A Gigliola Bassoli Coppo, Amica carissima di una mia precedente vita, spesa con lei in piazza Bresca, sede del Comitato comunale DC di Sanremo ai tempi del professor Enzio Specogna, ieri mattina le aprivo gli occhi sui Partiti come li abbiamo conosciuti noi due, da galoppini, a attaccare manifesti, a distribuire santini in via Vittorio e a metterli nelle buche delle lettere.
“I Partiti strutturati non esistono più da molti anni. Restano le loro ombre elettorali. Gigliola, tu stai parlando di ombre che si intitolano rappresentanze territoriali che non vanno al di là di piccole consorterie insignificanti.”
Con questo “Incipit” mattutino prendo penna e calamaio per scrivere in bella calligrafia le mie prime impressioni su un “Programma Politico Elettorale 2023” dell’Imperiese, ispirate al pensiero del neurobiologo vegetale Stefano Mancuso.
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L’alternativa al fatale declino di questa estrema periferia dell’impero politico romano e del suo proconsolato genovese è arrestarlo, imitando l’intelligenza delle piante.
Un regno vegetale che all’arrivo della vita sul nostro pianeta pur essendo immobile sul territorio ha risolto ogni problema di sopravvivenza fino a raggiungere il 99,7 % della massa vivente lasciando al regno animale il misero 0,3 % rimanente.
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Oggigiorno la legge ha ingessato l’attività amministrativa pubblica in schemi rigidi, moduli obbligatori e rituali vincolanti, lo fa a cascata dal vertice alla base e l’Indiana Jones intemelio alla ricerca del Tesoro Perduto che a Ventimiglia porta a casa un forziere di 20 milioni di euro è solo un patetico illusionista.
Oggigiorno la finanza comunitaria ha imbalsamato l’economia privata e chiuso i capillari delle banche che una volta guardavano al territorio e lo ossigenavano e che adesso fanno gli equilibristi nel Circo Orfei di Bankitalia e dell’Euro.
Oggigiorno la politica è ingabbiata e da Ventimiglia a salire fino ai Palazzi romani tutto viaggia dentro un ascensore “felliniano” che, quando torna in basso, si ferma ai vari piani e fa scendere statisti, condottieri, economisti e personaggi innamorati pazzi di quel pianerottolo.
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È il modello gerarchico verticale del regno animale al quale noi umani apparteniamo.
Modello antitetico a quello diffuso e orizzontale del regno vegetale per il quale “in qualunque gruppo naturale le decisioni prese dal gruppo sono sempre migliori che quelle prese dal migliore del gruppo.”
Sul piano amministrativo è impossibile saltare fuori dall’acquario nel quale nuotiamo e abbandonare il Moloch verticistico-dirigistico legale e finanziario che rappresenta l’acqua, me ne rendo conto benissimo.
Fa parte del nostro genoma liberal-democratico e guai a toccarlo!
I grillini hanno provato a farlo riesumando Rousseau e se ne sono pentiti.
Però in noi sono presenti proteine che per via epigenetica possono influenzare efficacemente l’espressione dei geni e restituire margini di libertà, di equità e di efficienza al sistema.
Proporle dovrebbe essere compito di un serio “Programma Politico Elettorale 2023” dell’Imperiese.
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Basta astruserie, passiamo a cose concrete.
La mia non è un novità sconvolgente, in tutti i campi del regno animale sono sempre più frequenti i casi di modelli non gerarchici e distribuiti che copiano il modello vegetale e che danno eccellenti risultati.
Uno per tutti in campo tecnologico è internet e Wikipedia in quello della divulgazione scientifica.
Anche a casa nostra ne abbiamo, non soltanto in Cina, per esempio in Emilia Romagna dove per tenere sotto controllo il consenso politico si sono costruite per legge regionale reti orizzontali e diffuse di sensori sociali che come l’apice radicale delle piante sono in grado di rilevare e trasmettere parametri in tempo reale.
Oggigiorno, non a caso, con tutti i maitre-à-penser che affollano il PD, i candidati alla Segreteria sono il presidente e la vice-presidente di quella Regione per estendere a livello nazionale quel modello arruolando masse di utili idioti diffusi sul territorio.
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Noi qui, in questo lembo estremo d’Italia, con un Centrodestra Unito straripante partiremmo da zero come laboratorio politico che però potrebbe essere un modello da imitare su scenari più ampi.
Si tratta di ribaltare la politica “antropocentrica” dove l’uomo risolve i problemi di un regno vegetale senz’anima e di sostituirla con una politica “vegetale”, orizzontale, diffusa, non gerarchica e senza cervello o altri organi dedicati, che è in grado di risolvere i problemi del regno animale.
Un esempio per tutti aiuterà a capirci.
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Prendiamo la passerella Squarciafichi da ricostruire a Ventimiglia: per la politica antropocentrica la priorità è assoluta perchè serve all’uomo, residente e turista, per attraversare il fiume e raggiungere il Porto degli Scoglietti.
Per la politica “vegetale” invece la priorità è relativa perché il “problem solving” non è quello ma l’equilibrio idraulico e idrogeologico irrisolto dell’alveo e degli argini che ha contribuito alla distruzione del manufatto artificiale.
Il modello “animale”, prima della distruzione, aveva proposto al Moloch amministrativo ingessato la soluzione verticistica del Piano di Bacino ponendo al primo posto il problema della demolizione e ricostruzione della passerella e del ripristino dell’equilibrio idraulico e idrogelogico compromesso.
Qualcosa è andato storto e la passerella è stata travolta dalla piena.
Lo stesso modello “animale”, dopo la distruzione, ha riproposto l’identica priorità assoluta e anche in questo caso qualcosa è andato storto.
Col modello “vegetale” invece il Moloch viene depurato dalle priorità di Partito, di Interesse, di Personaggio, di Immagine e di Zona, tutte cose “antropocentriche”, il problema da risolvere non è dell’uomo ma del fiume Roya, la politica lo recepisce alla radice dai suoi sensori sinaptici e provvede.
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Conclusione sul punto n.°1: “Abbandonare in campo amministrativo le miserie del personalismo individuale e di gruppo e ascoltare il territorio. Dico: il territorio da non confondere con chi ci sta sopra. Il territorio ti dice quali sono i veri problemi che la politica deve risolvere e la loro soluzione risolverà automaticamente tutti i problemi dell’uomo.”
Come dimostreranno i punti successivi delle mie impressioni eretiche e estemporanee.
Bruno Giri