Il mantra della mia “Recherche de la Politique perdue” è un invito a “Tornare in sé”

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Il mantra della mia “Recherche de la Politique perdue” è un invito a “Tornare in sé”, perchè in realtà da queste parti la vedo confusa e smarrita dietro le chiacchere.
Immaginare un “Programma Amministrativo 2023-28 del Ponente imperiese” significa restituire razionalità e dignità al Partito-struttura, che dovrebbe essere presente sul territorio per ascoltarlo e non per “governarlo”.
Come nel binomio “corpo-mente” anche in quello “territorio-politica” è importante innescare processi cognitivi che si traducano in idee, proposte e progetti, compito, appunto, dei Partiti.
Il corto circuito è tutto il resto, frutto di “emozioni” collettive a cerchi concentrici, dal movimento nazionale che cavalca l’indignazione e la rabbia sociale giù giù fino alle liste civiche comunali che fioriscono nelle praterie dell’anti-politica.
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È qualcosa di molto simile all’universo neuropatologico spalancato davanti ai miei occhi ad Assago una decina d’anni fa da una scienziata russa della Bashkiria, naturalizzata inglese e docente a Cambridge, Natalia Temirkhanova in Campbell-McBride.
Si trattava, nel mio caso, dei recettori oppiacei di due precisi neuro peptidi, la gluteo morfina e la caseo morfina, che la permeabilità intestinale tramette lungo il vago fino all’encefalo, sede del sistema nervoso automatico e che poi, a caso, raggiunge una o più delle dodici coppie di nervi encefalici che interferiscono con le corrispondenti funzioni limbiche, alterandole e distribuendole in un ampio spettro di sintomi noto come spettro autistico.
Celiachia a parte, la sua versione degenere, consumistica e bottegaia, è la fiera del “gluten free” che impazza nei supermercati a curare una clientela ipocondriaca.
La similitudine sta negli sviluppi della ricerca che hanno portato alla scoperta dei neuro peptidi delle “emozioni” che il sistema immunitario distribuisce dappertutto, sostanze chimiche impercettibili che dribblano le sinapsi e raggiungono direttamente i recettori cerebrali.
Droghe endogene, prodotte dal corpo e non più soltanto esogene, cioè provenienti dall’esterno, come appunto, il glutine e la caseina ma anche la cocaina, l’eroina e compagnia bella.
Tutto questo per tracciare lo spartiacque tra stato d’animo “emotivo” e razionalità mentale, tra “emozioni” civiche e rigore politico.
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In questo momento nel Ponente imperiese la linea rossa tra le due realtà è ancora a favore della razionalità e della Politica, ma il fenomeno irrazionale ed emotivo delle liste “civiche” tende ad espandersi, ultimamente anche in versione ragnatela federale.
Questo, ovviamente, lasciando fuori i piccoli Comuni dell’entroterra a guida consociativa o al massimo bipolare e le liste-civetta artificiali e strumentali create dai Partiti per raccattare le briciole.
Quando si tratta di “emozioni pubbliche”, come appunto quelle “civiche”, un giudizio di valore univoco è impossibile perché sono un mix inestricabile di istinti, di stati d’animo, di sentimenti e di pulsioni che indifferentemente può essere positivo oppure negativo dal punto di vista etico.
Un giorno, chissà! leggerò che una équipe di studiosi della Johns Hopkins di Baltimora ha scoperto nella molecola del vaffanculo di Grillo una infinità di neurotrasmettitori chimici annidati sulla membrana esterna che sarebbero piaciuti Cristo mentre cacciava i mercanti dal tempio.
Però, per adesso, zumo sul Ponente imperiese dove tutte le città più grandi hanno, o hanno avuto, un primo cittadino “civico” tenuto in piedi dai Partiti.
A Sanremo, poi, dove il fenomeno è cronico, dal mese scorso si deve parlare di simulacro di Partito dopo che l’intera delegazione PD si è scoperta “civica”.
A Imperia l’ego di Scajola senior addirittura impone ai Partiti di umiliarsi rinunciando al simbolo.
Si chiama cannibalismo politico, dove il Frankenstein “civico” si mangia le gambe dei Partiti sulle quali cammina.
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Il caso dello sgambetto a Gaetano Scullino a Ventimiglia non fa eccezione, è vero che glielo hanno fatto due Partiti, il PD e le sue liste-civetta con sei consiglieri dimissionari e la Lega “carbonara” con gli altri tre, ma questo non deve ingannare.
Dietro alla mascalzonata c’è anche in questo caso un mix di “emozioni pubbliche” e di “interessi privati” che l’ha preceduta e accompagnata e che pian piano viene alla luce.
Senza far nomi, metto insieme il veto al ritorno di Tano e il caso dell’outsider che nei sondaggi prevarrebbe se Tano rinunciasse, un pulcino della covata imperiese, mentre penso al manipolo soi-disantes “civico” di apostoli di Calenda il Messia, folgorati dal suo narcisismo.
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Mentre scrivevo queste annotazioni è giunto l’annuncio dello Studio Anselmi di Genova, difensore di “Porto San Francesco s.r.l.” che su ricorso della sua assistita il TAR Liguria aveva annullato il procedimento di restyling del porto demaniale di Sanremo confermando una mia previsione di un mese fa, che su Facebook avevo illustrato anche nei minimi dettagli.
Chiudevo con l’esito della votazione in Consiglio comunale della delibera annullata, votanti 20, favorevoli 20, astenuti 0, contrari 0 anche il Centrodestra Unito approva.
Questa mattina poi leggo che uno che ha soldi da buttare ha riunito “a tavola il centrodestra” con la spiegazione che “Non è una cena contro qualcuno o contro l’amministrazione, è una cena ‘per’” e tra i commensali vedo facce di consiglieri del “Centrodestra Unito” che erano tra quei 20 che hanno alzato la manina.
Il mio invito ai Partiti e alla Politica a “Tornare in sé” è sempre più attuale, la melassa nella quale pucciano il biscotto sale di livello, e non è cioccolata.
Bruno Giri