Tanto il giovane quanto l’anziano dovrebbero essere eletti in considerazione dell’età, l’uno per l’entusiasmo, l’altro per la ponderazione delle decisioni.
Il ricco dovrebbe essere preferito perché non ha bisogno di denaro ed il povero perché è possibile far bene senza.
Il cattolico perché rispetta certi valori e l’ateo perché li rispetta anch’esso, a prescindere dalla religione.
In campagna elettorale alcuni “vendono” ciò che hanno; a volte anche ciò che non hanno.
Interessa semmai conoscere le idee, che, semplicemente, promanano dalle persone, per quelle che sono, frutto della loro personalità.
Del resto una statica etichetta (es. buono/cattivo) mal si attaglia ad una persona, che è – o dovrebbe essere – in continuo cambiamento (auspicabilmente verso un miglioramento, ma non è detto) in considerazione della forza, più o meno grande, che ha di lavorare su di se.
Il mondo stesso e le sue regole, conseguentemente, mutano, quindi l’esperto di ieri può diventare l’inesperto di oggi ed un giovane può essere considerato anziano (l’anagrafe non aiuta a questi fini).
Una campagna elettorale caratterizzata da un confronto a cuore aperto, dunque utile per tutti (candidati e non), comprova che coloro che partecipano sanno occuparsi della cosa pubblica, esponendo le proprie idee, ascoltando con rispetto quelle degli altri e, perché no, manifestando anche il coraggio di cambiar avviso, se del caso.
Quanto mi annoiano i “fuori tema” degli insulti, dei rinfacciamenti e delle bassezze!
Non siamo chiamati a ripetere pedissequamente una convenzione preconfezionata da altri – a volte interessati a lasciare tutto com’è , altre a stravolgere tutto – e quasi sempre fallace.
Siamo invece chiamati a pensare liberamente – il che, di per sé, importa una certa difficoltà – e ad esprimere una preferenza per l’opinione che ci convince di più.
Importa l’età, la condizione sociale e/o economica, gli eventuali incarichi pubblici precedenti e l’appartenenza del candidato che l’ha espressa?
scritto da: Marco Mazzola il
Si parla di qualità, di conseguenza, come si apprende in maniera esaustiva dall’articolo di Marco Mazzola, siamo di fronte ad una “qualità” ormai desueta in molti politicanti attuali. Responsabilizzarsi per innalzarsi a guida del proprio palazzo, del proprio quartiere, del proprio paese come della proprià città deve essere una vera e propria missione. L’attitudine a “rappresentare” non è e non deve essere di tutti e preclude, ovviamente da età, sesso e posizione sociale.
Non bisogna imbrattarsi di buonismo nel giudicare chi non è adatto, non bisogna voltare il capo per eludere il malaffare o la scarsa responsabilità di chi abbiamo delegato, non dobbiamo perdere la speranza di credere in qualcuno o in qualcuna solo perché la più parte ha nell’egoismo e nell’arrivismo riposto la propria vita.
Non la conosco sig. Mazzola, ma quanto da lei espresso, mi sembra un buon motivo per non perdere la fiducia…Grazie