L’Ocse* ha stilato una classifica dei sistemi universitari secondo un rapporto qualità-prezzo tra rette e servizi offerti. I risultati ci fanno comprendere come i Italia le rette pagate non siano particolarmente costose ma che i servizi offerti non sono certamente tra quelli più all’avanguardia.
Vediamo infatti che vi sono paesi con università low cost e servizi di buon livello (come la Danimarca), paesi con università costose ma servizi efficaci (come gli Stati Uniti), paesi con università costose ma servizi non proprio efficaci (Giappone) e, infine, paesi con rette nella media ma sistemi «meno sviluppati» per il sostegno degli studenti. L’Italia rientra appunto nell’ultima categoria, anche la retta è cresciuta negli anni.
La media nazionale delle tasse universitarie negli atenei pubblici, si aggira sui 1.200 euro, stando alla stima effettuata dall’Ocse per il 2011 e confermata dal valore medio stimato da Federconsumatori per gli studenti di quarta fascia (massimo 30mila euro) nel sistema del vecchio Isee. Contributi più onerosi sono richiesti solo nei college inglesi – picchi di 9mila sterline per un “bachelor”, la nostra laurea triennale. Peccato che l’Inghilterra goda della vicinanza della Scozia, dove l’università è gratis per i cittadini Ue. E l’Olanda si rifà del caro rette con un sistema che rientra nella fascia Ocse numero 2, quella dei paesi con «tasse alte ma reti di supporto per gli studenti ben sviluppate». (fonte: Alberto Magnani – Il Sole 24 Ore)
Naturalmente l’analisi di cui sopra è fatta sulle Università italiane pubbliche. Le nostre Università private, tipo Bocconi o Cattolica, offrono decisamente agli studenti servizi qualitativi maggiori (particolarmente per la loro introduzione nel mondo del lavoro e per la “rigidità” dei piani di studio) ma con rette di molto superiori alla media dei 1.200 euro di cui sopra (molto prossime a quelle inglesi).
27 febbraio 2015 – Marco Prestileo
* OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) è un’organizzazione internazionale di studi economici per i paesi membri, paesi sviluppati aventi in comune un sistema di governo di tipo democratico ed un’economia di mercato.