“TRADITORE”
Devo dire che i tra vari epiteti che mi sono stati rivolti nella mia esperienza “politica” questo mi mancava.
Intendiamoci io non desidero fare carriera nella politica, né tanto meno assurgere a cariche, ho già molto da fare con altro.
Certo la domanda viene spontanea: perché lo fai allora? Perché semplicemente ritengo che sia un dovere di partecipare e tentare di migliorare qualcosa con le capacità che abbiamo.
Lamentarsi, protestare e non essere partecipi non serve a nulla.
Ma andiamo con ordine, cominciamo con il primo “complimento” rivoltomi alla prima esperienza di consigliere comunale: “COLLABORAZIONISTA” solo perché ritengo e ritenevo che fare opposizione non vuol dire essere contro per partito preso.
Secondo complimento: “ONDIVAGO, non sa da che parte stare”, è vero non sto’ da nessuna parte se non con la mia coscienza.
Terzo complimento: “SERVO IDIOTA” cioè colui che non capisce nulla ed è utile per i disegni del padrone.
Sull’essere “IDIOTA” posso anche concordare ma sul “SERVO”? non ho mai ricevuto o volute ricompense di nessun genere, né chiesto favori in cambio del mio mettermi a disposizione.
Quarto complimento: “FEDELISSIMO”, chiaramente data la mia età non si poteva usare l’appellativo “TANOBOYS” per classificarmi. Tanto per chiarire, l’unica persona a cui sono fedele è mia moglie e alla mia coscienza. Sono stato critico quando era il caso e continuerò ad esserlo, la partigianeria non mi appartiene.
La lista potrebbe andare avanti, ma passiamo all’ultima novità: “TRADITORE”.
Questa mi mancava e chissà quale sarà il prossimo.
“TRADITORE” di chi e di che cosa? Forse perché quando un progetto non mi convince non voglio esserne parte?
“TRADITORE” di chi e di che cosa? Forse perché rivendico la mia autonomia di pensiero, sbagliato che sia?
“TRADITORE” di chi e di che cosa? Adesso aspetto la prossima etichetta.
Mauro Merlenghi
Archivi giornalieri: 30 Novembre 2022
Pirandello aveva ragione
In primo piano
Leggo che a Kherson “i russi bombardano i russi” dopo essere scappati sull’altra sponda del Dneper.
Le settimane precedenti -lo saprò oggi- per non far vedere che le eroiche truppe “ukro-atlantiste” sfondavano una porta aperta, i media occidentali hanno oscurato la notizia di un esodo biblico di massa dalla Città.
Poi a reti unificate ci hanno fatto vedere migliaia di borghesi accogliere festanti l’esercito “ukro-atlantista”: stupore, ma non erano cittadini della “Novorossia” e della nuova Repubblica di Kherson federata da Putin la settimana scorsa tra cerimonie e festeggiamenti per il ritorno in grembo alla Grande Madre Russia?
Poi abbiamo visto dei borghesi filorussi legati ai pali della luce con i nastri adesivi alla gogna come collaborazionisti.
Saranno migliaia, ci siamo detti, e invece erano sempre gli stessi, quattro o cinque al massimo.
Senza malignare, mi sono detto: “Devo avere perso qualche puntata”.
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Poi ho visto su un muro un avviso in caratteri cirillici e ho capito tutto.
“I residenti della regione di Kherson riceveranno denaro per l’alloggio nei sobborghi. Le famiglie che “vogliono iniziare una nuova vita” avranno la possibilità di acquistare un appartamento in qualsiasi regione della Federazione. Sono inoltre previsti altri compensi “per mobili e altre spese”.
Allora, malignamente, ho pensato, con Massimo Catalano il compianto filosofo dell’ovvio, che “è meglio una nuova vita in un appartamento ben arredato a San Pietroburgo” che la vecchia vita a Kherson ai piani alti di un alveare umano sotto le bombe russe.
Bruno Giri