Mi rendo sempre più conto di come sia possibile guardare una città attraverso i suoi luoghi, indipendenti, strani, ognuno con caratteristiche proprie, che vive e si alimenta in modo indipendente da tutto il resto. E’ difficile definire una città senza parlare degli stati d’animo dei suoi luoghi. Questa mattina mi sono reso conto come a Ventimiglia sia facile passare dalla tranquillità della biblioteca al casino del traffico cittadino, al delirio del flusso di migranti di Roverino. Ventimiglia è il successo della biblioteca, è la tranquillità del chiostro (ma lo sapevate che la messa viene trasmessa in filo-diffusione nel chiostro?), è l’odore di sale del Resentello, è i vicoli del Centro Storico. Ventimiglia è l’odore di cipolla e pipi della stazione, è il girovagare di migranti sconosciuti e forse pericolosi, è il divieto di bere dopo le 19.30, è 2 ore di coda per fare 3 metri. Ventimiglia è il successo di un’amministrazione che si è impegnata e il disastro di tutto ciò che è venuto dopo.
31 ottobre 2017 – Albino Dicerto