L’obiettivo della riforma è quello di avere rendite catastali, per gli immobili ad uso abitativo, basate non più sui vani ma sui metri quadrati, con misure uniche a livello nazionale.
La bozza del decreto che prevede la riforma del catasto è ormai pronta. Il decreto prevede il passaggio obbligatorio dal sistema dei vani, attualmente utilizzato per gli immobili ad uso abitativo, a quello dei metri quadrati (già utilizzato per gli immobili ad uso non abitativo).
La procedura tuttavia non è semplice perché sono circa 3-4 milioni le unità immobiliari ancora senza planimetria. Considerata l’impossibilità di costringere tutti i proprietari a mettersi in regola, il legislatore ha pensato di introdurre un sistema per raccordare i vani ai metri quadrati: ad esempio, se un appartamento di categoria A/2 ha una consistenza di 4,5 vani, si troverà ad avere poi una metratura catastale di 94,5 metri quadrati. La norma prevede il nuovo valore in metri quadri del vano per la categoria A/2 di 21 metri quadrati.
Le misure saranno uniche a livello nazionale, eliminando così le differenze tra province e comuni, in cui i vani sono di misura assai diversa. (Fonte: Il Sole 24 Ore)
Non tutte le stanze delle nostre abitazioni hanno una superficie di 21 metri quadrati. Certamente questo metodo non mancherà di suscitare polemiche, e i proprietari probabilmente si dovranno affrettare a comunicare le loro planimetrie, prima di vedersi attribuire metri quadrati in più.
La parte della riforma che preoccupa di più, temuta da tutti i contribuenti è che “nuovo catasto” voglia dire “maggiori imposte”, si veda in tal senso il precedente articolo cliccando qui.
23 febbraio 2015 – Marco Prestileo