Grattacapi.

In primo piano

“Puta caso che i Biancheri Boys so’ annati a Roma e nun hanno visto er Papa, che famo?”.
Baby Yoda dovrebbe rispondermi a breve giro di posta perché loro sono in zona Cesarini, alle 13 in punto del 30 gennaio prossimo scade il bando e hanno solo 25 giorni per segnare almeno un gol, magari su rigore.
Per tirare dal dischetto i “Biancheri Boys” devono andare a Roma a Palazzo Spada a convincere il Presidente di Sezione del Consiglio di Stato a sospendere “per decreto” l’esecutività della sentenza che è esecutiva “per legge”, e questo il Presidente in veste di Giudice monocratico dovrebbe farlo perchè siamo in presenza di un “caso di eccezionale gravità ed urgenza” che impone di non fare scadere lo yogurt, pardon! il bando.
Nell’altro caso, invece, cioè su azione cautelare, il pallone del “pregiudizio grave e irreparabile” dovrebbe oltrepassare la linea bianca della porta tra due pali, il “periculum in mora”, cioè che nel frattempo scada il bando e il “fumus boni iuris”, cioè che a Genova fumano erba tagliata male.
Non è semplice, anche perché i “Biancheri Boys” dovranno prima depositare il ricorso principale di merito e chiedere la fissazione dell’udienza di trattazione, altrimenti il Consiglio di Stato non sa di cosa si sta parlando.
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Parlano, invece, senza sapere cosa dicono gli attori dello psico-dramma e il coro delle prefiche cartacee e digitali, e francamente stringe il cuore dover constatare che non hanno capito un cazzo.
Tra ieri e oggi c’è da compilare un manuale di psichiatria clinica con un glossario delle voci più gettonate in calce al volume.
Il capitolo I° si intitola: “NON È SUCCESSO NIENTE!” nel senso che il TAR nella 26ma pagina fuori onda gli ha gridato: “Siete su scherzi a parte!”.
Incuriosito dalla locandina uno prende un quotidiano cartaceo e scopre che hanno letto le motivazioni, che sono meno dure del previsto, che possono “ribandire” la gara sempre col loro progetto ma però con rinuncia alla prelazione e al rimborso spese di progettazione, qualora non risultassero vincitori.
Come dire che Maometto è stato scomunicato perché ha detto Messa da solo e col Corano sul messale ma che adesso può dirla di nuovo, sempre col Corano però in pubblico e senza raccogliere le elemosine.
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Più intrigante il II° capitolo dal titolo sado-maso: “INSULTAMI, CHE GODO!” nel senso che il TAR li ha “bacchettati” perché loro, tradizionalisti, erano in modalità “orgasmo di coppia”, però il Tribunale dopo averli insultati, non ha nulla da eccepire se l’orgasmo è di gruppo tra libidinosi.
Il bello è che le facce di bronzo pubblicano tutto come se le bacchettate fossero “sado” su youporn o, se preferite, il “mea culpa” espiatorio di peccatori pentiti e perdonati.
Il glossario farebbe arrossire Cicciolina se l’avessero eletta sindaco di Sanremo.
Si parte da un peccato amministrativamente VENIALE ma politicamente MORTALE.
“Idea progettuale sviluppata in un dialogo tête-à-tête con lo scopo di tramutarla, da proposta MACROSCOPICAMENTE NON CONFORME ALL’INTERESSE PUBBLICO SOTTO I PROFILI DEI RISCHI DELL’INTERVENTO E DELL’IMMENSO GUADAGNO DEL SOLO IMPRENDITORE, in una congrua proposta di project.”
Si passa dal peccato politicamente MORTALE della “Sovrapposizione indebita dei ruoli dell’Amministrazione e del proponente” al peccato giuridicamente MORTALE della “Negazione incomprensibile di una pari opportunità di rinnovamento anche agli altri competitors.”
E qui si fermano gli “Scherzi a parte!” e le risate assolutorie su Maometto che dice Messa in pubblico e l’ammucchiata smette di scherzare.
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Il capitolo III° ha un titolo serio: “SCUDO PENITENZIALE”, a protezione dai misteri del confessionale sacramentale che evoca gli “Avvertimenti ai Confessori e il Direttorio della Confessione Generale del B. Leonardo da Porto-Maurizio.”
“Misteri del confessionale” perché possono essercene altri di peccati, politici e legali, e a giudicarli non ci sarebbe soltanto il confessionale amministrativo che per penitenza annulla il procedimento, ma altri confessori competenti a esaminare i comportamenti “fotografati” dal TAR nelle tre sentenze del 19 dicembre 2022, numero 1111/2022 e numero 11112/2022, e del 3 gennaio 2023 numero 00008.
Per esempio il confessionale civile nel caso che i “Biancheri Boys” non facciano gol a Roma al Palazzo Spada e che il Consiglio di Stato confermi la sentenza.
Ecco allora che la “determina a contrarre del 12 agosto 2022 ed il bando di gara pubblicato il 23 agosto 2022” diventano carta straccia, venduta, dice un giornale, a 13 milioni ai “Reuben Brothers” più un milioncino di spese tecniche e amministrative.
Chi paga?
Viene in mente, in tal caso, un episodio della commedia all’italiana ispirato a una novella di Italo Calvino.
Il glossario su questo III° capitolo del manuale di psichiatria clinica è ispirato alla buonafede, alla separazione tra indirizzi politici e responsabilità dirigenziale, alla manleva nei contratti aleatori di cessione azionaria, alla presunzione iuris et de iure degli atti amministrativi e, diciamocelo, alla protezione di San Romolo, il nostro Patrono.
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In appendice sotto lo scudo c’è sempre l’arma segreta, quella giudiziaria “ad personam”, ma finora nessuno ha offeso l’onore e la reputazione di nessuno, i “Biancheri Boys” sono tutti brave perzone, Senatores boni viri, Senatus, eventualmente, mala bestia.
Bruno Giri

 

Quando il Potere annega in un bicchiere d’acqua…

In primo piano


Non devo farmi sentire per evitare che mi aumenti la parcella, però bisogna riconoscere che i consulenti legali di Saturno sono più bravi di quelli terrestri.
L’altro giorno Baby Yoda paragonava l’Amministrazione comunale di Sanremo a Rocambole perché aveva rubato lo “ius variandi et corrigendi” a due dei tre concorrenti e l’aveva considerata una specie di Houdini che cambia in continuazione le carte in tavola e questa mattina arriva il TAR a dargli ragione.
In pratica per il Tribunale i “Biancheri Boys” erano partiti bene, niente da dire, con 7 parametri di valutazione come si fa anche a Miss Italia con taglia, inclinazione del capezzolo e coppa di champagne come unità di misura del seno, per non parlare del resto.
Ma poi hanno miscelato i parametri nello shaker di Giunta e il cocktail se lo è bevuto il primo proponente, predestinato alla vittoria grazie al diritto di prelazione.
Agli altri due neanche gli stuzzichini, anzi il 27 maggio 2019 nel mandarli a fanculo i “Biancheri Boys” li hanno sfidati a ricorrere al TAR “secondo il disposto dell’art. 3, comma 4, della legge n. 241/1990” e loro, come abbiamo visto, hanno accettato la sfida.
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Il Collegio giudicante adesso spiega che quando a ballare non è un ballerino solo ma ce ne sono tre si deve rispettare la “par condicio” e in questo caso, come aveva detto il mio consulente alieno, tutti devono poter cambiare il passo di danza adeguandolo alla 5 richieste dei “Biancheri Boys”.
Adeguamento del Piano finanziario e della convenzione, rimodulazione dei rischi, indagini, sondaggi geologici e scavi archeologici definiti da loro “non sostanziali”, belinate che non cambiano la proposta che avevano scelto, però senza di quelli undici mesi dopo non poteva esserci la dichiarazione di pubblico interesse e l’inserimento negli atti di programmazione delle OO.PP. comunali.
Il che, diciamocelo, non è prova di lucidità di mente.
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Le carte in tavola cambieranno di nuovo nella Conferenza dei Servizi asincrona tra gennaio 2020 e aprile 2021 per accontentare i privati coinvolti nell’avventura, baristi, pescatori e canottieri e anche gli Enti pubblici partecipanti a vario titolo, senza dimenticare l’enorme incremento degli investimenti previsti e l’adeguamento alle ultime linee-guida ANAC.
Un altro cambiamento avverrà alla Robin Hood, per ridare al partner privato quello che quel rompicoglioni di RUP gli aveva tolto con l’adeguamento del Piano finanziario e della convenzione e con la rimodulazione dei rischi che erano state tra le 5 richieste che i “Biancheri Boys” “obtorto collo” avevano dovuto imporgli.
Il TAR ha scoperto gli altarini di Robin Hood con queste parole: “… pur in presenza di una matrice dei rischi formalmente corretta, il trasferimento dei rischi … in capo al concessionario può non essere effettivo se a vantaggio di quest’ultimo sono previsti extra-redditi”.
Detta alla Oxfordiana, l’operazione è nata col partner privato che faceva il bulicio con il culo del Comune, poi il RUP se ne è accorto e il Comune ha dovuto rimodulare la situazione, però per restituirgli con la mano sinistra quello che gli aveva tolto con la mano destra ha aumentato le tariffe praticate dal partner privato e quindi i suoi redditi.
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Le 25 pagine della Sentenza del TAR confermano quello che Baby Yoda mi aveva detto e confermato per scritto, mi ricordo bene, era il giorno del mio Onomastico, San Martino, di tre anni fa, cioè che l’iniziativa sarebbe finita a puttane per due stupide questioni procedurali, violazione di “par condicio” in presenza di più proposte e varianti sostanziali del progetto a base d’asta.
Correttamente adesso il Tribunale chiamato a giudicare la legalità dell’atto amministrativo e non il merito lo conferma in due semplici passaggi “ad escludendum” che riassumo:
I. La legge accorda al Comune una amplissima discrezionalità tecnica e “politica” nella scelta progettuale di pubblico interesse e nella interlocuzione con il proponente soltanto quando è “unico”.
II. In tutti e due i casi, unico oppure più d’uno, il progetto a base d’asta non può variare le motivazioni di pubblico interesse alla base della scelta effettuata.
Detto alla Oxfordiana, due stronzate, figlie dell’arroganza del Potere.
Lo dico per tutti gli umili come me che si interrogano sul destino di una comunità che ne subisce duramente le conseguenze.
Bruno Giri

A Baby Yoda piace giocare come il gatto con il topo.

In primo piano



Sul pianeta del mio consulente alieno con studio legale su Saturno il 2023 deve essere l’“Anno del Gatto”.
Baby Yoda aveva dato l’addio al 2022 perculando il giornalista che narra i fatti come fossero gelati da servire secondo i gusti e le preferenze di chi li lecca.
Adesso saluta l’anno nuovo con similitudini feline “abbreviate”, come Quintiliano definiva queste figure semantiche, metafore che, evidentemente, non sono soltanto cinesi ma anche aliene.
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A Baby Yoda ho chiesto un parere “pro veritate” sul gelato mattutino del giornalista, una coppa al gusto di “speranza” ma con un retrogusto amaro di “carte bollate” e di “burocrazia”,
E lui, per prima cosa, “gatton gattoni” è andato a prendersi il dispositivo della sentenza TAR n. 1112 del 19 dicembre 2022 per leggere quali sono i “provvedimenti gravati” che sono stati annullati dal Tribunale.
Il ricorso introduttivo e i quattro “gravami” via via aggiunti li indicano, contrassegnati dalla lettera A alla lettera E, uno per uno.
Nell’ultimo c’è scritto: “E – per quanto riguarda il quarto ricorso per motivi aggiunti: [ANNULLAMENTO] – della determina a contrattare n. 3066 del 12.8.2022 e del bando di gara pubblicato il 23.8.2022”
Dunque, ha concluso Baby Yoda, il gatto si è mangiato il topo, il bando di gara che doveva scadere tra 28 giorni, alle ore 13 del 30 gennaio 2023, non c’è più, è stato annullato, è sparito dal mondo giuridico, è “tamquam non esset” dicevano gli antichi.
Infatti l’articolo 33, comma 2, del Codice di procedura amministrativa dice: “2. Le sentenze di primo grado sono esecutive.”
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A questo punto, e a proposito di gatto, visto che la “speranza” è l’ultima a morire ecco scendere in campo un insigne giurista tradotto in decine di lingue, Giovanni Trapattoni.
Lo fa con il suo celebre brocardo “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, e chi dovrebbe prenderlo per la coda e tenerlo fuori dal sacco è il Consiglio di Stato accogliendo l’istanza cautelare di sospendere l’efficacia della sentenza.
Ma è dura, mi spiega Baby Yoda, e adesso io non so come dire al giornalista che quella che sta spalmando nella coppa non è nutella.
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Intanto non è come nel processo civile dove un giudice di buon cuore può sospendere la sentenza esecutiva per “gravi motivi” che prende a cazzo, qui nel processo amministrativo bisogna fornire la prova che dalla esecuzione della sentenza, esecutiva per legge, “possano derivare danni gravi e irreparabili.”
In questo caso, mi spiega il giurista alieno, è peggio di una prova diabolica, perché grazie alla “sperata” conclusione della gara con o senza esercizio del diritto di prelazione, la cosa non cambia, dalle ceneri del procedimento annullato nascerebbe l’araba fenice del “contratto civile d’appalto”, un uccello di fuoco che si infila direttamente tra le chiappe di chi l’ha chiesta.
Senza dimenticare, tra l’altro, la riforma Amato-Bassanini-Fassino del 2000 che ha parificato le sentenze “esecutive” per legge, come quelle del TAR, e le sentenze “definitive” ai fini della ottemperanza alle loro statuizioni,
Così, mi ha spiegato Baby Yoda, se poi il Consiglio di Stato non accerta madornali vizi di legittimità della sentenza del TAR il vincitore si troverà in mano solo un pezzo di carta che in nome del Popolo Italiano gli dà ragione riconoscendo che la strada imboccata dall’Amministrazione comunale era sbagliata.
Ma se, invece, la “speranza” si realizzasse e la gara andasse a conclusione con la firma di un “contratto civile d’appalto” “illegittimo” e quindi “nullo” (e magari con la consegna dei lavori) la musica cambierebbe e, estikazzy! scenderebbero in campo gli avvocati di “civil low”.
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Ma il gelato di questa mattina non aveva solo gusto di “speranza”, c’era anche quello di “indignazione” per l’affronto subito dall’Amministrazione comunale per colpa di un novantenne che cinquant’anni prima lì vicino si era fatto un porto tutto suo e che invece di farsi i cazzi suoi adesso voleva farsene un altro.
Qua e là tante spruzzatine di angostura dal gusto amarognolo, che poi è un mix di rimpianto, di compatimento, di nostalgia e di ribellione messi lì al posto dei chiodi di garofano, della radice di genziana, del cardamomo, dell’essenza di arance amare e della china.
Il Comune ricordato come un alveare con infaticabili api operaie al lavoro per realizzare l’ambizioso progetto, dove la generosa ape regina aveva atteso un anno e mezzo l’ingrato fuco che l’avrebbe tradita al TAR e proprio quando la pappa reale e il miele erano pronti a sgorgare dalla cornucopia.
Mentre pensavo a tutto questo Baby Yoga da Saturno mi mandava un messaggio di tre parole e un punto interrogativo: “Demanio, Convitato Pietra?”.
Vallo a capire.
Bruno Giri

quando manca trippa per gatti

In primo piano

Questa mattina, mercoledì 3 gennaio 2023, con il cappuccino e il cornetto davanti, mi arriva da Saturno il messaggio con il quale Baby Yoda mi informa che il TAR ha depositato la sentenza completa n. 00008/2023 sulla puttanata di Porto Vecchio dopo aver anticipato il solo dispositivo il 19 dicembre scorso.
Apro l’allegato di 25 pagine del messaggio del mio consulente alieno e sto attento all’inchiostro ancora fresco.
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Segue su Skype l’ABSTRACT del suo parere a puntate in progress che copio e incollo.
“È una autentica “Lectio Magistralis” sul partenariato pubblico privato e una durissima sentenza di condanna del comportamento dell’Amministrazione comunale.
Per esempio:
I rischi al Comune e gli extra redditi al partner privato.
Il partner scelto dal Comune in un confronto senza criteri preventivi, con canone che cambia in corso di partita e, come ieri diceva Baby Yoda, “come Rocambole ladro gentiluomo, aveva derubato gli altri due proponenti della possibilità di presentare anche loro “modifiche e integrazioni”, potenzialmente copia incolla e recettizie o addirittura migliorative rispetto a quella preferita.”
Illegittima produzione in sanatoria di elementi essenziali, eccetera, eccetera, eccetera.”
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Troppa roba, il cappuccino è freddo, Baby Yoda mi dice che al Consiglio di Stato non c’è trippa per i gatti, il che mi conferma che su Saturno il 2023 è l’Anno del Gatto.
Bruno Giri

La legalità è come il gelato, va secondo i gusti.

In primo piano

“Il giornalista non deve narrare i fatti. Deve inventarli.” (Pitigrilli)
La logica di questo paradosso è che del “fatto”, come del gelato, ci sono infiniti gusti e ogni lettore ha le sue preferenze. Va accontentato.
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Metti che un giorno ad alcune persone facoltose venga in testa di fare del “Porto Vecchio” di Sanremo la copia “mignon” di “Port Vell” in lingua catalana, a Barcellona.
Idea intrigante e non peregrina.
Il 4 agosto 2017 le persone in questione depositano al protocollo comunale col numero 56773 una proposta di fattibilità che nel corso di 65 anni di concessione si finanzierà con i flussi di cassa generati dall’opera, e questo per il giornalista è il primo “fatto” da reinventare in base alle preferenze di chi legge.
In forza della terza legge di Newton per la quale a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria ecco reagire al primo un secondo “fatto”.
In questo caso la reazione è doppia perché le proposte di fattibilità contrarie ma non uguali depositate al protocollo comunale sono due, il 31 gennaio 2018 con il numero 8023 l’una e il 19 dicembre 2018 con in numero 0104138 l’altra, seguite il giorno 20 dicembre 2019 dalla nota del RUP di apertura del procedimento di Conferenza dei Servizi preliminare asincrona.
La consigliatura 2014-2019 è agli sgoccioli, il 26 maggio 2019 si svolgeranno le elezioni per il rinnovo dell’Amministrazione comunale e la scelta è tra la conferma di quella uscente e l’ingresso di una nuova capeggiata, guarda caso, dal presidente dell’associazione canottieri che ha la sua sede proprio nel Porto Vecchio.
Ma, non ostante questo fortuito dettaglio, l’Esecutivo comunale trova il modo nei titoli di coda di compiere il terzo “fatto” giornalisticamente tutto da reinventare.
Infatti il 15 gennaio 2019 con il verbale numero 9 valuta le tre proposte e stabilisce che quella “di maggiore interesse” è la prima, però con modifiche e integrazioni, dopo le quali potrà intervenire una “dichiarazione di fattibilità”.
La reinvenzione di questi tre “fatti” da parte del giornalista è univoca e si traduce in un messaggio euforico e rassicurante, tipo “sarà una passeggiata”, “siamo in una botte di ferro”, “è una svolta epocale”, “tranquilli, siamo in buone mani”.
Aveva contribuito a questa sbornia di sfrenato ottimismo il 17 aprile 2018 la bacchettata del TAR Liguria, sentenza n. 348/2018, data sulle dita di due facoltosi fratelli inglesi che l’8 novembre 2017 avevano chiesto all’Amministrazione comunale di poter curiosare sulla proposta delle persone facoltose depositata il 4 agosto 2017 precedente.
“Giocate a mosca cieca! Occhi bendati fino alla dichiarazione di pubblico interesse di una tra le varie proposte presentate!”, questa la risposta del Tribunale che rinviava il disvelamento allo “incertus quando”.
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Però per il giornalista dover stabilire quando diventa certo il “dies ad quem” si trasforma in un rocambolesco quarto “fatto” da reinventare.
Questo perché, come sappiamo, il disvelamento era già avvenuto dieci mesi prima, appunto il 15 gennaio 2019, quando l’Esecutivo con la deliberazione n. 9 aveva tolto la benda dagli occhi dei tre “giocatori a mosca cieca”.
Lo aveva fatto allegando la “Relazione istruttoria del RUP” che in 27 pagine descrive nel dettaglio tutti gli elementi “sensibili” delle loro tre proposte.
Pudicamente l’Albo Pretorio digitale ha negato l’accesso alla delibera in questione, però non essendo segretata, si è venuto a sapere che con lei l’Esecutivo comunale, come Rocambole ladro gentiluomo, aveva derubato gli altri due proponenti della possibilità di presentare anche loro “modifiche e integrazioni”, potenzialmente copia incolla e recettizie o addirittura migliorative rispetto a quella preferita.
Furto con destrezza che ha preceduto il quinto “fatto”, cioè la “dichiarazione di fattibilità e di pubblico interesse” formale, ufficiale, definitiva e “tranchant” che avverrà a favore del primo proponente soltanto l’11 novembre 2019 con la deliberazione n. 258.
L’euforia e la sbornia di sfrenato ottimismo del giornalista prenderanno toni lirici e raggiungeranno l’estasi quando, con il sesto “fatto” il TAR il 13 marzo 2019 con l’Ordinanza cautelare n. 63 bastonerà a sangue due facoltosi fratelli inglesi.
Loro due il 14 febbraio 2019 avevano notificato e poi il 25 febbraio 2019 avevano depositato un ricorso con il quale chiedevano al TAR di annullare la delibera dell’Esecutivo comunale n. 9 del 15 gennaio 2019 e la “Relazione RUP” allegata, e nel frattempo di sospenderne l’efficacia e tornavano alla carica su una nuova loro domanda di accesso depositata il 18 gennaio 2019.
Le bastonate a sangue erano soltanto cautelari ma nei toni lasciavano trasparire una certa “benevolenza” nei confronti del Comune, tipo “…. l’atto di giunta non evidenzia profili di danno grave e irreparabile….”, tipo “….vanno apprezzate … la natura del procedimento in corso e la fase di acquisizione di atti e informazioni aperta dall’amministrazione; ne deriva che non appare allo stato conclusa…” e tipo sull’accesso agli atti “…..il collegio si è pronunciato con la sentenza 348/2018, e la situazione non appare allo stato mutata…”.
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A questo punto, dopo l’11 novembre 2019 chiedere al giornalista di rilassarsi e di abbassare i toni era come svegliarlo mentre sognava di ingropparsi Belem, anche perché lei non voleva più smettere.
E sì! Ormai il “fatto” che il giornalista aveva reinventato era diventato contagioso e Sanremo, come Codogno, era finita in zona rossa dove il virus pandemico dell’ottimismo contagiava tutti.
Si registravano picchi inimmaginabili e neppure il Principato di Monaco era rimasto immune entrando nel business con una sua partecipata.
Il “fatto” inventato dal giornalista era “Eureka! È fatta!”
Invece e in controtendenza da qual momento in poi a ogni passo avanti di Archimede i due giocatori a mosca cieca esclusi depositavano al TAR lo speculare motivo aggiunto al ricorso introduttivo col quale fin dagli inizi avevano detto, come Bartali, che “l’era tutto da rifare!”
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All’annuncio del settimo “fatto”, cioè che il 15 novembre 2022 i due facoltosi fratelli inglesi si erano ingroppata la bella “Favorita” con la benedizione del suo Padre nobile promosso Presidente Onorario, il giornalista avrà anche lui un orgasmo messianico reinventando la cosa come l’epilogo di una radiosa epopea.
Ignorava che anche il terzo incomodo come i due fratelli inglesi aveva ottenuto dal TAR la fissazione al 2 dicembre 2022 dell’udienza di trattazione del suo ricorso e della decisione finale.
Dopo l’ingroppamento, invece, le levatrici pensavano già di vedere alla luce un neonato “soggetto unico” sotto un’unica bandiera, la Union Jack, il quale non potendo “litigare con sé stesso” e grazie al diritto di prelazione su tutti gli altri eventuali partecipanti alla gara europea, avrebbe accelerato la conclusione dell’epica avventura.
Del medesimo avviso il sindaco: “Da questo passaggio di quote ci si può aspettare un’accelerazione della tempistica, sia per la pubblicazione dell’appalto, sia per l’inizio dei lavori. A febbraio [ci sarà] l’apertura delle buste, dopo un anno il via ai lavori e dopo altri 3 anni il termine che spero quindi possa arrivare tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027”.
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Pitigrilli ha scritto il romanzo d’appendice “Saturno” e da quel pianeta il 19 novembre 2022 il mio consulente alieno, Baby Yoda, aveva espresso forti dubbi su quest’ultimo settimo “fatto” inventato dal giornalista.
Diceva infatti di sospettare che il “p.q.m.”, acronimo di “per questi motivi”, del TAR mandi (letteralmente) “a puttane e converta in carta straccia gli atti relativi” alla procedura aperta a Sanremo dall’Amministrazione il 4 agosto 2017 da alcune persone facoltose.
Aveva ragione, il 19 dicembre 2022, un mese esatto dopo, il TAR pronuncerà due sentenze con i numeri 1111 e 1112.
Con la prima si prenderà atto che “il 1° dicembre 2022 …. la ricorrente Portosole C.N.I.S. s.p.a. ….. ha aggiunto di non nutrire più interesse a coltivare la presente impugnativa, per via della recentissima operazione societaria in forza della quale i suoi azionisti hanno acquisito le quote di Porto di Sanremo s.r.l.” e di conseguenza il TAR ha dichiarato che il ricorso “deve ritenersi improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse”.
Con la seconda invece il TAR, “PER LE RAGIONI CHE SARANNO ESPOSTE IN MOTIVAZIONE definitivamente pronunciando sul ricorso introduttivo e sui quattro ricorsi per motivi aggiunti, come in epigrafe proposti, accoglie l’impugnativa e, per l’effetto, annulla i provvedimenti gravati, ai sensi e per gli effetti precisati in motivazione.”
Dopo l’immediato e ovvio preannuncio di appello in Consiglio di Stato non appena lette le motivazioni e con ovvia richiesta di sospensiva per periculum in mora, sono dodici giorni che il giornalista pensa a questo ottavo “fatto” da inventare con davanti al bancone dei gelati una coda interminabile di clienti rimasti senza preferenze sui gusti da ordinare.
Bruno Giri

 

A Natale si raccontano le fiabe…..

In primo piano

L’ingresso della realtà nel mondo delle fiabe ha tempi diversi, dipende dal genere e dal luogo.
A Sanremo, per esempio, la “legalità” amministrativa sopravvive non più di due o al massimo tre generazioni, dopo di che la legge evapora e tutto finisce in una nuova “Mille e una notte”.
Ieri l’altro “the Genius of the lamp” era inglese e, racconta la fiaba, su ordine di Aladino avrebbe dovuto uccidere l’Ecomostro che fin dalla notte dei tempi rovina il sonno agli abitanti.
A fermargli la mano è stato il Demanio marittimo, un Mostro Malvagio che è apparso in Conferenza dei Servizi decisoria, reclamando da Reuben Brothers, “The Aladdin”, la restituzione di tre sue piscine per una superficie complessiva di mq 2.650.
Ognuno a Sanremo ha il proprio Genio e quello del Demanio marittimo è l’Avvocatura dello Stato alla quale chiedere la conferma che le lucciole possono essere scambiate per lampade.

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Lo scambio oggi avviene su due superfici asimmetriche, una del Demanio e l’altra del Comune.
Quella del Demanio, di mq. 343.010 va dalla foce del Torrente San Martino alla foce del Torrente San Francesco.
La superficie comunale, invece, cioè la zona L 1 del P.R.G., di mq. 263.860 si ferma alla foce del Rio San Lazzaro e lascia fuori la zona urbanistica “BL” balneare di mq. 79.150 dove ci sono le ultime quattro lucciole rimaste accese, gli stabilimenti “Morgana”, “Italia”, “Lido” e “Arenella”.
Le lucciole spente dal Comandante del Dipartimento Marittimo di Imperia il 2 agosto 1974 illuminavano gli otto storici stabilimenti balneari presenti nella zona L1 del P.R.G., ecco i loro nomi: Florida, Aurora, Elios, Suore della Misericordia “Don Orione”, Mediterranée, Rotonda, Eden Roc e Bikini.
Al loro posto si sono accese altrettante lampade sul litorale e sullo specchio acqueo antistante, concessi dal Demanio alla società CNIS Portosole S.p.A. di Martolini e Piras il 27 settembre 1975 con validità fino al 31 luglio 2024 perché vi facessero un porto privato per la nautica da diporto.
Ognuna di quelle lampade nei 47 anni successivi è stata sfregata dall’Aladino di turno e ne è uscito sempre il Genio sbagliato rispetto alla fiaba delle “Mille e una notte”.

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Tra i tanti Aladini sbagliati ci sono anch’io, l’assessore all’urbanistica che il 14 febbraio 1989 ha portato in Consiglio comunale e fatto approvare il piano attuativo della zona L1 suddiviso in 11 lotti, però una volta tanto il mio è stato un semplice peccato veniale.
I peccati mortali che interessano direttamente Reuben Brothers, “The Aladdin”, sono di chi sul “Lotto 3” ha generato l’Ecomostro addormentato il 20 dicembre 2001 e di chi ha avuto a che fare con i tre vizi occulti del progetto originario del porto firmato “Martolini” e “Studio Maggiora & Vergnano”: 1) il Rio Rubino che sfocia all’interno dello specchio portuale e che, forse, ha provocato il crollo di un pontile; 2) il P.A.R.F. acronimo di “Piano di Attuazione Rete Fognaria” che fa il depuratore a Capo Verde direttamente collegato con la stazione di sollevamento di San Lazzaro da un collettore che interferisce con l’area portuale; 3) la “Pozzanghera marina” di 79.150 metri quadrati nella zona “BL” del P.R.G. dove l’atto di concessione demaniale marittima 27 settembre 1975 prevede l’obbligo di realizzare tre piscine scoperte di mq 2.650 complessivi per un importo stimato di lire 1.500.000.000 al quale corrispondono € 1.354.149,99 attualizzati a 5 anni fa, piscine “che dovranno sostituire ai fini della balneazione lo specchio acqueo antistante ormai inidoneo per la presenza dei due porti che lo racchiudono”.

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Il rimedio dei primi due vizi occulti è ormai entrato da decenni nel mondo delle fiabe, le sue origini risalgono al 27 maggio 1977 quando “iussu Principis” il Sindaco dell’epoca, Vento, ordinò alla società concessionaria di tombinare il rio Rubino fino e dentro il bacino portuale e di incanalare la fognatura in un collettore in PVC di 300 mm. di diametro per 260 metri di lunghezza fino a raggiungere la stazione di pompaggio del Rio San Lazzaro, ordine quest’ultimo che sarà eseguito solo fino al sottopasso di via del Castillo.
È successo due Piani Regolatori fa, quando dal 18 gennaio 1960 era ancora in vigore il Piano Regolatore del professor Morini portato in Consiglio comunale il 12 luglio 1955 dal sindaco Asquasciati e che era stato firmato dal Ministro dei Lavori Pubblici Togni e controfirmato dal Presidente Gronchi in applicazione della Legge Urbanistica del 1942 di Mussolini.
Sul terzo vizio occulto, invece, quello della “Pozzanghera marina” tra i due Porti da riempire con tre piscine, è scoppiata una guerra tipo quella dei Cent’Anni tra Inghilterra e Francia, suddivisa in tre fasi: 1) l’invasione 1990-91; 2) l’armistizio 11 luglio 2018 e 3) la resa dicembre 2022 in “Conferenza dei Servizi” sospesa in attesa del responso dell’Avvocatura dello Stato.

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L’invasione dal mare è avvenuta tra due date, il 26 settembre 1989, giorno del mio addio all’assessorato, e il 30 agosto 1990 firma del Decreto regionale n. 1064 che approverà il Piano attuativo di “Portosole” che in precedenza era stato portato da me in Consiglio comunale, fatto approvare e poi controdedotto.
Lo sbarco della società CNIS Portosole S.p.A., nel frattempo passata a Gianni Cozzi, è avvenuto il 28 marzo 1990 sullo specchio acqueo tra il Rio San Lazzaro e il Torrente San Francesco e sulla spiaggia relativa, inclusa l’invasione dello storico edificio del “Morgana”, costruito nel 1890 dalla “Societa’ di Bagni Marini” di Filippo Grossi al tempo della “Belle Epoque”, poi demolito e ricostruito in stile fascista nel 1936, XII E.F., e in passato anche “dependance” del Casinò.
La società per poter costruire le tre piscine aveva chiesto al Ministero della Marina Mercantile il subingresso cinquantennale nelle concessioni demaniali non ancora scadute dei quattro stabilimenti balneari esistenti e la concessione di quella dell’edificio demaniale del “Morgana” che invece era da tempo giunta a scadenza.
La “Resistenza” all’invasore da parte di legioni di avvocati vittoriosi, reclutati dai concessionari è entrata nella Storia del diritto prima di finire anche lei nel mondo delle “Mille e una notte.

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Dopo le preistoriche “opere provvisionali di cantiere” e quelle idrauliche e idriche di “necessità e urgenza” che hanno preceduto l’entrata in vigore del mio Piano attuativo, l’invasione da terra è avvenuta sul n.° 3 degli 11 lotti nei quali era suddiviso, quello immediatamente a levante dello spartiacque tra le due zone L1 e BL sul quale era previsto un albergo e un parcheggio e si è sviluppata per ondate successive fino al sonno ininterrotto di un Ecomostro che dura ormai da vent’anni.
In questo caso le operazioni belliche hanno dovuto attendere il Decreto regionale del 30 agosto 1990 di approvazione definiva e poi un anno e mezzo dopo anche la formalizzazione della mia “bozza” allegata al Piano attuativo avvenuta nello Studio del Notaio Donetti con la stipula della convenzione 30 novembre 1991 Rep. n. 8594 e Racc. 3301 tra il presidente della società Gianni Cozzi e Onorato Lanza sindaco.
Un paio di settimane dopo, il 14 dicembre 1991 sarà protocollato con il numero di pratica edilizia C 1028 il progetto dell’Ecomostro sul “Lotto 3” e l’8 marzo 1993 arriva il primo “Permesso di costruire”, che sarà annullato dal Ministero dei Beni Ambientali il 13 agosto 1993 e quindi resuscitato il 25 agosto 1994.
La “Resistenza” all’invasore anche sulla terraferma ha mobilitato legioni di partigiani e questa volta, prima di finire anche lei nel mondo delle “Mille e una notte”, transiterà attraverso la cronaca nera, conoscerà i deliri dell’espansione all’infinito dei posti barca e del contrapposto ritorno ambientalista allo stato di natura, e naufragherà sugli scogli della spirale di ristrutturazione del debito sociale preconcordataria che coinvolgeva anche il “Porto degli Scoglietti” di Ventimiglia.
“Resistenza” che finirà in vacca.
Prima il procedimento amministrativo di revisione del Permesso di costruire, avviato il 28 maggio 1996 dopo polemiche isteriche in Consiglio comunale e archiviato il 5 febbraio 1997 dalla Giunta sulla base del parere pro veritate depositato il 2 gennaio 1997 dall’arbitro avvocato Corrado Mauceri di “insussistenza dei presupposti e dei requisiti per una conclusione positiva”.
Poi anche il processo penale a carico degli amministratori del C.N.I.S. e dei tecnici si concluderà più tardi, nel 2006, ma allo stesso modo, con la loro assoluzione perché il fatto non sussiste in assenza di dolo nelle irregolarità denunciate da “Legambiente”, difformità che, tra l’altro, risultavano condonate.
La prima betoniera dopo il lavoro dei carpentieri arriverà in cantiere il 30 luglio 1999 e l’ultima troverà il cancello chiuso il 20 dicembre 2001 con appiccicato un foglio con su scritto che all’esito del sopralluogo effettuato il 5 settembre 2001 nell’ambito del procedimento sanzionatorio avviato ai sensi dell’art. 14 della legge 47/85 si sospendevano i lavori e si ordinava il ripristino dei luoghi.
Il 20 e il 23 giugno 2008 finirà in vacca anche l’ultima resistenza all’invasore, tutte le difformità saranno condonate e il 15 maggio 2009 la società otterrà a protocollo n. 5322 il mitico “Permesso di costruire” n. 67 che la autorizzava a completare la struttura turistico-ricettiva prevista sul “Lotto 3”, ma anche questo titolo edilizio finirà in vacca a causa del mancato inizio lavori nel termine di legge non ostante un avviso di “inizio lavori” del 14 maggio 2010 rimasto senza seguito.

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Dopo la “ammuina” del sindaco Zoccarato e del suo assessore Dolzan proseguita per l’intero quinquennio 2009-2014 con la Conferenza dei Servizi preliminare sulla variante al mitico “Permesso di costruire” n. 67 decaduto, il fiammifero dell’armistizio con la società “CNIS Portosole S.p.A.” adesso è tra le dita del sindaco Biancheri per il quale, come sappiamo, il Demanio marittimo è un Mostro Malvagio, e lo dimostra anche in occasione della pratica del restyling di “Porto Vecchio” da esorcizzare con la magia del project financing.
Il 30 luglio 2018 in Consiglio comunale Biancheri lo ha acceso con un triplo salto mortale senza rete.
Dove il primo salto è l’abbandono delle procedure urbanistiche e il ridimensionamento di quelle ambientali in presenza di “attività produttive” grazie al “doping” della legge regionale n. 10/2012.
Dove il secondo salto è il conto senza l’oste in casa del Demanio, barattando le tre piscine con un fantomatico “impianto di rigenerazione e ossigenazione delle acque all’interno dei due bacini portuali. Questo in compensazione delle opere che dovevano essere eseguite nella convenzione originaria con Portosole…” del costo di € 668.300,00 al quale si aggiungono a scomputo € 568.000,00 per lo sbocco nel rio San Lazzaro e quindi per un totale complessivo di € 1.236.300,00 e quindi con un credito a favore del Comune di € 117.849,99 come spiega l’assessore Trucchi.
Il quale assessore ignora che la convenzione è tra il Demanio e la Società, che il Comune c’entra come i cavoli a merenda, che la cifra di € 1.354.149,99 è il valore stimato delle piscine che sostituisce e compensa quello dei beni reali demaniali passati alla società concessionaria.
Dove il terzo salto è nei numeri della variante “attività produttive” con 10.747,08 metri cubi in più rispetto alla volumetria massima del “mio” Piano urbanistico attuativo che si dà per attuato e operante e di cui grazie alla legge regionale n. 10/2012 sulla semplificazione amministrativa, si propone una variante implementativa.

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Chissà se l’Avvocatura dello Stato racconterà al Demanio il finale di questa fiaba: “……e vissero tutti felici e contenti.”

Bruno Giri

Studio Legale Baby Yoda

In primo piano

Guarda cosa ho trovato nella carta al macero della differenziata.
Studio Legale Baby Yoda
Galassia “Via Lattea”
Saturno
Anello B
27 Febbraio 2018
Egregio Signore,
facendo seguito alla Sua richiesta di parere “pro veritate” sulla legittimità del procedimento avviato dal comune di Sanremo per un Progetto di finanza ai sensi dell’articolo 183 c. 15 del D. Lgs. 50/2016 relativo alla realizzazione in concessione delle opere e dei lavori di riordino e di riqualificazione del comparto marittimo sanremese comprendente il bacino del porto storico e aree adiacenti di cui alle due proposte prot. n. 8023 del 31.01.2018 e n. 12151 del 14.02.2018, formulo qui di seguito le mie considerazioni in ordine ai quesiti sottoposti riguardanti i possibili vizi pregiudiziali e dirimenti.
Primo quesito
1°. Il Regolamento 509/1997 (“regionalizzato” ma tuttavia ancora da applicarsi quando una Regione, come la Liguria, non ha esercitato la propria competenza legislativa esclusiva in materia ai sensi dell’art. 117 della Costituzione), contiene la disciplina del procedimento di concessione di beni del demanio marittimo per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto e prevede un percorso istruttorio completamente diverso da quello seguito dal Comune.
In base ad esso i destinatari della domanda con allegato il progetto preliminare conforme al “Codice dei contratti pubblici” sono il Capo del Compartimento Marittimo, titolare del procedimento, e il Sindaco per conoscenza e seguito.
Segue infatti la pubblicazione per 90 giorni allo scopo di acquisire osservazioni o di ricevere altre domande.
Segue quindi la Conferenza dei Servizi convocata dal Sindaco per verificare i requisiti della domande dal punto di vista urbanistico, edilizio, tecnico, ambientale, paesaggistico, storico e culturale.
Con preavviso di 90 giorni il Sindaco chiama a partecipare alla Conferenza di servizi e ad esprimere la propria valutazione nell’esercizio della rispettiva sfera di attribuzioni qualsiasi Ente o Ufficio titolare di uno specifico interesse di rilievo pubblico e in particolare la Regione alla quale spetta il giudizio di “ammissibilità del progetto sotto il profilo urbanistico e pianificatorio”, il Comune che si pronuncia su quello di “ammissibilità sotto il profilo urbanistico edilizio”, e via via la Circoscrizione Doganale, l’Autorità portuale ove esistente, l’Ufficio del Genio Civile, ed ogni altra amministrazione che “in forza di leggi, regolamenti o appositi provvedimenti amministrativi risultino preposte alla tutela di specifici interessi pubblici” coinvolti dall’iniziativa.
In questo caso la Conferenza dei Servizi non è organo collegiale ma si limita alla colletta dei pareri, ognuno dei quali mantiene l’autonomia del proprio consenso/dissenso e dei propri rilievi con effetto interruttivo e preclusivo.
2°. Il Regolamento a questo punto prevede due possibilità: A) scegliere -con provvedimento motivato- un progetto oppure B) “procedere a pubblica gara” nel solo caso, però, in cui non vi siano ragioni di preferenza per il primo richiedente o per una delle domande concorrenti presentate e a questo punto il prescelto deve fare il progetto definitivo.
3°. Segue l’approvazione o con Conferenza di servizi decisoria se il progetto è conforme agli strumenti urbanistici oppure con “Accordo di programma” in caso di variante.
4°. Una volta approvato il progetto definitivo il percorso si conclude con il rilascio della concessione demaniale e con l’immissione del concessionario nel possesso dei beni oggetto della concessione, con l’esecuzione delle opere e, dulcis in fundo, con il collaudo finale.
5°. Tutto questo senza mai dimenticare, voi terrestri, le indispensabili garanzie di trasparenza, di libera circolazione dei servizi, di “par condicio”, d’imparzialità e di non discriminazione che la procedura competitiva deve in ogni casi offrire nel rispetto della normativa comunitaria.
6°. Infine poiché il valore delle opere supera la soglia, dovranno, ovviamente, trovare applicazione anche le norme del “Codice dei contratti pubblici” in sede di realizzazione delle infrastrutture portuali.
7°. Per comodità trascrivo il titolo n. 16 del “Piano di utilizzazione delle aree demaniali marittime” approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale della Liguria n. 18 del 9 aprile 2002:
“16) Il rilascio di nuove concessioni demaniali marittime o la loro variazione per nuove realizzazioni, ampliamenti e ristrutturazioni di strutture portuali turistiche che ricadono nella tipologia di cui all’articolo 2, primo comma lettere a) e b) del D.P.R. 2 dicembre 1997 n. 509 è subordinato al rispetto indicazioni contenute nel PTC della Costa con riferimento ai porticcioli turistici ed agli impianti nautici minori.”
Trascrivo anche la definizione legislativa contenuta in detto articolo 2, primo comma lettere a) del D.P.R. 2 dicembre 1997 n. 509:
a) il “porto turistico”, ovvero il complesso di strutture amovibili ed inamovibili realizzate con opere a terra e a mare allo scopo di servire unicamente o precipuamente la nautica da diporto ed il diportista nautico, anche mediante l’apprestamento di servizi complementari;
Aggiungo, infine, lo stralcio del comma 2 dello stesso articolo:
2. La concessione demaniale marittima per la realizzazione delle strutture dedicate alla nautica da diporto di cui al comma 1, lettere a) e b), è rilasciata:
a) con atto approvato dal direttore marittimo, nel caso di concessioni di durata non superiore a quindici anni;
b) con atto approvato dal dirigente generale preposto alla Direzione generale del demanio marittimo e dei porti del Ministero dei trasporti e della navigazione, nel caso di concessioni di durata superiore a quindici anni.
Secondo quesito
Vista la strada opposta imboccata dal Comune, la risposta serve a chiarire come una cantonata del genere abbia potuto verificarsi e la spiegazione è nella “Parte IV – Partenariato pubblico privato e contraente generale ed altre modalità di affidamento” (articoli dal 179 al 191) del Codice dei contratti pubblici che contiene una vasta casistica di strumenti finanziari per pagare un’opera pubblica.
Il project financing è uno di quelli e le norme in questione precisano che tra le opere pubbliche pagabili con questa formula vi sono anche “le strutture dedicate alla nautica da diporto”.
Questo significa che qualora il progetto definitivo risultato aggiudicatario della concessione demaniale contemplasse il pagamento delle opere con la formula del project financing il Comune esperirebbe la procedura di legge.
In conclusione: le modalità di pagamento non cancellano le procedure di istruttoria delle opere pubbliche ma sono eventuali, accessorie e complementari e soprattutto non possono confliggere con esse.
Terzo quesito
Nel ricordo di Oscar Wilde quando sconsigliava di discutere con un idiota perchè ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza, l’unica difesa di chiunque abbia imboccato la strada giusta è il TAR Liguria.
Potrebbe farlo chi abbia depositato al Capo del Compartimento Marittimo e al Sindaco “su modello approvato dal Ministero dei trasporti e della navigazione”, la domanda di concessione demaniale con gli allegati richiesti dall’articolo 3, comma 2, del D.P.R. 2 dicembre 1997 n. 509 con l’aggiunta della documentazione relativa al pagamento delle opere con la formula del project financing.
Oltre tutto la legge, come dicevo sopra, dà una certa priorità al “primo richiedente” e prima o poi le cantonate vengono a galla.
Alla luce di quanto sopra argomentato, posso concludere con un invito: “Pop corn, coca cola e un buon libro.”
Nel restare a Sua disposizione per qualsivoglia chiarimento/integrazione occorrer possa, porgo distinti saluti.
Baby Yoda.
Bruno Giri

Il mantra della mia “Recherche de la Politique perdue” è un invito a “Tornare in sé”

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Il mantra della mia “Recherche de la Politique perdue” è un invito a “Tornare in sé”, perchè in realtà da queste parti la vedo confusa e smarrita dietro le chiacchere.
Immaginare un “Programma Amministrativo 2023-28 del Ponente imperiese” significa restituire razionalità e dignità al Partito-struttura, che dovrebbe essere presente sul territorio per ascoltarlo e non per “governarlo”.
Come nel binomio “corpo-mente” anche in quello “territorio-politica” è importante innescare processi cognitivi che si traducano in idee, proposte e progetti, compito, appunto, dei Partiti.
Il corto circuito è tutto il resto, frutto di “emozioni” collettive a cerchi concentrici, dal movimento nazionale che cavalca l’indignazione e la rabbia sociale giù giù fino alle liste civiche comunali che fioriscono nelle praterie dell’anti-politica.
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È qualcosa di molto simile all’universo neuropatologico spalancato davanti ai miei occhi ad Assago una decina d’anni fa da una scienziata russa della Bashkiria, naturalizzata inglese e docente a Cambridge, Natalia Temirkhanova in Campbell-McBride.
Si trattava, nel mio caso, dei recettori oppiacei di due precisi neuro peptidi, la gluteo morfina e la caseo morfina, che la permeabilità intestinale tramette lungo il vago fino all’encefalo, sede del sistema nervoso automatico e che poi, a caso, raggiunge una o più delle dodici coppie di nervi encefalici che interferiscono con le corrispondenti funzioni limbiche, alterandole e distribuendole in un ampio spettro di sintomi noto come spettro autistico.
Celiachia a parte, la sua versione degenere, consumistica e bottegaia, è la fiera del “gluten free” che impazza nei supermercati a curare una clientela ipocondriaca.
La similitudine sta negli sviluppi della ricerca che hanno portato alla scoperta dei neuro peptidi delle “emozioni” che il sistema immunitario distribuisce dappertutto, sostanze chimiche impercettibili che dribblano le sinapsi e raggiungono direttamente i recettori cerebrali.
Droghe endogene, prodotte dal corpo e non più soltanto esogene, cioè provenienti dall’esterno, come appunto, il glutine e la caseina ma anche la cocaina, l’eroina e compagnia bella.
Tutto questo per tracciare lo spartiacque tra stato d’animo “emotivo” e razionalità mentale, tra “emozioni” civiche e rigore politico.
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In questo momento nel Ponente imperiese la linea rossa tra le due realtà è ancora a favore della razionalità e della Politica, ma il fenomeno irrazionale ed emotivo delle liste “civiche” tende ad espandersi, ultimamente anche in versione ragnatela federale.
Questo, ovviamente, lasciando fuori i piccoli Comuni dell’entroterra a guida consociativa o al massimo bipolare e le liste-civetta artificiali e strumentali create dai Partiti per raccattare le briciole.
Quando si tratta di “emozioni pubbliche”, come appunto quelle “civiche”, un giudizio di valore univoco è impossibile perché sono un mix inestricabile di istinti, di stati d’animo, di sentimenti e di pulsioni che indifferentemente può essere positivo oppure negativo dal punto di vista etico.
Un giorno, chissà! leggerò che una équipe di studiosi della Johns Hopkins di Baltimora ha scoperto nella molecola del vaffanculo di Grillo una infinità di neurotrasmettitori chimici annidati sulla membrana esterna che sarebbero piaciuti Cristo mentre cacciava i mercanti dal tempio.
Però, per adesso, zumo sul Ponente imperiese dove tutte le città più grandi hanno, o hanno avuto, un primo cittadino “civico” tenuto in piedi dai Partiti.
A Sanremo, poi, dove il fenomeno è cronico, dal mese scorso si deve parlare di simulacro di Partito dopo che l’intera delegazione PD si è scoperta “civica”.
A Imperia l’ego di Scajola senior addirittura impone ai Partiti di umiliarsi rinunciando al simbolo.
Si chiama cannibalismo politico, dove il Frankenstein “civico” si mangia le gambe dei Partiti sulle quali cammina.
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Il caso dello sgambetto a Gaetano Scullino a Ventimiglia non fa eccezione, è vero che glielo hanno fatto due Partiti, il PD e le sue liste-civetta con sei consiglieri dimissionari e la Lega “carbonara” con gli altri tre, ma questo non deve ingannare.
Dietro alla mascalzonata c’è anche in questo caso un mix di “emozioni pubbliche” e di “interessi privati” che l’ha preceduta e accompagnata e che pian piano viene alla luce.
Senza far nomi, metto insieme il veto al ritorno di Tano e il caso dell’outsider che nei sondaggi prevarrebbe se Tano rinunciasse, un pulcino della covata imperiese, mentre penso al manipolo soi-disantes “civico” di apostoli di Calenda il Messia, folgorati dal suo narcisismo.
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Mentre scrivevo queste annotazioni è giunto l’annuncio dello Studio Anselmi di Genova, difensore di “Porto San Francesco s.r.l.” che su ricorso della sua assistita il TAR Liguria aveva annullato il procedimento di restyling del porto demaniale di Sanremo confermando una mia previsione di un mese fa, che su Facebook avevo illustrato anche nei minimi dettagli.
Chiudevo con l’esito della votazione in Consiglio comunale della delibera annullata, votanti 20, favorevoli 20, astenuti 0, contrari 0 anche il Centrodestra Unito approva.
Questa mattina poi leggo che uno che ha soldi da buttare ha riunito “a tavola il centrodestra” con la spiegazione che “Non è una cena contro qualcuno o contro l’amministrazione, è una cena ‘per’” e tra i commensali vedo facce di consiglieri del “Centrodestra Unito” che erano tra quei 20 che hanno alzato la manina.
Il mio invito ai Partiti e alla Politica a “Tornare in sé” è sempre più attuale, la melassa nella quale pucciano il biscotto sale di livello, e non è cioccolata.
Bruno Giri

Ventimiglia: ecco i risultati del sondaggio politico, se non si candida Scullino il più ‘papabile’ è Guglielmo Guglielmi

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sanremonews.it

Ventimiglia: ecco i risultati del sondaggio politico, se non si candida Scullino il più ‘papabile’ è Guglielmo Guglielmi

Carlo Alessi

Nei giorni scorsi sono stati molti i ventimigliesi raggiunti da telefonate per un sondaggio sulle prossime elezioni Amministrative di Ventimiglia. E in molti si sono chiesti chi e per conto di chi era stato promosso.

Per il momento sappiamo solo che è stato redatto da ‘Quorum’, un istituto di ricerca quantitativa e qualitativa che è anche un’agenzia di comunicazione politica e di strategia per campagne elettorali, un’azienda di formazione.

In vista delle elezioni comunali del 2023, all’interno di un progetto di sondaggi sui comuni che andranno al voto la prossima primavera, ‘Quorum’ ha svolto a fine novembre un sondaggio (500 casi, telefonico, con un margine d’errore del +/- 4,4%) a Ventimiglia per testare il polso della situazione politica in città.

La prima domanda riguardava la eventuale fiducia nell’ex Sindaco, Gaetano Scullino, e nell’ex Presidente del Consiglio, Andrea Spinosi: dalle risposte si evince come i ventimigliesi giudichino positivamente l’ex amministrazione comunale: quasi i due terzi dei ventimigliesi apprezzano il lavoro svolto (62,8%), e questo si riflette anche sulla popolarità dell’ex Sindaco Gaetano Scullino: conosciuto da tutti i ventimigliesi (il 98,1% dichiara di conoscerlo), ha la fiducia di oltre la metà di loro (56,8% tra chi lo conosce); solo il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha un apprezzamento superiore in città (67,8%), mentre gli altri esponenti politici locali testati nell’indagine (Guglielmi, Sismondini, Bertolucci, Sciandra, Di Muro, Panetta e Mazzola) riscuotono tutti un apprezzamento anche sensibilmente inferiore.

Secondo i ventimigliesi quali sono le cose da fare? Viabilità, sicurezza e immigrazione sono i tre temi più critici nella vita della città, indicati rispettivamente dal 33,2%, dal 28,6% e dal 24,6% dei ventimigliesi, temi che potrebbero avere già una risposta in due proposte che hanno acceso il dibattito politico in città: la realizzazione di una passerella ciclopedonale e la riapertura del centro di accoglienza di Campo Roja. In entrambi i casi, i cittadini si schiera in maniera compatta a favore delle proposte: l’83,5% a favore della passerella ciclopedonale, a fronte di un 4% di contrari, mentre l’80,3% è a favore della riapertura di Campo Roja, a fronte di un 10% di contrari.

Anche il centro di accoglienza per i migranti è stato al centro del sondaggio e il risultato è sorprendente, visto che tra i favorevoli e ‘abbastanza’ favorevoli, si raggiunge il 70% dei consensi. Se si aggiunge un 11,7% di ‘nè favorevoli, nè contrari’ sia arriva a un semi plebiscito, visto che tra contrari e ‘abbastanza contrari’ si arriva solo al 10%.

Le prossime elezioni: Scullino leggermente favorito in una partita molto aperta: nel corso dell’indagine, l’Istituto Quorum, sulla base di quanto visto nelle rassegne stampa cartacee e on line delle ultime settimane, ha deciso di ipotizzare quattro scenari di voto al Sindaco per la prossima primavera. L’apprezzamento nei confronti di Gaetano Scullino si trasforma in voti: per quanto candidato civico e quindi senza l’appoggio esplicito di nessuna forza nazionale, l’ex Sindaco è sempre in testa al primo turno, con percentuali comprese tra il 35,0% e il 41,0%. Il suo è voto personale, come si può notare dal fatto che se il suo posto fosse preso dall’Assessore Tiziana Panetta, questa si fermerebbe al 3,2%.

Una rinuncia alla candidatura di Scullino garantirebbe una vittoria al candidato del centrodestra Guglielmo Guglielmi, commercialista ed ex Assessore al primo turno con il 56,2% dei voti. Quest’ultimo in ogni caso è la figura più competitiva tra i papabili candidati di centrodestra testati da Quorum, ottenendo (con Scullino ricandidato) il 31,3%: più di Simone Bertolucci (28,9%) e Marco Mazzola (22,0%). Silvia Sciandra, candidata sostenuta dal centrosinistra e dal Movimento 5 Stelle otterrebbe un consenso compreso tra il 25,1% e il 26,8%, ma arriverebbe al 30,1%, ben lontana da Guglielmo Guglielmi, se al posto di Scullino si candidasse Tiziana Panetta.

Infine, il civico Gabriele Sismondini, con una sua lista civica, si fermerebbe tra il 7,4% e il 10,5%, molto lontano dai due primi candidati ammessi al ballottaggio.

Beseugna jouà ertu!

In primo piano


Nello scrivere il “Programma Amministrativo 2023-28 del Ponente imperiese” il Centrodestra Unito, entità politica immaginaria, dovrebbe volare alto se davvero intende darsi un’anima cosciente, consapevole e intelligente.
I due esempi precedenti, “Passerella Squarciafichi” e “Rio Carne”, rappresentano il trampolino, immobile ma non inanimato, dal quale prendere il volo verso il “Problem Solving” che è lo scopo della Politica intelligente e con la “P” maiuscola.
Lo dico da animista e aristotelico che va al di là della neurobiologia vegetale di Stefano Mancuso e che vede nella materia inerte una attitudine alla vita che si esprime secondo codici, frequenze e lunghezze d’onda che, appunto, la Politica deve saper cogliere e interpretare.
Solo così si spiega, in positivo, il sentimento unanime di mobilitazione a Pigna e, in negativo, la sordità, la miopia e la confusione delle lingue a Ventimiglia.
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C’è da chiedersi, a questo punto, come nel medesimo comprensorio intemelio e nello stesso periodo due casi come questi abbiano potuto verificarsi, entrambi al di fuori e a prescindere dalla politica e dall’ingerenza dei Partiti.
Gli “Annales” politici della Prima Repubblica non esistono più, aboliti assieme ai Partiti che si finanziavano in nero perchè nella Seconda, come si usa dire, con l’acqua sporca hanno gettato via anche il bambino.
E adesso la risposta dobbiamo cercarla negli “Acta diurna”, nella cronaca spicciola quotidiana dove a parlare sono le cose dal basso, dal territorio.
Tipo, per fare un esempio, la notizia di questa mattina di un protocollo di intesa tra quattro comunità della Val Nervia: Isolabona, Apricale, Castelvittorio e Bajardo per lavorare insieme a interventi di recupero e valorizzazione dei percorsi di carattere sovracomunale di accesso ai ‘Borghi Rurali’.
Non è necessario avere l’orecchio musicale per ascoltarle, ce ne sono a bizzeffe nell’intero perimetro del Ponente imperiese che gridano vendetta.
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La politica si nutre di consenso e il consenso che conta è espressione del “Regno Animale”, il “Regno Vegetale” non vota e men che meno quello della materia immobile ma non inanimata.
Rio Carne è una mosca bianca, perché, a rigore, la centralina idroelettrica era promossa, spinta e agevolata dal consenso dell’uomo e doveva prevalere, e invece, miracolosamente, ha prevalso Compay Segundo e “Guantanamera”: “El arroyo de la sierra complace Me más que el Mar”.
Non sto divagando ma soltanto dicendo che il “Programma Amministrativo 2023-28 del Ponente imperiese” dovrebbe tendere al consenso che proviene dalla soluzione dei problemi del “territorio” inteso nella sua materialità e concretezza e non da elargizioni dall’alto mirate al voto effimero e mercenario degli aggregati umani.
Ormai siamo ridotti al punto che il “territorio” parla al deserto perché il “gruppo” anonimo, diffuso, orizzontale, non gerarchico che istintivamente dovrebbe agire da megafono non c’è più.
È evaporato e si è dissolto in un pulviscolo di stati d’animo e di sentimenti, che vanno dall’abbandono e dallo sconforto alla rabbia e al rancore.
Cito qualche esempio preso a Ventimiglia.
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Non so e non voglio sapere quale e quanto sia il peso elettorale del promontorio occidentale che domina la Città fino al confine francese, ma sicuramente è inferiore, e di molto, alla resa immediata in termini di voti del centro urbano sottostante.
Lo deduco dalla diversa attenzione dei Partiti nello scegliere tra i due ambiti fisici territoriali.
Non so e non voglio sapere quale e quanto sia il peso elettorale del litorale e quello invece dell’habitat marino antistante, ma sicuramente la resa immediata in termini di voti del primo è infinitamente superiore rispetto al secondo.
Il Centrodestra Unito se intende risolvere i problemi alla radice e non agire come “Comitato Elettorale” convocato alla bisogna deve fare un serio esame di coscienza su chi e cosa è davvero necessario ascoltare per poi ribaltare le sue scelte.
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Cito, al riguardo, il versante orientale del promontorio dove il terreno si muove un po’ dappertutto e a dirlo sono le strade, nelle quali i terrazzamenti sopra le carreggiate smottano e il sedime è in forte dissesto.
In certi casi, addirittura, come la via Due Camini in zona San Bernardo – Sant’Anna la strada è chiusa da anni.
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Cito il litorale oggetto di sordità antiche, se penso che nell’Imperiese il raddoppio e lo spostamento a monte della linea ferroviaria di Cavour e Napoléon le Petit a binario unico e in riva al mare risale a poche decine d’anni fa ed è avvenuto bypassando i Partiti e solo grazie ai buoni uffici con potenti politici romani e le loro imprese del cuore.
Qui a piangere sono in quattro, ognuno a un livello: 1°) l’habitat marino, un ecosistema morente; 2°) la spiaggia sotto costante erosione; 3°) la promenade lungomare con la spada di Damocle delle mareggiate sulla testa; 4°) la pista ciclopedonale, un miraggio il cui completamento si allontana all’orizzonte.
Non sono un tecnico, ho studiato e praticato discipline umanistiche, però qualcosa in merito lo ricordo e proverò a dirlo.
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Sul primo punto la scelta è tra l’acquario e il fondale, tra l’“area pilota” delle nacchere e il ritorno all’habitat della mia giovinezza.
Un mondo sommerso dove ho vissuto per una trentina d’anni di una mia precedente vita in apnea e poi con l’autorespiratore che a Monaco i primi tempi mi veniva ricaricato da Jacques Boissy, il sub personale di S.A.S. Ranieri III°, usando l’unico compressore esistente da lì fino alla S.I.O. di Vado Ligure.
Altro che rarissima “Pinna nobilis”! ce n’era dappertutto, quelle grandi le pulivamo e dentro dove c’è la madreperla quelli bravi dipingevano paesaggi e in quantità industriali le vendevano ai turisti.
Per non parlare delle spugne, dalle zimoche, meno quotate, alle “Orecchie d’elefante” che vendevamo agli artisti francesi di Vallauris i quali le infornavano per ottenere la “poussière noire” a base dei loro colori.
La posidonia era infestante e a primavera i bagnini lavoravano settimane e settimane con la carriola a portare via le foglie di quest’albero orizzontale nato prima dell’ultima glaciazione del Pleistocene e con migliaia di secoli di età.
Una pianta che ha la batimetrica -40 m. sotto il livello del mare, fin dove arriva la luce del sole indispensabile per la fotosintesi clorofilliana.
Lì nei posidonieti la pianta lavora sott’acqua e libera tutti i giorni 16 litri di ossigeno per metro quadrato di “superficie fogliare” che è quaranta volte quella di “base” perché ogni metro ospita 1000 ciuffi di 7-8 foglie ciascuno, cede il 30 per cento dell’energia che produce ed esporta la stessa percentuale di biomassa ad altri ecosistemi non soltanto limitrofi ma anche lontani e a grandi profondità.
Perdere un metro quadrato di Posidonia significa farsi mangiare dal mare 15 metri quadrati di litorale sabbioso con un danno che oscilla tra i 39 mila e gli 89 mila euro all’anno per la minor produzione di ossigeno e per l’erosione e il ripascimento delle spiagge.
Senza dimenticare le sue funzioni di incubatore per 350 specie censite di pesci, cefalopodi, molluschi, echinodermi e crostacei e anche di protezione dai predatori, e soprattutto quella di sensibilissimo indicatore biologico di inquinamento dell’ecosistema marino.
Sui killer di questo mondo si sono scritte e pubblicate biblioteche, molti progressi nell’Imperiese sono stati fatti, le bandiere blu sono aumentate e l’ecosistema idrico è convalescente.
Quello che sta morendo è il “Regno Vegetale”, l’ecosistema marino ed è alla terapia intensiva per salvarlo che la Politica deve dedicare attenzione prioritaria.
Risolvendo il suo problema automaticamente se ne risolverebbero nel “Regno Animale” molti altri, dal turismo alla pesca, dall’ambiente allo sport intelligente e non invasivo, dalla biologia a tanto altro ancora.
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Sugli altri tre punti Tano Scullino a Ventimiglia, con la squadra giusta fornita dalla scuderia dei Partiti, deve poter tornare a finire il compito interrotto, dopo di che non soltanto qui ma l’intera Provincia deve voltare pagina.
Non prima, però, di correggere errori nel contrasto alla storica, unica e reale nemica delle spiagge, delle passeggiate a mare e delle piste ciclopedonali, l’erosione del litorale.
Una nemica da combattere applicando fedelmente l’Accordo di programma fra la Regione Liguria, la Provincia di Imperia ed i Comuni di Bordighera, Camporosso, Vallecrosia e Ventimiglia, per la difesa e ripascimento delle spiagge nel tratto di litorale compreso tra Capo Mortola e Capo Sant’Ampelio, tratta di circa 7 Km, senza inventarsi fantasiose e strampalate variazioni che scimmiottano ambienti tropicali esclusivi per appassionati del surf.
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Questi i principali corollari del ragionamento.
L’acqua come l’aria è un bene primario e deve essere pubblico, senza pagare pedaggi alla finanza predatoria privata ma attingendo al sistema bancario, dopo l’esperienza della siccità di questa estate deve essere garantita a tutti, potabile e irrigua, così come il suo ciclo completo che include la depurazione.
Altrettanto vale per il settore energetico con particolare riguardo alla rete di distribuzione del gas naturale da affidare alle migliori condizioni di mercato a un gestore unico attivando l’Ambito Ottimale di legge.
Non meno importante e sensibile è il settore dei rifiuti solidi dalla raccolta, al conferimento fino allo smaltimento, quest’ultimo ormai in dirittura d’arrivo col biodigestore di Colli a Taggia.
Si vota a Imperia, a Bordighera e a Ventimiglia e la fiera delle vanità sta furoreggiando.
Il Centrodestra Unito, se esiste, deve dare un segnale di vero cambiamento, abbandonare i salvatori delle Patrie comunali al loro destino e dimenticare le ricette elettorali magiche.
Il consenso ce l’hanno, è garantito, il senatore Berrino è l’apripista, adesso devono dimostrare di meritarlo per capacità propria e non per demerito dell’avversario.
Bruno Giri