Al mio consulente alieno, il professore e avvocato Baby Yoda con studio su Saturno, ho fatto vedere il manifesto del Convegno “Ripartiamo da qui” dopo domani a Arma di Taggia, Villa Boselli, e lui mi ha risposto in latino: “Dum Armae consulitur, litorem expugnatur” con la foto di Bolkestein al posto di Annibale.
Questo non significa che il TAR Liguria sia Dunkerque, però almeno ha avuto il merito di fotografare la situazione e smascherare le prese per il culo ai danni dei concessionari marittimi ad uso turistico e ricreativo, partendo da quelle dei politici e dei sindacati, per arrivare ai burocrati comunali e ai maestri dell’illusionismo legale.
Con l’occasione Baby Yoda ha completato la rassegna delle sentenze depositate dal TAR Liguria martedì scorso.
Ce ne sono altre 17 delle quali 6 di Genova, 5 di Monterosso, 2 di Recco, e una ciascuna di Portovenere, Rapallo, Sori e Lavagna per un totale di 15 concessionari privati.
Le due sentenze mancanti sono anche loro di “improcedibilità” per sopravvenuta norma del Governo Draghi che ha anticipato di 10 anni la scadenza al 31 dicembre 2023 e sono state rese nei confronti della “Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato”, che nelle altre 37 cause era intervenuta solo incidentalmente.
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A questo punto ho fatto vedere a Baby Yoda il mio “curriculum vitarum” tra le quali c’è anche una vita trascorsa a Sanremo a Villa Zirio dal 1° giugno 1967 e il 31 dicembre 1972 da direttore dei gabellieri.
I quali tra diverse altre imposte accertavano e riscuotevano anche la tassa sul “plateatico”, cioè sulla occupazione temporanea di suolo pubblico dovuta dai concessionari del demanio comunale.
Anche loro, gli ho chiesto, adesso dovrebbero essere finiti nelle maglie della direttiva “Bolkestein” studiata dall’omonimo commissario olandese quando la Commissione Europea era presieduta da “Mortadella”, e lui me lo ha confermato.
È così che mi sono sentito promosso nella categoria di chi “se ne intende” e autorizzato a trattare alla pari con il consulente alieno.
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Concordiamo su un punto fermo: “La Direttiva Bolkestein è la spada di Damocle sulla nostra testa, in caso di infrazione salta il PNRR e sui mercati finanziati internazionali i nostri titolo diventano carta straccia.”
Concordiamo su un secondo punto fermo: “La spada è affilata come un rasoio, ti cade sul collo quando il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività è limitato a causa della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, come dice l’articolo 12”.
Concordiamo su un terzo punto fermo: “La ghigliottina è la scadenza generale delle concessioni esistenti a una data precisa improrogabile e la scelta dei nuovi concessionari deve avvenire mediante procedura ad evidenza pubblica, cioè con adeguata pubblicità al suo avvio e poi con svolgimento e completamento rispettosi dei principi di concorrenza e di libertà di stabilimento anche in ambito transfrontaliero.”
Concordiamo, infine, su un quarto punto fermo: “Dobbiamo sfidare il boia”.
Tutte le altre cose, come la riforma del catasto, vanno bene quando “le autorizzazioni disponibili” sono ILLIMITATE, altrimenti, come in questo caso, sono prese per il culo in attesa di porgere il collo al boia.
Stessa cosa per la “stabilità per le attuali concessioni” cioè per una infrazione confessa e conclamata, quella che da dodici anni ci tiene nel braccio della morte in attesa di porgere il collo.
A febbraio dell’anno scorso nel “Governo dei Migliori” il ministro Patuanelli voleva la nostra resa incondizionata già con i bandi comunitari mentre i ministri Giorgetti, Gelmini e Garavaglia studiavano una surreale “Legge Ossimoro” e alla fine la mediazione di SuperMario si è tradotta in una data: 31 dicembre 2023 quando la mannaia cadrà sul collo dei concessionari attuali.
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La sfida al boia è in Lussemburgo, alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, e l’ha lanciata il TAR di Lecce.
Intanto, in via pregiudiziale, con la denuncia di violazione del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, perché la “Bolkestein” 16 anni fa è stata adottata solo a maggioranza invece che all’unanimità come prescrive l’articolo 115 per le direttive di armonizzazione.
Ma poi si arriva al cuore della sfida, sulla interpretazione di “numero limitato” di concessioni disponibili, cioè se lasci spazio al legislatore nazionale e quindi non sia “auto-esecutiva” come oggi invece si pretende.
Seguono a cascata altre sette questioni di diritto comunitario sollevate dal Tribunale salentino per il quale Baby Yoda fa il tifo.Dice che lo vorrebbero anche a Saturno.
Bruno Giri