Viaggiavo molto all’epoca. Ero alle Meloria con alcuni amici per trascorrere una giornata tranquilla, tra le secche e gli scogli di fronte alla costa Pisana. Non c’erano giornali, non c’erano blog, non c’era internet. Le cose, all’epoca, accadevano e basta. E fu così che, senza preavviso, senza che nulla potesse far presagire qualcosa, vedemmo arrivare 32 galee battenti bandiera della Repubblica di Genova. Non so se era più strano vedere in territorio Pisano 32 galee Genovesi o il silenzio, irreale, che le avvolgeva. Erano immobili. Loro e noi che li osservavano, ignari di tutto. Poi un suono sordo e… l’inferno. Le galee mollarono gli ormeggi e con uno scatto impressionante (quasi fossero a motore, diremmo oggi) partirono, sempre sotto costa, diretti verso l’orizzonte, in formazione “falcata”. Qualcosa di grosso stava accadendo, salimmo sulla torretta per seguirli fino a che potevamo, con lo sguardo. Poi di nuovo il silenzio. Poco dopo, un rumore lontano cominciò a crescere, sempre più forte. Le galee, ora, erano mille, battenti bandiera Genovese e Pisana, il cielo era pieno di fumo, l’aria colma dell’odore acre della guerra. Le vedemmo passare, sentivamo le urla, riconobbi i balestrieri Genovesi mirare le galee Pisane mentre queste tentavano l’abbordaggio. Oltre alle frecce dei balestrieri vedevamo volare ogni sorta di oggetto, olio, persino sassi, effetti personali dell’equipaggio, pezzi di nave. Dopo il caos, di nuovo, il silenzio. Pochi giorni dopo, arrivò la notizia anche a Meloria: la Repubblica di Genova avevo annientato l’intera flotta toscana, ridotto la Repubblica di Pisa a niente, dopo che questi avevano violato gli accordi di pace e sfidato apertamente i Liguri.
Fu in quel momento che decisi che prima o poi avrei dovuto andare a vedere la Repubblica di Genova. Partii però solo molti anni dopo, ormai non più giovane. Mi avvicinai alla costa dal mare. Nel lungo scomodo viaggio, avevo avuto modo di conoscere un signore che mi disse: “vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, Superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare.”
La vidi, vidi la città e, nei giorni seguenti, costeggiai tutto il territorio della Repubblica, dall’attuale Ponente a tutto il levante. E me ne innamorai.
27 novembre 2013 – Albino Dicerto