Alby, ma non scrivi più? Orde di Ventimigliesi mi fermano per la strada per la fatidica domanda. Stai abbandonando? Davvero? Anche tu, eri l’ultima ed unica speranza di una città migliore, una vita migliore! Ai primi cittadini non ho risposto. Non avevo una risposta. Il deludente e arido spettacolo di questi ultimi due anni mi stava convincendo che forse sarebbe stato meglio farmi i fatti miei, chiudermi nell’isolato egoismo di chi punta solo ad accumulare soldi coltivando false amicizie interessate. Poi, di nuovo quella voce. L’amico Walt, mi spiegava di nuovo, come tanto tempo fa già aveva fatto, il senso di tutto. Quasi senza muovere la bocca, dietro quella barba folta, guardando verso uno dei tramonti più belli di sempre, prese a dire…:
Ahimè! Ah vita! di queste domande che ricorrono,
degli infiniti cortei di senza fede, di città piene di sciocchi,
di me stesso che sempre mi rimprovero (perché chi più sciocco
di me, e chi più senza fede?)
di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi,
della battaglia sempre rinnovata,
dei poveri risultati di tutto, della folla che vedo sordida
camminare a fatica attorno a me,
dei vuoti ed inutili anni degli altri, io con gli altri legato in tanti
nodi,
la domanda, ahimè, la domanda così triste che ricorre – Che cosa
c’è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita?
Risposta
Che tu sei qui – che esiste la vita e l’individuo,
che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi
con un tuo verso.
7 novembre 2013 – Albino Dicerto