Mentre qualcuno si beha e si diletta in quello che viene percepito come un insulto collettivo di massa, io ho sviluppato l’idea che parlare di mafia, in Italia, nasconda esclusivamente la volontà della facile notorietà. Da quando sono in grado di intendere e di volere (più volere che intendere, probabilmente) sento parlare di lotta alla mafia di lotta alla fame nel mondo, di lotta ai tumori. Chiunque voglia un po’ di notorietà non ha che da individuare qualche elemento mafioso, qualche cancro da curare, qualche povero africano (o palestinese) di cui prendersi cura. Continua a leggere
Giornalisti senza tette
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