I numeri parlano chiaro su ciò che bolle in pentola .

In primo piano

Raga, è arrivato il momento di sfatare il luogo comune che a Ventimiglia esista una categoria di eletti dallo Spirito Santo con la missione di evangelizzare i poveri cristi che a loro insaputa portano la croce del vivere quotidiano.
La manipolazione genetica “ordinaria” avviene nell’incubatore di un Partito con l’inserimento di una tessera nella sequenza del DNA di un cittadino anonimo che da quel momento viene toccato dalla Grazia divina in attesa di essere illuminato dalla elezione o dalla chiamata a una carica pubblica.
La variante “straordinaria” interviene invece in via eccezionale quando il Priore o un chierico ordinario che ha preso i voti sacerdotali, si monta la testa, si sente un po’ Savonarola e un po’ Giordano Bruno e, dismesso il saio, aizza le turbe.
“Semel abbas, semper abbas” è il loro motto perché la mutazione è irreversibile.
Raga, ribelliamoci!
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Lo chiamano populismo in senso spregiativo, il medesimo termine usato per i dissidenti e i contestatori già sotto lo Statuto Albertino.
Allora la mutazione dei geni avveniva per legge ad opera dell’1,89 % dei regnicoli, un elettorato scelto in base all’età, al censo e all’istruzione.
Non come ora che può votare il 100 % dei maggiorenni però è un universo dimezzato dall’assenteismo e falcidiato dai Partiti con inganni, trappole e alchimie elettorali.
Il 25 settembre scorso, per esempio, tra obiettori e schede bianche e nulle quasi metà Ventimiglia, precisamente il 48,83 % del corpo elettorale se n’è chiamato fuori.
Percentuale che nel 2019 alle amministrative era stata del 45,76 % e che con l’aggiunta delle liste civiche e di 4 liste personali nel 2019 era salita al 75,49 %, cioè tre maggiorenni ventimigliesi su quattro hanno -direttamente o indirettamente- mandato affanculo la categoria degli illuminati dallo Spirito Santo di un Partito politico nazionale.
E l’anno prossimo dopo la performance carbonara del 23 giugno in odio al populismo di Tano questa percentuale crescerà ancora.
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Raga, questo è lo stagno di Google Maps, con tanti anonimi rospi civici in attesa di essere baciati dalla Principessa, rappresentata da quella mitica percentuale del 24,51 % illuminata, missionaria e ammanicata con le alte sfere di Imperia, Genova e Roma.
Non manca neppure la rana dalla bocca larga che si sente all’altezza del bue Tano, si gonfia di ovvietà e di buoni sentimenti e che fa la stessa fine raccontata da Esopo e da Fedro.
Il luogo comune religioso della trasfigurazione soprannaturale dei Partiti resiste grazie alla legge dello stagno che prevede l’elezione diretta del sindaco e che comporta quindi una sua candidatura preventiva e non la designazione successiva che avviene con i due baci, della Principessa buona e di quella cattiva
E le loro Altezze cercano in questi giorni ognuna il rospo civico da baciare dopo lo scoppio della rana carbonara che il 23 giugno ha azzoppato il bue populista.
Raga, il 2023 si avvicina, sarà l’Anno del Bue, e questo è l’incipit del Manifesto patriottico e populista.

Bruno Giri