Nessuno l’avrebbe mai detto dieci anni fa, ma è successo, è stato siglato l’accordo tra l’Italia e la Svizzera. In termini molto generali, il protocollo, modificando la Convenzione del marzo 1976, pone le basi per rafforzare la cooperazione tra i due Paesi e per contrastare il fenomeno dell’evasione e dell’infedeltà fiscale e deve ora essere ratificato dai rispettivi Parlamenti. Una volta ottenuta la ratifica, le autorità fiscali italiane potranno richiedere alla Svizzera informazioni, ivi comprese “richieste di gruppo”, riconducibili al periodo di tempo decorrente dalla data della firma (23 febbraio 2015).
Pertanto chi aveva un conto corrente in Svizzera che ha chiuso entro il 22 febbraio 2015 forse riuscirà a farla franca, per gli altri le cose si complicheranno molto. Questo metodo sarà probabilmente, ma è solo un’opinione personale, adottato presto anche per l’analoga questione riguardante il Principato di Monaco. Staremo a vedere e torniamo in Svizzera.
La firma del Protocollo consente quindi immediatamente alle nostre autorità di individuare potenziali evasori italiani che detengono patrimoni in territorio svizzero. Tale possibilità concreta costituisce evidentemente uno stimolo alla regolarizzazione da parte dei contribuenti italiani che entro il 30 settembre 2015 possono aderire alla voluntary disclosure (sull’argomento si veda uno dei precedenti articoli: “Un nuovo scudo fiscale per il rientro dei capitali esteri”).
Quindi se l’Agenzia delle entrate vorrà avere informazioni è sufficiente che le richieda. Per quanto concerne, invece, lo scambio automatico di informazioni (quindi anche se non richiesti), l’Italia è stata tra i primi Paesi ad adottare il nuovo standard OCSE, e rientra quindi tra i Paesi che si sono impegnati ad adottarlo a partire dal 2017 con riferimento alle attività finanziarie detenute nel 2016. La Svizzera si è impegnata ad adottare lo scambio automatico di informazioni a partire dal 2018, con riferimento all’annualità 2017.
Con la ratifica del Protocollo la Svizzera sarà inoltre inclusa nelle white lists italiane e uscirà dalle black lists basate esclusivamente sull’assenza dello scambio di informazioni.
24 febbraio 2015 – Marco Prestileo