Breve storia. E’ il 2010 quando l’Amministrazione Scullino si imbatte in un affare: un immobile in pieno centro, sede per tanti anni dell’ACI, viene venduto per due fagioli, tre fette di pane e 300mila euro. Il prezzo è talmente basso che se ne lamenta pure l’Agenzia delle Entrate: insomma, tanto si dice e tanto si fa che, alla fine, l’ACI, a fronte dell’enorme sconto, chiede soltanto che l’immobile venga destinato a servizi sociali per i cittadini. Il sindaco dell’epoca smuove mari e monti e ottiene, anch’esso a titolo gratuito, uno studio di fattibilità per la creazione di un moderno palazzetto della salute, 2000mq,da pagarsi con la vendita dei parcheggi ricavati al di sotto della struttura. Impegno finanziario del Comune di Ventimiglia: 0 (zero). Arriva la bufera dei commissari e poi, il docile vento del giovane Joculano che tutto calma e tutto sopisce. Mentre lui riposa dalle fatiche della campagna elettorale, ecco che i suoi consulenti si vendono l’Enaip per pagarsi le parcelle. Si sveglia appena, dal lungo sonno, per abbattere due alberi e rendersi conto che la società AIGA di cui è proprietario, sta fallendo perchè, ahimè, l’acqua non è che si venda più come un tempo (colpa dei cinesi, di sicuro). Per il resto, immobile. Sul finire del mandato, i suoi consulenti si rendono conto che non hanno più soldi per pagare le parcelle: è necessario vendere l’immobile ACI. Si, quello del palazzetto gratuito. Giusto. Perchè, chiaramente, il palazzetto non serve (che qui siamo tutti in salute) e realizzare le scuole di Ventimiglia Alta lì sarebbe cmq troppo semplice: meglio fare un prefabbricato in cima alla collina e inserire dei corsi di alpinismo per mamme casalinghe annoiate. Ma sopratutto: meglio rimanere immobile. Che, magari, dopo l’immobile ENAIP e l’immobile ACI, anche l’immobile Joculano troverà una sua collocazione catastale.
18 settembre 2018 – Albino Dicerto