi già avviati dai privati nel Centro Storico, il Porto fronte mare, il Campasso campussportivo con scuola internazionale, il villaggio turistico di Grimaldi con la scuola di botanica saranno determinanti per definire il rilancio della città. Però la consigliera mi contesta di aver rifatto solo i marciapiedi o di aver pensato a progetti faraonici! E auspica un futuro sindaco che renda la città dimenticando più vivibile e sicura, dimenticando di avere,proprio loro, bloccato il centro di accoglienza. Scusate, tutte queste contraddizioni mi fanno girare la testa. Desidero ricordare alla Riolfo che la Lega ha preteso e ottenuto da subito la delega alla Sicurezza e all’Immigrazione, restituita dopo due anni e mezzo di nulla. Sempre loro decisero di non accettare l’organizzazione di una qualsivoglia minima struttura provvisoria di accoglienza proposta dal Prefetto, la quale struttura avrebbe dato riparo temporaneo ai migranti ealle famiglie con minori, col dovuto controllo sanitario e di polizia.

E desidero ancora aggiungere una riflessione perché, in tutte queste mie mancanze, non mi torna il ruolo che la stessa consigliera regionale, ex Assessore per i servizi sociali di Ventimiglia, responsabile della Lega e ‘collega’ di partito del deputato Di Muro, ha giocato nei confronti della città. Cosa ha fatto ‘lei’ per la sua città, quale aiuto ha dato?Quale aiuto hanno dato entrambi al futuro di Ventimiglia? E mi chiedo perché gli assessori, e soprattutto appunto quelli della Lega, pur non condividendo il mio operato, nonabbiano mai votato contro le pratiche presentate né mai si siano astenuti dal voto nelle centinaia e centinaia di delibere discusse, sempre approvate all’unanimità. Per gli altri farneticanti addebiti, quali la pratica COOP, approvata a maggioranza e soprattutto già avallata dal pd, mi preme sottolineare come il consigliere Palmero sia stato uno dei pochi a votare contro tale pratica: lui, appartenente alla mia lista civica, di solido consenso popolare.

E qualcuno, adesso, se ne duole, a parole, e addossa a me l’unica responsabilità. Che certamente ho. Perché ho voluto cambiare la città e renderla più bella e ordinata, turisticamente e commercialmente più appetibile, e se avessimo continuato a fare il nostro dovere e rispettato responsabilmente il mandato dei ventimigliesi, la città avrebbe trovato, in poco tempo, un maggiore respiro.

Allora chiedo alla consigliera Riolfo di approfondire meglio le sue informazioni: le tasse ai cittadini non sono state aumentate, alle frazioni erano stati assegnati 250.000 euro (mai spesi), la scelta relativa all’asilo nido è stata l’unica possibile e tutto sommato accettabile, le varie associazioni hanno sempre collaborato con la mia amministrazione, con reciproca soddisfazione. E per finire le chiedo di verificare meglio l’ipotetica perdita dei finanziamenti regionali per la ricostruzione della passerella: noi li abbiamo ottenuti – quattro milioni- ma purtroppo Ventimiglia li perderà perché la gara per i lavori di ricostruzione è stata sospesa ed il termine per l’inizio lavori scade entro l’anno. Se in un futuro si riprenderà in mano questo progetto, si potrà realizzare nel giro di cinque anni e solo allora i ventimigliesi riavrannol’importante passerella di collegamento cittadino, nevralgica anche sotto l’aspetto di collegamento economico tra le parti della città.
Cinque anni di attesa di cui la Lega, che ha voluto la caduta della mia Amministrazione, è la responsabile.

Gaetano Scullino

 

 

I numeri parlano chiaro su ciò che bolle in pentola .

In primo piano

Raga, è arrivato il momento di sfatare il luogo comune che a Ventimiglia esista una categoria di eletti dallo Spirito Santo con la missione di evangelizzare i poveri cristi che a loro insaputa portano la croce del vivere quotidiano.
La manipolazione genetica “ordinaria” avviene nell’incubatore di un Partito con l’inserimento di una tessera nella sequenza del DNA di un cittadino anonimo che da quel momento viene toccato dalla Grazia divina in attesa di essere illuminato dalla elezione o dalla chiamata a una carica pubblica.
La variante “straordinaria” interviene invece in via eccezionale quando il Priore o un chierico ordinario che ha preso i voti sacerdotali, si monta la testa, si sente un po’ Savonarola e un po’ Giordano Bruno e, dismesso il saio, aizza le turbe.
“Semel abbas, semper abbas” è il loro motto perché la mutazione è irreversibile.
Raga, ribelliamoci!
*****
Lo chiamano populismo in senso spregiativo, il medesimo termine usato per i dissidenti e i contestatori già sotto lo Statuto Albertino.
Allora la mutazione dei geni avveniva per legge ad opera dell’1,89 % dei regnicoli, un elettorato scelto in base all’età, al censo e all’istruzione.
Non come ora che può votare il 100 % dei maggiorenni però è un universo dimezzato dall’assenteismo e falcidiato dai Partiti con inganni, trappole e alchimie elettorali.
Il 25 settembre scorso, per esempio, tra obiettori e schede bianche e nulle quasi metà Ventimiglia, precisamente il 48,83 % del corpo elettorale se n’è chiamato fuori.
Percentuale che nel 2019 alle amministrative era stata del 45,76 % e che con l’aggiunta delle liste civiche e di 4 liste personali nel 2019 era salita al 75,49 %, cioè tre maggiorenni ventimigliesi su quattro hanno -direttamente o indirettamente- mandato affanculo la categoria degli illuminati dallo Spirito Santo di un Partito politico nazionale.
E l’anno prossimo dopo la performance carbonara del 23 giugno in odio al populismo di Tano questa percentuale crescerà ancora.
*****
Raga, questo è lo stagno di Google Maps, con tanti anonimi rospi civici in attesa di essere baciati dalla Principessa, rappresentata da quella mitica percentuale del 24,51 % illuminata, missionaria e ammanicata con le alte sfere di Imperia, Genova e Roma.
Non manca neppure la rana dalla bocca larga che si sente all’altezza del bue Tano, si gonfia di ovvietà e di buoni sentimenti e che fa la stessa fine raccontata da Esopo e da Fedro.
Il luogo comune religioso della trasfigurazione soprannaturale dei Partiti resiste grazie alla legge dello stagno che prevede l’elezione diretta del sindaco e che comporta quindi una sua candidatura preventiva e non la designazione successiva che avviene con i due baci, della Principessa buona e di quella cattiva
E le loro Altezze cercano in questi giorni ognuna il rospo civico da baciare dopo lo scoppio della rana carbonara che il 23 giugno ha azzoppato il bue populista.
Raga, il 2023 si avvicina, sarà l’Anno del Bue, e questo è l’incipit del Manifesto patriottico e populista.

Bruno Giri

La mia replica da ex Sindaco al consigliere Regionale Mabel Riolfo

In primo piano

Leggo con stupore le esternazioni che la Lega, tramite il suo consigliere regionale Mabel Riolfo, presenta in merito alla passata alluvione di fango a Ventimiglia ed alla mancata costruzione della passerella sul Roja.
Stupisco nel leggere che la consigliera Riolfo auspica un prossimo Sindaco capace di costruire la passerella ed in grado di rendere la città vivibile e sicura per i residenti.
E stupisco non poco, perché la consigliera conosce bene i fatti accaduti che, a scanso di equivoci, le voglio rammentare.
Il sottoscritto, in qualità di Sindaco, ha fatto approvare il progetto esecutivo per ricostruire la passerella senza perdere un solo giorno di tempo e, nonostante la mostruosa burocrazia incontrata, è riuscito a presentarlo ai ben 17 Enti necessari,  che lo hanno approvato e sottoscritto.
la passerella in se avrà un costo di 6 milioni, a cui si sommano lavori collaterali imprescindibili.

Precisamente: il  costo della passerella  è di € 6.100.000 a cui vanno aggiunti :
importo di 2.319.012,20 euro per lavori a ponte e spalle,764.779,18 euro per l’adeguamento argini, 380.106,24 euro per gli impianti elettrici,260.112,26 euro per gli impianti idraulici e2.308.721,59 euro per la riqualificazione urbana.Un progetto dal costo totale di 12.132.731,47 euro,
E’ chiaro che se si continua a parlare a vanvera e a non mettere in pratica la vera ricostruzione affermando che la prossima amministrazione 2023 dovrà procedere ad una nuova progettazione meno costosa, sicuramente i prezzi aumenteranno, ma soprattutto passeranno tanti anni, e purtroppo non si è ancora capito che, quella soluzione in acciaio a campata unica senza pile centrali nell’alveo del fiume è la unica che ha i requisiti determinati dai vincoli ambientali gravanti nell’area.

A giugno, quando una parte dei consiglieri leghisti ha fatto l’inciucio con la sinistra e, in modo carbonaro, è andata dal notaio per far cadere la mia Amministrazione, il progetto si è bloccato.
Bravi!
Un grande tempismo senza dubbio, perché, se ci avessero dato il tempo, oggi saremmo in fase di gare di appalto ed a novembre partirebbero i lavori !
 Proprio bravi!
Anche perché, grazie a loro ed alla loro lungimiranza, perderemo con certezza, oltre al tempo necessario a ri-percorrere le varie tappe già percorse, anche il contributo di circa 4 milioni di euro che il Presidente Toti aveva promesso.
E la stessa fine sembra fare il progetto di messa in sicurezza degli argini del Roja.

Altro che speranze di pronte realizzazioni!

La consigliera Riolfo, nelle sue speranze intorno al prossimo sindaco, metta pure quella di un sindaco che non sia appoggiato dalla Lega, ed ancor più non abbia a governare con quei leghisti carbonari che tramano alle spalle, ovviamente ‘ nell’interesse della città’!!!
E la Lega, se vuole fare davvero il bene della città, anziché parlare, cominci a darsi da fare.  Ha due assessori regionali e numerosi consiglieri: si rivolga a loro e si faccia garantire i fondi per ricostruire Ventimiglia dopo l’alluvione!
Aveva anche un deputato – ora non più eletto- si rivolga a lui per sapere dove sono i soldi per il ristoro dei cittadini e dei commercianti rimasti alluvionati, perché ad essi lo Stato aveva fatto precise promesse.
E chieda ai suoi rappresentati perché i 500 mila euro che il Principe di Monaco mise a disposizione della città a seguito dell’evento siano stati bloccati per due anni in Regione e ad oggi non si abbia ancora notizia della promessa donazione.
Chieda ! Ai suoi rappresentanti.
Ed agisca di seguito.
La Lega ha iniziato la sua campagna elettorale.  Indubbio. Perché le risposte a questi interrogativi, ben conosciute – come conosciute sono le possibilità di intervento -, fanno pensare più ad un avvio di campagna elettorale che ad un reale interesse di soluzione.

Ma se la Lega vuole risolvere i problemi della città, non si limiti a parlare, ma si assuma le sue responsabilità. Che sono molte. E agisca di conseguenza.

Gaetano Scullino

Un drammatico anniversario. Forza Ventimiglia !

In primo piano

Sono passati due anni da quella drammatica notte, che rimarrà indelebile nel mio cuore.
Non potevo dare segni di cedimento dato il mio ruolo, ma ad oggi vi posso confidare il timore e l angoscia di quei giorni, in cui mi son ritrovato solo davanti alla catastrofe, 
ma a confortarmi siete stati Voi,
che insieme ai miei collaboratori, al personale comunale ed alle ditte ,
siete scesi tutti in campo, uno accanto all’altro ad aiutarsi, senza divisioni,
e senza mai risparmiarsi , con il solo scopo di ricominciare, tutti insieme !
Spinti dalla voglia di far rinascere la nostra amata città.
Mi auguro che privati ed imprenditori vengano completamente risarciti da Stato e Regione dell enorme danno subito.
Purtroppo non è ancora finita, dobbiamo urgentemente ricostruire la nostra passerella e ridare viabilità a Via due camini e altro, cosa che potremo fare solo se l ‘amministrazione cittadina sarà formata da persone responsabili e coerenti.

Forza Ventimiglia, nella mia mente e nel cuore .

Gaetano Scullino