Radici e sopravvivenza …

Ci sono vari modi di presentarsi a un appuntamento, puntuali o in ritardo, con buone o con cattive intenzioni, armati o disarmati, con una sorpresa oppure a mani vuote.
Oggi, e non soltanto a Ventimiglia, butterò giù qualche estemporanea considerazione sui Programmi depositati nella primavera 2019, quattro anni “prima”.
Lo farò con l’intenzione di sorprendere chi si appassiona al tema dell’appuntamento elettorale di quattro anni “dopo”, nel 2023.

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Leggendoli, indistintamente quelli di tutti i candidati-sindaco, la mia impressione è stata che a averli scritti siano persone che: 1° “Intanto non lo legge nessuno”; 2° “Intanto il 90 % del 2 % che lo legge si ferma alle prime righe e se prosegue non lo capisce.”; 3° “Comunque l’altro 98 % vuol sentirsi preso dolcemente per mano e accompagnato in sogno nel Paese delle Meraviglie.”
Un altro al mio posto, meno gentile, parlerebbe di polverine miracolose, di filtri magici e di unguenti prodigiosi mostrati al popolino da impostori e ciarlatani che vendono fumo, ma io evito asprezze di linguaggio.
La ricetta di questi apprendisti stregoni con la bacchetta magica è quella del fornaio in streaming che parla con la farina e le dice: “Devi trasformarti in pagnotte dorate, fragranti e profumate!”.
Invece dovrebbe spiegare a chi lo guarda sul video come lui controllerebbe la temperatura della pasta madre dopo l’ultimo rinfresco, come la aggiungerebbe alla farina per poi passare all’impasto, alla lievitazione, allo staglio e alla formatura e infine alla cottura.
Sempre secondo la metafora, sono tutte cose che si imparano di notte, con l’esperienza, infarinandosi, e non nei dopocena tra pochi intimi davanti a fornai che se ne intendono perchè hanno letto il “Manuale del Perfetto Panificatore”.

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Sbagliano verticalmente perché confondono il programma politico con quello amministrativo e sbagliano orizzontalmente perché confondono la realtà con il miraggio.
Tano nella primavera 2019, dopo anni di tribolazioni giudiziarie, rientrava in campo alla testa di una squadra che in concomitanza con le Elezioni europee combatteva anche una battaglia politica parallela e altrettanto accadeva per il sindaco PD uscente, e posso capire entrambi, soprattutto le sbrodolature liriche del programma del centro-destra a guida civica.
Ma quattro anni dopo, no, non sono più accettabili.
Non lo dico per gli elettori ma per i Partiti politici a livello provinciale e regionale che devono smetterla di fare come gli aruspici ciceroniani che non potevano incontrarsi per strada senza mettersi a ridere.
E’ da apprezzare in questo il Partito della Meloni, trionfatore in Liguria con l’elezione del senatore Berrino, quando a livello provinciale mette le mani avanti e fa presente agli altri tre compari che l’intesa di coalizione sul programma amministrativo è pregiudiziale rispetto a ogni altro argomento.

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E vengo alle considerazioni estemporanee: la prima è un sillogismo sul passato di Ventimiglia tra le nebbie di un “Programma Pubblicitario & Promozionale”.
Premessa maggiore: i Programmi amministrativi dei Comuni sono le matrioske più grandi che dettano gli indirizzi generali alle matrioske intermedie che li metabolizzano e a loro volta li traducono e interpretano alle matrioske terminali, che sono i dirigenti apicali, titolari della responsabilità di gestione, i quali li eseguono materialmente.
Premessa minore: a Ventimiglia nella nebbia fitta negli ultimi tre anni la matrioska maggiore non era il Consiglio comunale ma la sede della Lega e i dehors dei bar del centro, gli indirizzi generali erano la metaforica lista leghista della spesa elettorale e la matrioska intermedia, la Giunta Scullino, la serva padrona che ogni tanto faceva di testa sua e spesso con qualche piccola cresta sul conto.
Conclusione: qualcosa è andato storto.

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La seconda considerazione estemporanea riguarda gli indirizzi generali che oggi prima a livello provinciale e poi, a scendere, ai vari livelli cittadini, (a me interessa Ventimiglia) dovrebbero essere sottoscritti dai quattro Partiti del “Centrodestra unito”.
L’area vasta dell’Imperiese sta vivendo un doloroso travaglio ignorato dalla miopia campanilistica e dallo strabismo “Sanremo-Imperia”.
Il rischio aborto è altissimo e riguarda un lungo elenco di servizi pubblici “essenziali” svolti a quel livello di economia di scala: cito per prima l’acqua “pubblica” a rischio di cadere sotto l’attacco della speculazione “privata” che sfrutta le difficoltà di bilancio di “Rivieracqua”.
Ma cito anche l’“Ambito Territoriale Minimo” della distribuzione del gas naturale, dove quello Imperiese è uno dei 177 previsti per legge del 2011 e ancora dormiente.
Ma cito anche il trasporto pubblico locale e la lungodegenza di “Riviera Trasporti” tenuto in terapia intensiva per salvaguardare 300 posti di lavoro, tagliando linee, riducendo orari, vendendo bus a idrogeno e immobili, e presto anche l’argenteria di casa, con impacchi su una gamba di legno.
Il duello rusticano tra Sanremo e Imperia sul “Centro Nascite” è solo il trailer del film di fantasanità “Ospedale Unico”.
Senza dimenticare le incompiute, dall’“Aurelia bis” che trentotto anni fa ho tenuto a battesimo a Taggia come “Capo di una cupola mafiosa” secondo la Toga Rossa adesso membro del CSM, per arrivare alla pista ciclabile della defunta Area24, e via elencando su un’area vasta imperiese dove i sindaci non devono metterci il becco, altrimenti li mandiamo a casa.

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La terza considerazione riguarda Ventimiglia e qui devo far tacere il democristiano che vive in me e far parlare la mia anima profonda, operaia e contadina, ereditata dai genitori, dai nonni, dai bisnonni e di loro antenati fin dalle origini dell’Antropocene.
Ma il discorso diventa troppo lungo.
È la libera estensione e l’audace prolungamento della neurobiologia vegetale del professore Stefano Mancuso e lo rinvio per un’altra volta quando mi sentirò ispirato.
Per ora mi limito a copiare e incollare la base delle riflessioni di questo immenso scienziato italiano dalle quali partiranno i miei arzigogoli su Ventimiglia (**Le maiuscole sono mie): “Siamo abituati a pensare che l’intelligenza sia esclusivamente un prodotto del cervello, invece l’intelligenza è nella la capacità di RISOLVERE I PROBLEMI e le piante la possiedono pur essendo organismi sessili, ossia radicati e privi della possibilità di spostarsi per nutrirsi e sfuggire ai predatori, possibilità invece conferita al regno animale i cui componenti possono far fronte ai pericoli e alle necessità fisiologiche con lo spostamento. Al contrario le piante, vincolate dalla loro immobilità, hanno dovuto trovare strategie per RISOLVERE I PROBLEMI, sviluppando un corpo privo di organi, dove tutte le funzioni si diffondono nell’intera struttura della pianta. Le piante si nutrono, respirano, comunicano, vedono e memorizzano con tutto l’organismo, permettendo la sopravvivenza anche in casi estremi, basti pensare che una pianta sopravvive anche se il 90% del suo corpo viene asportato, impensabile se riportato sul corpo animale, dove singoli organi svolgono funzioni precise con grande efficienza, ma anche dove la COMPROMISSIONE DI UN SINGOLO ORGANO può far collassare l’intero organismo.”
Come è successo a Ventimiglia il 23 giugno scorso con la compromissione dell’Esecutivo e con l’immobilità di un commissario sessile cha ha le radici nell’ordinaria amministrazione, con le mani legate e gli occhi bendati.
Bruno Giri

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