Ieri mi ha telefonato Keynes, non ha gradito il mio appunto sulla sua “pochezza” accademica. Ci siamo chiariti, in ogni caso, e abbiamo avuto modo di ricordare i bei tempi.
Era l’ottobre di parecchi anni fa, ricordo il freddo di New York e lo spettro della povertà che aleggiava sull’intera Manhattan. Era il primo weekend dopo “il giovedi nero” e, come accadeva spesso in quel periodo, ci incontrammo in un anonimo bar, giusto dietro Times square. La calma e la tranquillità del posto, molto inglese nell’arredamento e nei modi del titolare, ci conferivano la perfetta tranquillità per le nostre chiacchierate. Lui era già famoso all’epoca, io preferivo vivere nell’anonimato, quasi trasparente rispetto al mondo che mi circondava. Pensavo spesso alla mia Ventimiglia. Continua a leggere