Atterri a Longyearbyen e, di botto, perdi ogni certezza. Sono le 11.30 del pomeriggio (di sera?) e il sole è ancora alto nel cielo. Sei in estate e sei sotto lo zero, con un vento gelido che penetra 1 piumino e 3 maglioni, come fosse burro, e viene a punzecchiarti l’addome. Qui la Terra gira a meno di 300 km/h, un quinto della velocità a cui gira in Italia. Non esistono alberi ne’ vegetazione. La cima del mondo è più pelata di me. Continua a leggere
Di ritorno dal polo (1)
2