Leggendo l’articolo pubblicato ieri, intitolato “Noia“, ho avuto una serie di reazioni istintive di contrarietà al comunismo (e ad ogni altra forma di dittatura o di fanatismo ideologico), alle forme di rivoluzione armata (non scherziamo sull’argomento, neanche se siamo convinti che sono cose che si dicono, a cui però non si crede), di tristezza, perché è vero che in Italia siamo circondati da inutili idioti, incapaci, venditori di fumo, parassiti e di politici che non hanno mai lavorato nella loro vita. Di burocrati e amministratori pubblici che non hanno mai deciso nulla, che hanno solo promesso in vano senza mai riuscire a concludere qualcosa. Di persone che se ne fregano del prossimo, che pensano solo a se stessi e che l’unico motivo della loro vita è quello di vivere istanti di gloria abusando del loro ruolo, schiacciando i deboli (solo quelli). Peccato che non si possa esprimere bene per iscritto il suono della pernacchia che mi è venuta in mente; consideratela comunque inoltrata.
Il penultimo sentimento che ho provato è stato di rabbia e orgoglio. Nella mia vita non ho mai accettato le prepotenze. Non ho mai accettato di scappare, di restare in silenzio, di nascondere le mie opinioni anche se spesso ne ho pagato le conseguenze. Compatisco i vili, rispetto però il sentimento della paura che li guida. Chi non ha paura diventa attaccabile, vulnerabile comunque su qualcosa. Di queste conseguenze ne ho provate alcune.
Non possiamo, almeno non tutti, però alimentare o tollerare la decadenza: “Vi sono dei momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”. Con questa espressione la scrittrice, Oriana Fallaci, nel suo libro “La rabbia e l’orgoglio” sottolinea l’impossibilità di mantenere quel silenzio che si era precedentemente auto-imposta come unica soluzione per lenire la sua ardente rabbia di fronte ad un’Italia che l’aveva delusa.
E’ questo l’ultimo sentimento più forte che ho provato, non posso fermarmi, devo essere disposto a perdonare, cristianamente, ma chi si pente o almeno dimostra di poter essere recuperato, devo però continuare ad oppormi alle ingiustizie, alle prepotenze, alle cose sbagliate. Lo dobbiamo fare anche per chi non ha il coraggio di farlo. Una persona a me molto cara, una volta mi disse, ma perchè devi essere proprio tu a reagire al sistema, risposi, perché qualcuno deve farlo. E non siamo in pochi (ma neanche in molti).
Speriamo che le nuove generazioni facciano meglio dei padri.
18 luglio 2013 – Marco Prestileo
Su ogni articolo scritto in cui si parla dei commissari straordinari di Ventimiglia, inserirò sempre il seguente post scriptum: Quanto sopra riportato è solo un’opinione dell’autore che anche se dovesse apparire ai diretti interessati come una critica eccessivamente dura o persino offensiva, sin da ora, si dichiara, come indicato nel regolamento di questo blog, la piena disponibilità a cancellare le parti dell’articolo non gradite, con il semplice inoltro di una mail alla redazione. Scriviamo sempre in buona fede, non per offendere ma sostenendo le nostre idee e opinioni a fin di bene. Anche ogni Vostra replica sarà immediatamente pubblicata. Le querele non ci spaventano, siamo stati abituati – purtroppo – a ritorsioni peggiori. Non vogliamo però offendere nessuno, in generale ci scusiamo se l’abbiamo involontariamente fatto. Ci scuseremo nello specifico se ci accorgeremo che sia successo. Grazie.
Inizialmente sono rimasto stupito dalla notizia, ho riletto il divertente sfottò e ho cercato di capire dove fosse la grave offesa, l’onta da lavare con una querela. Questa vicenda ha rafforzato in me una riflessione nata dalla constatazione che nell’amministrazione pubblica regna sovrana l’idea che non debba rendere conto a nessuno e tantomeno al cittadino conseguentemente il loro operato deve essere esente da ogni critica. Il problema non sta nel contenuto dell’articolo ma nel fatto che cominci a esserci qualche critica a questa gestione. Gestione, teoricamente meramente “amministrativa” ma nei fatti prese anche decisioni che dovrebbero essere solo ed esclusivamente di tipo politico ovvero con un mandato dell’elettore. Comunque tornando alla questione “querela”, personalmente sono convinto che si è voluto stoppare ogni critica visto che siamo a fine mandato e il rischio che qualche osservazione potrebbe giungere e questo non s’ha da fare.
IL PRESENTE COMMENTO E’ STATO SPOSTATO, SU RICHIESTA DEL COMMENTATORE, IN CALCE ALL’ARTICOLO: “Illustrissima Sua Eccellenza Reverendissima, ma cosa mi combina?”