Soltanto un giurista laureato “in utroque iure” può valutare la notizia che stamattina leggo sui quotidiani: “Portosole compra Porto di Sanremo: il fondo Reuben Brothers lega il suo nome al futuro della città”.
I due ordinamenti giuridici non sono quello civile e quello canonico, ma qui interviene lo “ius Matutiae” a sostituire il secondo.
È un ordinamento estravagante con tanto di Pandette risalenti alle gare d’appalto del casinò e a mille altre scorciatoie escogitate nei decenni passati con estro, fantasia e astuzia volpina per dribblare la strada maestra.
Questa, però, non l’avevo ancora sentita e mi incuriosisce.
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Do per scontato, in premessa, il fatto che se al posto di Biancheri ci fossi io, la Toga Rossa che l’altro giorno, per meriti speciali, è entrato nel C.S.M. dopo aver presieduto il plotone di esecuzione di Palamara nell’A.N.M., mi avrebbe immediatamente notificato un avviso di garanzia e lo avrebbe spedito “per conoscenza” agli zelanti cronisti locali.
Il capo della possibile, anzi probabile, ma che dico? certa mia imputazione sarebbe di concorso in turbativa d’asta previsto e punito dagli articoli 353 -354-110 c.p. sotto il profilo della partecipazione a un “cartello” o accordo collusivo idoneo a influenzare l’andamento e l’esito finale di una gara formalmente aperta il 26 agosto scorso con la pubblicazione del bando.
Ma adesso la Toga Rossa è a Roma, Palazzo dei Marescialli, e il mio rimane un cattivo pensiero.
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Detto questo, e data per scontata la privatizzazione e il conseguente sequestro dell’intero litorale compreso tra San Martino e Pian di Nave, specchio acqueo intercluso e relativa fascia costiera, risultato che con l’ultima novità non cambia, cambiano invece le modalità con le quali si arriva a tutto questo, e di conseguenza muta l’oggetto privato della concessione di 99 anni, cioè perpetua.
Su questo ho chiesto un parere “pro veritate” al mio consulente Baby Yoda del Foro Alieno, accademico e docente “in utroque iure”.
Lui l’ha presa larga, è partito dalla filologia semantica della parola “compra”, ambigua perché nel carrello potrebbe esserci o il pacchetto azionario di “Porto di Sanremo s.p.a.” oppure, come si legge negli annunci “for sale” delle Agenzie immobiliari, l’area con concessione demaniale/urbanistica/edilizia approvata.
Nel primo caso sparirebbe il vincitore delle primarie tra tre richiedenti ingoiato da uno dei due partecipanti, il terzo era Mariolino Piras, nel secondo caso, invece, il Fondo “comprerebbe” da Biancheri -Totò la Fontana di Trevi.
Ma poi Baby Yoda ha ristretto il brodo sul primo caso che non si risolve in una operazione sul capitale del compratore in conseguenza alla transazione giudiziaria in corso col venditore, ma interviene a gamba tesa in una partita in corso iniziata, appunto, con le primarie per scegliere il progetto a base d’asta.
Infatti, leggendo i quotidiani, la vertenza giudiziaria in corso tra i due riguarda la scelta in questione che ora cambierebbe.
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E proprio sul cambiamento che il mio consulente alieno mette enfasi, perché era soft, di 43 e non 96 milioni come l’altro, meno impattante, invasivo e fantasioso, per non dire fantascientifico.
Se la base d’asta si dimezzasse altre cordate, dissuase dall’importo attuale, potrebbero partecipare e retroattivamente la moviola riavvolgerebbe le sequenze della Conferenza dei Servizi per la scelta del progetto base.
Tra le performances di Baby Yoda c’è ingoiare un rospo due volte, Biancheri potrebbe imitarlo.
Bruno Giri