A Ventimiglia si sono svolte le prime indagini georadar nell’area in cui si trovano le cabine ex-Enel a fianco del Teatro romano. La zona è destinata ad un importante intervento di risistemazione, reso possibile grazie all’utilizzo dei fondi Ales, erogati alla Provincia di Imperia per il restauro e la valorizzazione del Teatro romano.
L’area è infatti interamente vincolata con dichiarazione di particolare interesse da parte della Soprintendenza e potrà così essere indagata attraverso scavi archeologici e successivamente risistemata per migliorare l’accesso al Teatro romano. Si tratta di un’area centrale della città antica, prossima al decumano massimo e ad importanti edifici pubblici, che secondo le ipotesi degli archeologi potrebbe corrispondere al foro o ad edifici di culto.
Evidente soddisfazione per il sindaco Gaetano Scullino: “Dopo anni di interessamento, finalmente gli edifici, ormai fatiscenti e con problemi statici, saranno demoliti. Un altro passo verso il miglioramento della città, un altro tassello che si aggiunge a quelli già portati a termine in questo anno di Amministrazione per rendere Ventimiglia sempre più bella; ed in più, in questo caso, oltre all’aspetto estetico c’è anche una valenza storico-archeologica dell’operazione”.
L’indagine consentirà di avere una prima mappatura del sottosuolo, individuando eventuali strutture sepolte sotto il terreno. L’intervento, eseguito dal prof. Adriano Ribolini, responsabile del laboratorio Georadar del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, utilizza questa tecnica non invasiva per l’indagine degli strati del primo sottosuolo e sarà applicata anche all’area archeologica ubicata nella zona a nord della ferrovia e gestita direttamente dalla neonata Soprintendenza per le province di Imperia e Savona, dove è attualmente in corso una campagna di scavo in concessione a cura dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri.
L’intervento rientra nell’ambito di una convenzione tra la Direzione regionale Musei Liguria e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, valida per tutti i siti archeologici gestiti dalla Direzione regionale Musei e già sperimentata in passato nella Zona archeologica di Luni.