Giocando agli economisti, osservando, dicendo cose semplici e comprensibili, mettendo in pratica alcuni modelli economici ritenuti da tutti “sensati”, si riescono ad individuare facilmente i motivi della crisi economica. Applichiamo, poi, ciò che vediamo tutti i giorni e proviamo a dare risposte concrete alle esigenze quotidiane. Ecco fatto, se i nostri governanti agissero così avremmo probabilmente risolto metà dei problemi della nostra economia. Perché non ci si riesce? La risposta è semplice, per lo stesso motivo per il quale in America e nel mondo si continuano a vendere armi con troppa facilità, oppure si continuano a produrre sigarette e si incentiva il cittadino a giocare d’azzardo. Lobby, poteri forti e ingordigia di denaro. La prevalenza degli interessi di pochi su quelli della collettività.
Torniamo però al nostro “gioco”. In Italia, ma anche in tutta l’Eurozona, l’inflazione continua a scendere (allo 0,3% circa). L’Italia resta ancora in deflazione, abbiamo cioè una diminuzione del livello generale dei prezzi. Il fenomeno opposto si definisce infatti inflazione, cioè i prezzi salgono. Individuato il primo problema: la deflazione.
La deflazione deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi, cioè il cittadino consumatore compra meno. Le imprese, non riuscendo a vendere, perché la domanda dei loro prodotti scende, cercano di migliorare la loro offerta cercando di collocare i loro prodotti a prezzi inferiori (ecco perché i prezzi scendono). La riduzione dei prezzi si ripercuote conseguentemente per le imprese sui ricavi (entrate). Ne deriva che le imprese cercando di bilanciare i minori ricavi tentando di ridurre i loro costi, attraverso la diminuzione dei costi per l’acquisto di beni e servizi da altre imprese (con effetto negativo a catena che si compra di meno) e del costo del lavoro (con l’effetto negati dei licenziamenti o della crescita della disoccupazione). Da qui scaturiscono altri effetti economici negativi non facilmente evitabili. Ad esempio, vi sembrerà strano ma se riflettete bene vedrete che così non è: pur scendendo i prezzi, il consumatore acquista meno, perché tende ad aspettare un ulteriore discesa dei prezzi, se i beni da acquistare non sono assolutamente necessari. Quindi si compra il necessario e si aspetta.
Ci sono poi i fattori psicologici del consumatore. La forte deflazione può indurre il fenomeno della tesaurizzazione, cioè si tende ad accumulare moneta da parte dei privati (quel poco che ci è rimasto) e ad aumentare le riserve bancarie e la costituzione di riserve per emergenze da parte degli Stati, in quantità superiore alle necessità quotidiane.
Ed è proprio qui che sta il trucco ed é qui che si deve intervenire, dobbiamo evitare oltre la tesaurizzazione eccessiva anche il tesoreggiamento (ecco da dove nasce il titolo dell’articolo). Dobbiamo evitare che la ricchezza sia lasciata improduttiva (per la collettività) e sottratta, quindi, alla circolazione, allo scambio e all’investimento, solo per l’ingordigia di pochi. Vi dirò come nel prossimo articolo, per non appesantire troppo questo articolo.
19 dicembre 2014 – Marco Prestileo