Al liceo “Cassini” quando nel compito in classe c’era Plutarco da tradurre dal greco ci scambiavamo sguardi soddisfatti nascosti dietro il monumentale vocabolario Rocci.
Lui nel primo secolo dopo Cristo “scriveva come mangiava” senza fronzoli e lo faceva in una lingua attica elegante e fluente, più “orecchiabile” di quella aristocratica ed esclusiva dei classici dell’epica e della commedia, dei grandi tragici, dei sofisti e degli oratori.
I brani da tradurre erano sempre estratti dalle sue “Vite parallele”, dove Plutarco premette: “Io non scrivo storie, ma vite”, sono un biografo pedagogo.
Oggi negli schemi della gnoseologia scientifica si sarebbe definito uno storico di Serie B che con finalità morali attraverso il carattere ((ἦθος) e l’azione (πρᾶξις) dei suoi Eroi descritti in carne e ossa, positivi o negativi, mette a confronto virtù e vizi.
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È così che ieri mentre sfogliavo l’album dei ricordi e con questi precedenti classici alle spalle ho colto un mio “parallelismo” con Tano in alcuni passaggi cruciali delle rispettive amministrazioni comunali quando abbiamo aperto armadi pieni di scheletri e di dossier velenosi ereditati senza beneficio di inventario.
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Goethe su queste cose ci ha scritto un romanzo, e io per una “affinità elettiva” subliminale ieri ho pensato che Tano, se non fosse stato accoltellato dai tre leghisti “carbonari”, avrebbe dovuto pagare lui all’Agenzia delle Entrate di Genova la somma di € 4.439,75 entro il 25 novembre prossimo, termine assegnato al soccombente Comune di Ventimiglia dalle due sentenze “Calcestruzzi Val Roya s.r.l.” del 2 maggio 2019 n. 390 e del 5 marzo 2021 n. 176.
Il pagamento in sua vece lo ha fatto fare invece da burocrate il Commissario prefettizio il 25 ottobre scorso, un mesetto prima della scadenza, però come atto dovuto di ordinaria amministrazione, e quindi, come è ovvio, senza conoscere e senza aver vissuto gli antefatti della loro causale.
Nessun atto di accusa da parte mia, sia chiaro, per me vale la gerarchia virgiliana “Prima pietas, secunda sanctitas, tertia iustitia aut aequitas nominatur”, principio che in questo caso mette sullo stesso piano gli amministratori buonanima e quelli ancora vivi ma politicamente morti e i loro prodotti abortivi.
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Bisogna risalire alla preistoria e alla prima tornata amministrativa del mitico sindaco socialista Aldo Lorenzi per ricostruire la cronologia dei fatti, quando nell’agosto del 1979 fece approvare dal Consiglio comunale il P.I.P., acronimo del Piano per gli insediamenti produttivi, a Trucco, Porra e Fogliarè in sponda sinistra del Roya in applicazione della legge regionale del ‘76 in materia di strumenti urbanistici attuativi dei piani regolatori comunali.
Dopo le effimere sindacature DC delle meteore Mario Blanco e Alberto Cassini, nel giugno ’87 sarà il mitico Commissario prefettizio Elio Maria Landolfi a stipulare con la “Calcestruzzi Val Roya s.r.l.” una convenzione che nel “Piano Lorenzi”, in uno dei tre comparti nei quali era suddiviso Fogliarè, le assegnava mezzo ettaro circa di terreno, metà in proprietà piena e metà con solo diritto superficiario.
Assegnazione da attuare sotto forma di permuta tra cosa certa e cosa futura, cioè con il passaggio al Comune di una equivalente superficie negli altri due comparti tutta già di proprietà della Società assegnataria in cambio di aree che per metà dovevano essere ancora espropriate dal Comune entro il biennio successivo e per l’altra metà dovevano da lui essere ottenute dal Demanio statale in concessione del diritto di superficie.
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Nel biennio successivo, dice il Giudice amministrativo, il cavaliere Pietro Walter Ravera per sette mesi e il commendatore Albino Ballestra per gli altri diciassette “disponevano di un tempo senz’altro sufficiente per dare luogo agli incombenti necessari” e invece hanno “ingiustificatamente mantenuto un comportamento inerte omettendo di provvedere agli adempimenti occorrenti per l’attuazione degli obblighi che comportavano l’acquisizione delle aree oggetto di assegnazione al privato”.
Cioè per dirla nel lessico oxfordiano, “se lo sono menato”.
Ma anche dopo il giugno ’89 quando è scaduto il biennio tutti quelli che sono venuti dopo se la sono cercata perché hanno continuato a menarselo allegramente.
Il dottor Claudio Berlengiero sordo alla diffida della Società del 15 dicembre 1995 a ottemperare alla Convenzione oppure a restituire i terreni occupati dal Comune o almeno a pagarli, sordità proseguita tre anni dopo sul sollecito ricevuto il 9 aprile 1998.
Non meno sordo a un ulteriore sollecito del 20 ottobre 2003 si è dimostrato l’avvocato Giorgio Valfrè fino a costringere la Società a adire le vie legali il 19 settembre 2007.
Così la patata calda se l’è trovata in mano Gaetano Scullino, costretto dalla legge ad aspettare il responso del Giudice, responso che si farà aspettare per quattordici anni.
Questa la conclusione del responso: “Tale comportamento inadempiente è fonte di pregiudizi suscettibili di valutazione economica e di risarcimento”, ovviamente al netto “delle spese che avrebbe dovuto sostenere la Società ricorrente nel caso di attuazione della convenzione urbanistica per cui è causa”.
Il destino ha voluto che il 20 maggio 2021 fosse ancora Gaetano Scullino a chiedere al Consiglio comunale di approvare come debito fuori bilancio il risarcimento alla “Calcestruzzi Val Roya s.r.l.” quantificato in € 145.929,34 somma che verrà pagata a “Calcestruzzi Val Roya s.r.l.” il 22 dicembre successivo.
Inutile dire che, una volta tanto, tutto questo sarà approvato all’unanimità, succede quando tutti ne hanno cagato un po’ e adesso bisogna coprirla.
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A spingermi a annotare queste mie rimembranze intemelie ieri sera è stato Giuseppe Palmero, persona che continuo ad ammirare e a stimare “in amministrazione” anche quando “in politica” indossa una maglietta che per me è sbagliata.
Dedica che copro non solo con la “pietas” virgiliana di cui sopra, ma che annoto, direbbe Tacito, “sine ira et studio”, pacatamente.
Per lui ho rievocato la vittoria di “Calcestruzzi Val Roya s.r.l.”, storia esemplare di un caso rarissimo (forse unico in Italia) di risarcimento a un cittadino del danno subito a causa della “inerzia” di pubblici amministratori comunali.
I movimenti civici nascono spontaneamente quando gli amministratori eletti dai Partiti politici per tutelare i “diritti” collettivi e individuali dei cittadini rimangono inerti, “se ne battono il belino”, come dicono a Cambridge.
Alla dedica a Giuseppe Palmero aggiungo però una chiosa che mi viene spontanea mentre al suo fianco vedo Patriz… pardon! Maddalena Pentita.
Era lei PD il braccio destro militante e in prima linea del sindaco PD tra il 2014 e il 2019, colei che l’11 agosto 2015 commemorava il mitico sindaco Aldo Lorenzi con queste parole: “Questa giovane amministrazione, giovane per età di alcuni suoi amministratori in primis il sindaco, ma soprattutto giovane di idee, progetti, entusiasmo e spirito di gruppo, lo ricorderà …”
Era vero, il suo sindaco PD aveva 28 anni, e anche Claudio Berlengiero di “Rifondazione Comunista” con i suoi 43 anni non era poi così vecchio quando ha debuttato e neppure Giorgio Valfrè che alla sua prima elezione di anni ne aveva appena quaranta.
La mia chiosa è per sorridere su chi per una vita e fino a ieri in modalità PD ha cantato “Bella ciao” e che oggi in modalità “Azione” fa cantare la moderna “Giovinezza!” ai giovani ascari intemeli.
Tutto lì.
Bruno Giri