Beseugna jouà ertu!

In primo piano


Nello scrivere il “Programma Amministrativo 2023-28 del Ponente imperiese” il Centrodestra Unito, entità politica immaginaria, dovrebbe volare alto se davvero intende darsi un’anima cosciente, consapevole e intelligente.
I due esempi precedenti, “Passerella Squarciafichi” e “Rio Carne”, rappresentano il trampolino, immobile ma non inanimato, dal quale prendere il volo verso il “Problem Solving” che è lo scopo della Politica intelligente e con la “P” maiuscola.
Lo dico da animista e aristotelico che va al di là della neurobiologia vegetale di Stefano Mancuso e che vede nella materia inerte una attitudine alla vita che si esprime secondo codici, frequenze e lunghezze d’onda che, appunto, la Politica deve saper cogliere e interpretare.
Solo così si spiega, in positivo, il sentimento unanime di mobilitazione a Pigna e, in negativo, la sordità, la miopia e la confusione delle lingue a Ventimiglia.
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C’è da chiedersi, a questo punto, come nel medesimo comprensorio intemelio e nello stesso periodo due casi come questi abbiano potuto verificarsi, entrambi al di fuori e a prescindere dalla politica e dall’ingerenza dei Partiti.
Gli “Annales” politici della Prima Repubblica non esistono più, aboliti assieme ai Partiti che si finanziavano in nero perchè nella Seconda, come si usa dire, con l’acqua sporca hanno gettato via anche il bambino.
E adesso la risposta dobbiamo cercarla negli “Acta diurna”, nella cronaca spicciola quotidiana dove a parlare sono le cose dal basso, dal territorio.
Tipo, per fare un esempio, la notizia di questa mattina di un protocollo di intesa tra quattro comunità della Val Nervia: Isolabona, Apricale, Castelvittorio e Bajardo per lavorare insieme a interventi di recupero e valorizzazione dei percorsi di carattere sovracomunale di accesso ai ‘Borghi Rurali’.
Non è necessario avere l’orecchio musicale per ascoltarle, ce ne sono a bizzeffe nell’intero perimetro del Ponente imperiese che gridano vendetta.
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La politica si nutre di consenso e il consenso che conta è espressione del “Regno Animale”, il “Regno Vegetale” non vota e men che meno quello della materia immobile ma non inanimata.
Rio Carne è una mosca bianca, perché, a rigore, la centralina idroelettrica era promossa, spinta e agevolata dal consenso dell’uomo e doveva prevalere, e invece, miracolosamente, ha prevalso Compay Segundo e “Guantanamera”: “El arroyo de la sierra complace Me más que el Mar”.
Non sto divagando ma soltanto dicendo che il “Programma Amministrativo 2023-28 del Ponente imperiese” dovrebbe tendere al consenso che proviene dalla soluzione dei problemi del “territorio” inteso nella sua materialità e concretezza e non da elargizioni dall’alto mirate al voto effimero e mercenario degli aggregati umani.
Ormai siamo ridotti al punto che il “territorio” parla al deserto perché il “gruppo” anonimo, diffuso, orizzontale, non gerarchico che istintivamente dovrebbe agire da megafono non c’è più.
È evaporato e si è dissolto in un pulviscolo di stati d’animo e di sentimenti, che vanno dall’abbandono e dallo sconforto alla rabbia e al rancore.
Cito qualche esempio preso a Ventimiglia.
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Non so e non voglio sapere quale e quanto sia il peso elettorale del promontorio occidentale che domina la Città fino al confine francese, ma sicuramente è inferiore, e di molto, alla resa immediata in termini di voti del centro urbano sottostante.
Lo deduco dalla diversa attenzione dei Partiti nello scegliere tra i due ambiti fisici territoriali.
Non so e non voglio sapere quale e quanto sia il peso elettorale del litorale e quello invece dell’habitat marino antistante, ma sicuramente la resa immediata in termini di voti del primo è infinitamente superiore rispetto al secondo.
Il Centrodestra Unito se intende risolvere i problemi alla radice e non agire come “Comitato Elettorale” convocato alla bisogna deve fare un serio esame di coscienza su chi e cosa è davvero necessario ascoltare per poi ribaltare le sue scelte.
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Cito, al riguardo, il versante orientale del promontorio dove il terreno si muove un po’ dappertutto e a dirlo sono le strade, nelle quali i terrazzamenti sopra le carreggiate smottano e il sedime è in forte dissesto.
In certi casi, addirittura, come la via Due Camini in zona San Bernardo – Sant’Anna la strada è chiusa da anni.
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Cito il litorale oggetto di sordità antiche, se penso che nell’Imperiese il raddoppio e lo spostamento a monte della linea ferroviaria di Cavour e Napoléon le Petit a binario unico e in riva al mare risale a poche decine d’anni fa ed è avvenuto bypassando i Partiti e solo grazie ai buoni uffici con potenti politici romani e le loro imprese del cuore.
Qui a piangere sono in quattro, ognuno a un livello: 1°) l’habitat marino, un ecosistema morente; 2°) la spiaggia sotto costante erosione; 3°) la promenade lungomare con la spada di Damocle delle mareggiate sulla testa; 4°) la pista ciclopedonale, un miraggio il cui completamento si allontana all’orizzonte.
Non sono un tecnico, ho studiato e praticato discipline umanistiche, però qualcosa in merito lo ricordo e proverò a dirlo.
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Sul primo punto la scelta è tra l’acquario e il fondale, tra l’“area pilota” delle nacchere e il ritorno all’habitat della mia giovinezza.
Un mondo sommerso dove ho vissuto per una trentina d’anni di una mia precedente vita in apnea e poi con l’autorespiratore che a Monaco i primi tempi mi veniva ricaricato da Jacques Boissy, il sub personale di S.A.S. Ranieri III°, usando l’unico compressore esistente da lì fino alla S.I.O. di Vado Ligure.
Altro che rarissima “Pinna nobilis”! ce n’era dappertutto, quelle grandi le pulivamo e dentro dove c’è la madreperla quelli bravi dipingevano paesaggi e in quantità industriali le vendevano ai turisti.
Per non parlare delle spugne, dalle zimoche, meno quotate, alle “Orecchie d’elefante” che vendevamo agli artisti francesi di Vallauris i quali le infornavano per ottenere la “poussière noire” a base dei loro colori.
La posidonia era infestante e a primavera i bagnini lavoravano settimane e settimane con la carriola a portare via le foglie di quest’albero orizzontale nato prima dell’ultima glaciazione del Pleistocene e con migliaia di secoli di età.
Una pianta che ha la batimetrica -40 m. sotto il livello del mare, fin dove arriva la luce del sole indispensabile per la fotosintesi clorofilliana.
Lì nei posidonieti la pianta lavora sott’acqua e libera tutti i giorni 16 litri di ossigeno per metro quadrato di “superficie fogliare” che è quaranta volte quella di “base” perché ogni metro ospita 1000 ciuffi di 7-8 foglie ciascuno, cede il 30 per cento dell’energia che produce ed esporta la stessa percentuale di biomassa ad altri ecosistemi non soltanto limitrofi ma anche lontani e a grandi profondità.
Perdere un metro quadrato di Posidonia significa farsi mangiare dal mare 15 metri quadrati di litorale sabbioso con un danno che oscilla tra i 39 mila e gli 89 mila euro all’anno per la minor produzione di ossigeno e per l’erosione e il ripascimento delle spiagge.
Senza dimenticare le sue funzioni di incubatore per 350 specie censite di pesci, cefalopodi, molluschi, echinodermi e crostacei e anche di protezione dai predatori, e soprattutto quella di sensibilissimo indicatore biologico di inquinamento dell’ecosistema marino.
Sui killer di questo mondo si sono scritte e pubblicate biblioteche, molti progressi nell’Imperiese sono stati fatti, le bandiere blu sono aumentate e l’ecosistema idrico è convalescente.
Quello che sta morendo è il “Regno Vegetale”, l’ecosistema marino ed è alla terapia intensiva per salvarlo che la Politica deve dedicare attenzione prioritaria.
Risolvendo il suo problema automaticamente se ne risolverebbero nel “Regno Animale” molti altri, dal turismo alla pesca, dall’ambiente allo sport intelligente e non invasivo, dalla biologia a tanto altro ancora.
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Sugli altri tre punti Tano Scullino a Ventimiglia, con la squadra giusta fornita dalla scuderia dei Partiti, deve poter tornare a finire il compito interrotto, dopo di che non soltanto qui ma l’intera Provincia deve voltare pagina.
Non prima, però, di correggere errori nel contrasto alla storica, unica e reale nemica delle spiagge, delle passeggiate a mare e delle piste ciclopedonali, l’erosione del litorale.
Una nemica da combattere applicando fedelmente l’Accordo di programma fra la Regione Liguria, la Provincia di Imperia ed i Comuni di Bordighera, Camporosso, Vallecrosia e Ventimiglia, per la difesa e ripascimento delle spiagge nel tratto di litorale compreso tra Capo Mortola e Capo Sant’Ampelio, tratta di circa 7 Km, senza inventarsi fantasiose e strampalate variazioni che scimmiottano ambienti tropicali esclusivi per appassionati del surf.
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Questi i principali corollari del ragionamento.
L’acqua come l’aria è un bene primario e deve essere pubblico, senza pagare pedaggi alla finanza predatoria privata ma attingendo al sistema bancario, dopo l’esperienza della siccità di questa estate deve essere garantita a tutti, potabile e irrigua, così come il suo ciclo completo che include la depurazione.
Altrettanto vale per il settore energetico con particolare riguardo alla rete di distribuzione del gas naturale da affidare alle migliori condizioni di mercato a un gestore unico attivando l’Ambito Ottimale di legge.
Non meno importante e sensibile è il settore dei rifiuti solidi dalla raccolta, al conferimento fino allo smaltimento, quest’ultimo ormai in dirittura d’arrivo col biodigestore di Colli a Taggia.
Si vota a Imperia, a Bordighera e a Ventimiglia e la fiera delle vanità sta furoreggiando.
Il Centrodestra Unito, se esiste, deve dare un segnale di vero cambiamento, abbandonare i salvatori delle Patrie comunali al loro destino e dimenticare le ricette elettorali magiche.
Il consenso ce l’hanno, è garantito, il senatore Berrino è l’apripista, adesso devono dimostrare di meritarlo per capacità propria e non per demerito dell’avversario.
Bruno Giri