In questi giorni con piacere ho visto avviarsi sui giornali una prima discussione sul destino delle aree del Parco Roja e sul futuro economico di Ventimiglia. Vorrei provare a contribuire al dibattito, le cui decisioni definitive spetteranno ad altri, raccontando molto sinteticamente quali ragionamenti erano stati fatti quando io ero Sindaco di Ventimiglia.
Con non poca emozione, ricordo che una delle prime lettere da me scritte e firmate come Sindaco di Ventimiglia, probabilmente la prima, destinata ad Alte Autorità governative ed al Gruppo ferrovie dello Stato, nell’agosto 2007, fu proprio quella inerente le immense possibilità di sviluppo economico ed occupazionale che le aree delle ferroviarie concedevano. Andrò a cercare quella lettera per magari pubblicarla su questo sito, se di interesse a qualcuno.
Dopo circa un anno di intenso lavoro, nel novembre 2008 si giunse alla storica sottoscrizione dell’accordo quadro tra FF.SS., in persona del suo amministratore delegato, massimo vertice nazionale delle ferrovie, la Regione Liguria e la Provincia di Imperia, in persona dei loro presidenti ed il sottoscritto, alla presenza dell’allora Ministro dello Sviluppo economico.
Solo grazie a questo accordo si è potuti giungere a parlare concretamente di dismissione delle aree delle ferrovie, perché in esso si prevedeva appunto di rivedere quello che le FF.SS. chiamano il “piano del ferro”, cioè la loro pianificazione degli investimenti strutturali rispetto ai servizi da mantenere (e quindi sulla base dei servizi, la destinazione dei binari esistenti e quindi la possibilità reale di dismettere delle aree ferroviarie che pur essendo ancora occupate da binari saranno appunti dismesse).
Sempre grazie a questo accordo, iniziò ad operare un ufficiale tavolo di lavoro in cui parteciparono i massimi vertici comunali, provinciali, regionali e delle ferrovie dello stato. In questo tavolo, sulla base degli indirizzi politici e programmatici espressi in quel momento, si iniziò a discutere di destinazioni e volumi.
Il Parco Roja era certamente la parte delle aree ferroviarie di maggiore interesse e discussione, come oggi.
Si fissò in allora un paletto considerato insormontabile (oggi, da quanto leggo, gli scenari politici sono cambiati e sembra che ci siano maggiori aperture!): lo sviluppo economico di quelle aree non avrebbe dovuto pregiudicare le attività economiche e la struttura commerciale esistente. Come? Si iniziarono a fare delle scelte, tenuto conto però delle limitazioni che la legge imponeva e continua ad imporre. Nessuna demagogia o propaganda, ma seria programmazione. Infatti come tutti forse sanno, se si inizia a parlare di commercio, si devono distinguere in due grandi gruppi, non derogabili, le attività proponibili: alimentari e non alimentari. Tanto per essere più chiari, non si può dire al Parco Roja può insediarsi l’IKEA ma non un commerciante di scarpe o di vestiti, perché entrambi appartengono al gruppo “non alimentare”, come non si può dire ben venga la Coop o la Conad, purché però non venda bottiglie di vino, perché entrambi le attività appartengono al gruppo degli “alimentari”. Nulla è stato definito, probabilmente per diversi motivi, ma certamente tra questi vi era una valorizzazione delle aree ferroviarie eccessiva, a mio parere e non solo. Infatti le FF.SS. erano si intenzionate a liberarsi di dette arre ma solo se ben pagate, troppo pagate perché pretendevano il prezzo di bilancio, conteggiando quindi tutti gli (insensati) investimenti fatti nei decenni scorsi. Qualcuno dirà ma cosa ci interessa? Interessa e molto. Tutti i soldi riconosciuti in più alle FF.SS. erano tolti ai cittadini di Ventimiglia ed alla reale e definitiva possibilità di risolvere il problema principale di Ventimiglia: la viabilità. La mia amministrazione, in accordo con la Regione Liguria, aveva infatti progettato la nuova Tangenziale nord (un’aurelia bis) che da Camporosso faceva raggiungere lo svincolo autostradale di Roverino con estrema facilità, togliendo tutti i mezzi pesanti dal Centro cittadino, che rimaneva però ben collegato a questa nuova viabilità attraverso il sovrapasso di San Secondo e i nuovi sottopassi di Via Tenda e Santa Marta (anch’essi entrambi progettati, approvati e finanziati).
Avremo modo di ritornare sull’argomento ed approfondire ogni aspetto, però è importante che tutti sappiano che non solo si deve dare all’economica cittadina la possibilità di rilancio attraverso le aree del Parco Roja, ma si deve pensare anche alla viabilità ed ai parcheggi cittadini: problematiche molto legate tra loro e solo un cattivo amministratore non vedrebbe detto collegamento.
18 settembre 2012 – Gaetano Antonio Scullino
Parto dalla riflessione, del tutto condivisa, che non si possa limitare l’accesso di alcuni operatori o preferirne altri. Si possono fare delle scelte, alimentare o non alimentare, strutture piccole o strutture grandi, ma non si possono selezionare gli operatori. Passeggiando però questo venerdì al mercato e sabato ad Arma di Taggia, mi sono reso (nuovamente) conto dell’esistenza sempre più consistente di un unico grande operatore presente sempre più sia nel retail che nella grande distribuzione: la Cina. Mentre non posso che ringraziare chi porta soldi stranieri in Italia (e in Provincia) mi viene da chiedermi se non sarebbe opportuno sterilizzare il Parco Roja dal conformismo e dalla standardizzazione presente ormai in tutte le strutture commerciali della zona. Mi spiego meglio: un’azienda può sopravvivere alla competizione solo se riesce a distinguersi, a creare un qualcosa che la fa riconoscere, che la rende esclusiva rispetto alla massa. Le altre imprese, quelle che producono beni e servizi “generici”, al primo soffio di vento crollano. Le grandi marche resistono negli anni. Io ritengo che una città, così come un’azienda, possa sopravvivere nel lungo periodo solo se è in grado di generare quegli elementi di “esclusività” tali da renderla unica o almeno “speciale”. Il mercato di Ventimiglia sta perdendo questa “esclusività” rischiando di diventare uguale ad un qualsiasi altro mercato. Il Parco Roja come sarà? Sarà semplicemente un’altra delle aree commerciali presenti sul territorio? Sarà un’altro insieme di mercatoni cinesi, Euronics, Trony e Conad? Può diventare “speciale”? Quale deve essere il ruolo dell’operatore pubblico?